Giornata del Teatro, "l'arte" nel carcere di Volterra premiata da Mattarella
Roberta Barbi – Città del Vaticano
Trentasette anni e non sentirli: è questa la "veneranda" età della Compagnia della Fortezza, progetto di teatro in carcere nato nella casa di reclusione di Volterra da un attore e regista visionario come Armando Punzo, che “per aver messo a disposizione delle persone detenute la sua esperienza di regista e attore di teatro” – così si legge nella motivazione – ha appena ricevuto una delle più alte onorificenze che si assegnano al Quirinale, quelle dell’Ordine al merito della Repubblica. “Quando ho ricevuto la notizia mi sono sentito onorato – commenta Punzo con i media vaticani – in occasione di premi come questo penso sempre che siano riconoscimenti che servono a chi lavora e opera in una nicchia, magari crede di non esser visto, invece viene riconosciuto e questo è importante. Lo considero un premio a un’idea fuori dal coro”.
Non chiamatelo solo teatro sociale
Quando Armando Punzo era un giovane e talentuoso attore che attraverso le sue prime letture cercava di sviluppare la propria idea di teatro, il teatro sociale non esisteva ancora. “Quello che mi ha portato in carcere 37 anni fa e che mi ci porta ancora oggi è qualcosa di diverso – racconta – nei miei approfondimenti personali rimasi colpito dall’idea che tutti noi, in quanto esseri umani, potessimo essere prigionieri di qualcosa, così ho pensato che l’arte potesse reagire nel luogo di massima chiusura verso il mondo, cioè il carcere”. E ha avuto ragione. Da allora molta strada è stata fatta e molti palcoscenici sono stati calcati: “Spesso si associa il teatro in carcere a un’idea di rieducazione, di riabilitazione del detenuto, ma per me non è così, almeno non solo – precisa – quella che mi spinge ancora oggi è una motivazione artistica, anche se è un distinguo, quello che faccio, che non va molto a genio a parte del mondo culturale”.
Non un’azione di cura, ma un’azione “partecipativa”
Ma allora che cos’è per Punzo il teatro, quella forma d’arte, comunicazione e spettacolo tra le più antiche, di cui oggi celebriamo per la 63.ma volta la giornata che tutto il mondo gli dedica? “Nello specifico per quanto riguarda il teatro carcere e quello che può donare a persone private della libertà personale penso sia una sfida di confronto tra attori non professionisti – afferma – ma anche una scoperta delle proprie potenzialità, di far parte di un progetto che ha dentro obiettivi non rivolti alla persona che ne fa parte, ma a un pubblico. Non è, perciò, un’azione di cura, ma un’azione partecipativa che credo restituisca molto, anche agli stessi attori”.
Due sogni nel cassetto realizzabili
In questo periodo la Compagnia della Fortezza del carcere di Volterra sta preparando il prossimo spettacolo, ispirato alla fiaba-mito di Cenerentola che andrà in scena quest’estate: “La storia racconta di una fanciulla che dovrebbe stare al suo posto, tra la cenere appunto – spiega – per noi è una metafora della vita, ma dell’idea di vita piena che noi abbiamo e vogliamo diffondere”. Punzo, nonostante i 37 anni di attività, ha ancora qualche sogno da realizzare, qualche “utopia culturale” - come definì il suo lavoro neanche due anni fa la Biennale di Venezia conferendogli il Leone d’Oro – ad esempio quello della costruzione di un teatro “fisico” all’interno dell’istituto di pena di Volterra, che dovrebbe costituire un unicuum in Italia: “Ci lavoro da 22 anni – sospira – è un progetto che ha subìto molti stop, ma forse finalmente si sta muovendo qualcosa, siamo alla fase delle rilevazioni di stabilità… ho fiducia che finalmente si realizzerà”. Infine, ma non per ultimo, il sogno di una tournée di respiro europeo: “Io so che è possibile, le difficoltà sono solo di natura tecnico-politica, ma le supereremo”. E noi non abbiamo dubbi.
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