Giornata della Poesia, perché la parola diventi azione
Eugenio Murrali - Città del Vaticano
"La poesia è una marginale, è una creatura di povertà. Papa Francesco ha guardato con chiarezza a questa condizione e ha ridato alla parola poetica il suo compito originario e antico di rapporto con il sacro e con l'indicibile dell'umano". La poetessa Isabella Leardini sembra comporre versi anche solo rispondendo a una domanda. Gli interventi di Papa Francesco, oggi raccolti da padre Antonio Spadaro nel volume Viva la poesia! (edizioni Ares, Milano 2025, 224 pp., 18,50 euro), la hanno interpellata e coinvolta: "Ha usato il binomio verità e immaginazione, si è servito con chiarezza della parola metafora, ha veramente chiamato i poeti, ci ha chiesto di essere desti, e questo non era mai accaduto prima". Isabella Leardini è autrice di sillogi abbaglianti e interrogative come La coinquilina scalza e Una stagione d'aria, insegna scrittura creativa all’Accademia di belle arti di Venezia e dirige il Centro di poesia contemporanea dell'università di Bologna. Con lei sembra davvero che la poesia possa davvero "salire in cattedra" come ha auspicato Papa Francesco, in una lettera rivolta a padre Spadaro.
Occhi che guardano e sognano
"Voi siete occhi che guardano e che sognano". Sembrano contrapposti i verbi utilizzati dal Pontefice nel suo discorso ai partecipanti al Convegno promosso da La civiltà cattolica e dalla Georgetown University il 27 maggio 2023, eppure possono convivere perfettamente. Queste stesse parole sono divenute una vera e propria Lettera ai poeti, una specie di mandato, apparso come prefazione di Versi a Dio. Antologia della poesia religiosa edita da Nicola Crocetti, che l'ha curata insieme a padre Antonio Spadaro e a Davide Brullo.
Elio Pecora, decano dei poeti italiani, ospite di Radio Vaticana, ha commentato insieme a noi quest'immagine offerta dal Papa: "Le parole ci devono portare ai fatti, non possono distaccarsi dalla realtà, non possono tradirla. Il sogno, certo, nel sendo di guardar lontano, anche nell'altrove, ma mai perdere il senso del reale, che è il rispetto di sé, degli altri, l'amore per il mondo, la compassione, la condivisione. Tutte bellissime parole che valgono soltanto se le agiamo, se ne facciamo gesti e atti quotidiani. E in questo Papa Francesco è maestro".
Una dinamica tra buio e luce
Nella Lettera ai poeti Francesco ha affermato: "Voi siete anche la voce delle inquietudini umane. Tante volte le inquietudini sono sepolte nel fondo del cuore. Voi sapete bene che l'ispirazione artistica non è solo confortante, ma anche inquietante, perché presenta sia le realtà belle della vita sia quelle tragiche". Con i versi si può dare espressione alla ferita che ognuno ha in sé, il poeta è interprete anche per coloro che non sanno raccontare le proprie lacerazioni. Commenta Isabella Leardini: "Io ho sempre considerato la poesia una dinamica tra buio e luce. Quello che anche Papa Francesco ha detto su speranza e disperazione non è tanto diverso da quello che dice Leopardi, sono infatti due polarità in una tensione generativa".
Elio Pecora ha pubblicato un'antologia di versi, L'avventura di restare, che già nel titolo narra la forza di una resistenza, come scelta positiva, sforzo di permanenza dentro un mondo che va a velocità disumane: "Restare è un'avventura, è una decisione. Restare nonostante le paure, le inquietudini, le tristezze, le minacce che ci sono. Questo significa possedere in sé l'amore per la vita propria e per la vita altrui".
Poesia e pace
Era il 2021 e, nella lettera apostolica Candor Lucis Aeternae, dedicata a Dante in occasione del VII centenario dalla sua morte, il Pontefice ha detto: "Incoraggio, poi, in maniera particolare, gli artisti a dare voce, volto e cuore, a dare forma, colore e suono alla poesia di Dante, lungo la via della bellezza, che egli percorse magistralmente, e così comunicare le verità più profonde e diffondere, con i linguaggi propri dell’arte, messaggi di pace, di libertà, di fraternità". Elio Pecora è certo che la prima guerra da mettere a tacere è quella del nostro quotidiano, in famiglia, nel condominio, nelle nostre comunità: "Ripartire innanzitutto dalla pacificazione con se stessi. Noi arriviamo a una guerra soltanto perché abbiamo una guerra nel nostro intimo".
Nel contesto contemporaneo, secondo Isabella Leardini, la poesia "può riaffermare il peso della parola, il suo potere non solo di toccare la ferita, ma anche di ferire, può riaffermare la violenza della parole perché sia riconoscibile. Quello che fa il potere è svuotare la parola". Se la poesia restituisce il vero peso alle parole, dunque alle cose, diventa rivoluzione, rivendicazione di libertà, consapevolezza che fa nascere il dialogo, strumento di pacificazione.
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