Una mostra che scuote le coscienze, a Roma Women for Women Against Violence
Mara Miceli - Città del Vaticano
Una mostra che è insieme grido e carezza, denuncia e rinascita. Ideata e promossa da Donatella Gimigliano, giornalista e presidente dell’associazione Consorzio Umanitas, in co-produzione con EUR S.p.A., l’esposizione raccoglie 21 fotografie in grande formato firmate da Tiziana Luxardo, artista che ha saputo restituire in immagini potenti la bellezza che resiste anche dopo le ferite. “Il progetto nasce da una storia personale”, racconta Donatella Gimigliano. “Ho vissuto sulla mia pelle la malattia, ma già prima mi occupavo di donne vittime di violenza, insieme all’associazione Salvamamme. Ho visto che le cicatrici, seppur diverse, parlavano lo stesso linguaggio. Da lì è nata l’idea di unire queste due realtà, per raccontare che esistono due mostri: uno che ti vive accanto e uno che cresce dentro di te".
Aiutare a guarire
Le protagoniste sono donne sopravvissute alla violenza e alla malattia, ritratte insieme a testimonial del mondo dello spettacolo e dell’impegno civile – da Maria Grazia Cucinotta a Rosanna Banfi, da Alessio Boni a Valentina Pitzalis e Carolyn Smith – premiati negli anni con il Camomilla Award, assegnato ogni anno da Consorzio Umanitas a chi dietro le quinte o con la propria immagine è in prima linea a sostegno delle donne meno fortunate. Il rinoscimento prende il nome dalle virtù terapeutiche di quel fiore che, in fitoterapia, viene piantato vicino a piante malate per aiutarle a guarire. “È così che immagino chi riceve questo premio: una presenza gentile, ma fondamentale”, sostiene la Gimigliano.
"Non è amore quello che esige prigionieri"
Un tema, quello della violenza sulle donne, ricorrente nel magistero di Papa Francesco che nel novembre 2023, nel Messaggio per la Campagna Nazionale organizzata dalla RAI assieme alle associazioni CADMI e D.I.Re, ricorda: "Non è amore quello che esige prigionieri. (...) Davanti alla piaga degli abusi fisici e psicologici sulle donne c’è l’urgenza di riscoprire forme di relazioni giuste ed equilibrate, basate sul rispetto e sul riconoscimento reciproci. I condizionamenti di ogni tipo vanno contrastati con un’azione educativa che, a partire dalla famiglia, ponga al centro la persona con la sua dignità”.
Immagini e voci
Ogni fotografia è accompagnata da una didascalia e da un QR code che permette ai visitatori di ascoltare la storia della protagonista con la sua voce. Ai visitatori si consiglia infatti di portare con sé un paio di cuffiette per lo smartphone: l’esperienza immersiva e profondamente umana della mostra vive anche attraverso il suono. Il percorso espositivo gode del patrocinio del Senato della Repubblica, della Regione Lazio, del Comune di Roma, dell’INPS e della LILT, e si avvale del sostegno di numerosi partner pubblici e privati.
Tossicità economica
A rendere ancora più viva la mostra, ci sono anche una serie di incontri tematici che affrontano questioni cruciali come la violenza digitale, l’impatto economico delle malattie e il ruolo del terzo settore. Il 9 aprile un confronto viene dedicato a un tema spesso sottovalutato: la "tossicità economica" che colpisce molte donne sia dopo una diagnosi oncologica sia nel percorso di fuoriuscita dalla violenza domestica. Donne che, dopo aver affrontato cure invasive o episodi di maltrattamento, si trovano senza un reddito, costrette a reinventarsi in un sistema che spesso le lascia profondamente sole.
La Valigia di Salvataggio
Negli anni Women for Women Against Violence è diventato anche un programma televisivo, trasmesso da Rai Uno, che ha proposto testimonianze di vita diventate messaggi di forza e speranza. Alcune storie, come quella di un giovane sopravvissuto alla strage familiare, sempre presente all’iniziativa, hanno segnato profondamente il progetto. “La prima volta era in sedia a rotelle, ora cammina, parla, ha scritto un monologo dedicato al padre assassino della sua famiglia. È una testimonianza di coraggio che non potevamo non accogliere". È possibile acquistare anche un libro fotografico interattivo, arricchito da QR code per accedere ai monologhi, alle testimonianze e ai contenuti esclusivi della mostra. Il ricavato va a sostenere i progetti di Consorzio Umanitas e di Salvamamme, come La Valigia di Salvataggio, un piano di azione completo pensato per le donne che fuggono da contesti violenti.
Alleate e non rivali
E non manca uno sguardo, al mondo medico e accademico: “L’approccio patriarcale è ancora molto forte”, denuncia Gimigliano. “In certi ambienti le donne faticano a ottenere spazi e riconoscimenti. Ma anche tra noi donne, purtroppo, c’è ancora poca sorellanza. In dieci anni, gli ostacoli più duri sono spesso arrivati proprio da altre donne. Dobbiamo cambiare prospettiva e imparare a vederci come alleate, non come rivali.” Alla domanda su cosa è cambiato in lei dopo la malattia, la risposta è semplice e profonda: “Tutto. La mia vita privata e professionale si è fermata. Questo progetto è diventato il mio bambino, il figlio che non ho potuto avere. È ciò che mi ha permesso di andare avanti. Ed è quello che spero questa mostra lasci ai visitatori: la consapevolezza che si può sopravvivere a tutto, anche al dolore più feroce. E che c’è sempre una strada per rinascere, se qualcuno ti tende la mano".
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