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Macerie di un palazzo dopo un raid a Deir al-Balah nella zona centrale di Gaza Macerie di un palazzo dopo un raid a Deir al-Balah nella zona centrale di Gaza  (AFP or licensors)

Un magazine laboratorio di coesistenza tra israeliani e palestinesi

La rivista fondata nel 2010 da giornalisti israeliani e palestinesi, è un esempio di convivenza tra due popoli da tempo in conflitto. +972 il titolo della testata che prende il nome da prefisso telefonico comune tra Israele e territori palestinesi

Roberto Cetera - Tel Aviv

Israeliani e palestinesi hanno in comune almeno una cosa: il prefisso telefonico, +972. È partendo da questa rara condivisione che un gruppo di giovani giornalisti israeliani e palestinesi decisero di intraprendere una nuova iniziativa editoriale all’insegna di una pacifica convivenza tra i due popoli e della denuncia della violenza connessa all’occupazione militare, chiamandola appunto +972.

La testimonianza dell'editorialista Meron Rapoport

Meron Rapoport, israeliano, è uno degli editorialisti più noti del magazine, insieme alla direttrice Ghousoon Bisharat, palestinese con cittadinanza israeliana, che ne è la direttrice. "Nei primi anni abbiamo trattato soprattutto quelle esperienze che mostravano la possibilità di coesistenza nella pace tra i due popoli, ma anche il carattere aggressivo e violento dell’occupazione militare israeliana in Palestina e dei coloni. Poi col tempo è andata aumentando la parte dedicata al giornalismo d’inchiesta, che è quella che ha determinato col tempo una crescente popolarità".

L'inglese come lingua per una maggiore audience internazionale

Il web-magazine +972, che è scritto in lingua inglese, ha poi generato una costola in lingua ebraica che altrettanto significativamente si chiama Local Call e di cui Meron è il responsabile. "Local Call non ha certamente i numeri di +972, che è diventato un punto di riferimento essenziale per i giornalisti europei ed occidentali che vogliano capire di più sul conflitto israelo-palestinese". Local Call non è semplicemente una traduzione in ebraico di +972: ha, oltre agli articoli in comune, una sua specificità su problematiche più inerenti alle dinamiche della società israeliana. "La lingua inglese ci consente invece un ampio audience internazionale e una buona diffusione anche negli ambienti palestinesi, probabilmente siamo il media edito in Israele letto con più interesse nei territori palestinesi", dice.
La redazione permanente è formata da poco più di 10 giornalisti professionisti, ma la rete dei collaboratori è molto ampia, e vede corrispondenti anche da diverse città e capitali estere. Il boom editoriale di +972 è ovviamente coinciso con l’inizio della guerra a Gaza: "Il nostro lavoro — continua Meron — ha marcato subito una differenza con gli altri media, tanto per i reportage dei nostri collaboratori interni alla Striscia (dove si ricorderà che Israele non consente l’ingresso ai giornalisti, n.d.r.) quanto per le inchieste che hanno riguardato le modalità di condotta in guerra dell’esercito israeliano".

Le inchieste più importanti e l'Oscar per "No other land"

Ampia eco hanno avuto ad esempio due importanti inchieste: quella sul protocollo “Hannibal” (la contestata procedura che consentirebbe il “fuoco amico” nel caso del rischio di rapimento di ostaggi, ndr), sia quella sulla piattaforma digitale “Lavender” (un’applicazione di intelligenza artificiale in dotazione all’esercito israeliano che sarebbe responsabile dell’alto numero di vittime civili a Gaza, n.d.r.). "Questa inchiesta sull’Ai usata in guerra — aggiunge Meron — ha registrato oltre un milione di visualizzazioni, a cui vanno aggiunte le tante citazioni di altri importanti giornali di reputazione internazionale come il «Guardian» e, ricordo, anche il vostro quotidiano".
Ma la notorietà della testata è divenuta mondiale quando due redattori di punta di +972, il palestinese Basel Adra e l’israeliano Yuval Abraham, hanno realizzato il docufilm “No other land”, sulla distruzione sistematica delle case palestinesi nel villaggio di Masafer Yatta, che si è aggiudicato il premio Oscar lo scorso mese di marzo ad Hollywood. "No other land è un documento terribile, prosegue Rapoport, ed è un vero peccato che agli israeliani non sia consentito di fatto di poterlo vedere. E questo la dice lunga sul livello raggiunto dalla libertà d’informazione in questo Paese. Molti israeliani ignorano cosa stia veramente accadendo tanto a Gaza che nei territori occupati della West Bank, e Local Call nasce proprio per supplire questo deficit, così come ignorano l’isolamento internazionale che oggi Israele ha costruito intorno a sé, perché i giornali israeliani non ne parlano".

Impegno per la pace, la democrazia e la giustizia sociale

+972 e Local Call non raccolgono pubblicità e non ricevono sovvenzioni da parte di enti pubblici per mantenersi indipendenti. "Il sistema mediatico israeliano è sotto pressione — spiega ancora Meron Rapoport — i canali tv privati sono condizionati dal mercato pubblicitario nel quale gli inserzionisti non gradiscono essere associati a posizioni politiche antigovernative, il canale pubblico è sotto la mira di una privatizzazione, e non differente è la situazione dei giornali sgraditi al governo. «Hareetz», il giornale storico dell’area progressista e democratica ad esempio si è visto togliere ogni forma di pubblicità istituzionale. E comunque — forse è poco noto in Occidente — i giornali sono sottoposti alla censura militare; cosa che ovviamente riguarda anche i nostri reportage da Gaza. Tutti i nostri articoli sono comunque accessibili dal sito www.972mag.com. Ma queste difficoltà non sminuiscono il nostro impegno per la democrazia, la pace, la giustizia sociale, la trasparenza e la libertà di informazione". I giornalisti di +972 e Local Call saranno nei prossimi giorni in Italia, dove parteciperanno, tra l’altro, al Festival internazionale di giornalismo di Perugia.
 

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