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Sfollati palestinesi nel campo rifugiati di Jabalia, nel nord della Striscia Sfollati palestinesi nel campo rifugiati di Jabalia, nel nord della Striscia  (AFP or licensors)

Medio Oriente, Hamas respinge l'ultima proposta israeliana di tregua

I negoziati indiretti in corso tra le parti per la liberazione degli ostaggi israeliani rapiti il 7 ottobre 2023, ancora nelle mani di Hamas, sono in stallo. Nella Striscia di Gaza Israele ha intensificato le operazioni di terra. Il premier israeliano sul caso Qatargate: "Il Qatar non è un Paese nemico"

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L’annunciato ampliamento dell’avanzata israeliana nella zona sud della Striscia prende forma: nuovi raid, ieri, hanno causato almeno 73 morti, secondo il ministero della Sanità guidato da Hamas. Gli attacchi più pesanti a Khan Younis e nella parte centrale della Striscia. L’obiettivo, secondo il ministro della Difesa israeliano Katz è “eliminare e bonificare l’area dai terroristi” e “impossessarsi di varie zone che saranno annesse allo Stato di Israele”.

Raid israeliani anche in Siria

L’invito alla popolazione, in lingua araba, è a evacuare, e a “non ascoltare i tentativi di Hamas di rimanere come scudi umani”. Il premier israeliano ha ipotizzato di dividere in due la Striscia per continuare a mettere pressione sulle milizie islamiste e accelerare la liberazione dei 59 ostaggi ancora nelle loro mani. Hamas ha intanto respinto l'ultima contro-proposta israeliana per una tregua a Gaza e il rilascio degli ostaggi in cambio della scarcerazione di centinaia di detenuti palestinesi accusando Israele di "ostacolare una proposta di Egitto e Qatar e di cercare di far deragliare qualsiasi accordo". L'esercito israeliano ha confermato di aver colpito ieri anche in Cisgiordania, a Nablus, e siti militari in Siria, nella capitale Damasco e nella provincia centrale di Hama: “Continueremo ad agire per rimuovere qualsiasi minaccia ai cittadini dello Stato d'Israele”, ha scritto l'Idf in un comunicato.

Netanyahu in Ungheria nonostante il mandato della Cpi

Il premier israeliano Netanyahu è arrivato a Budapest sfidando il mandato d'arresto emesso dalla Corte penale internazionale per presunti crimini di guerra nella Striscia di Gaza. E' stato spiccato lo scorso novembre contro di lui e l'ex ministro della Difesa, Yoav Gallant. L'Ungheria sarebbe tenuta ad eseguirlo, ma il primo ministro Orbán ha assicurato che non lo avrebbe rispettato. La polizia israeliana ha intanto convocato altri due giornalisti a testimoniare nell'ambito dell'inchiesta sul cosiddetto Qatargate. Al momento non sono considerati sospettati nel caso che riguarda i presunti legami illeciti tra Doha e due collaboratori del premier Netanyahu, Jonatan Urich ed Eli Feldstein., per cui la polizia israeliana ha chiesto una proroga di altri sette giorni della detenzione. Il caso riguarda presunti pagamenti illeciti da parte di Doha a esponenti della cerchia del capo del governo israeliano per diffondere messaggi pro-Qatar ai giornalisti, con l'obiettivo di rafforzare l'immagine dello Stato del Golfo come mediatore nei colloqui indiretti tra Israele e Hamas sulla liberazione degli ostaggi.

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