Siria, le sfide del nuovo governo per avviare il cambiamento
Stefano Leszczynski - Città del Vaticano
Il governo di transizione siriano è ufficialmente in carica dopo la pubblicazione del decreto presidenziale che nella giornata di ieri ha diffuso i dettagli della composizione del nuovo esecutivo, che resterà in carica per cinque anni. Come precedentemente annunciato, il governo è composto da 23 ministri e nessun premier, in quanto a guidarlo è lo stesso presidente Ahmed al Sharaa sulla base della nuova Dichiarazione costituzionale.
Le reazioni internazionali
La notizia dell’entrata in carica del nuovo esecutivo di cui fanno parte quattro ministri rappresentativi delle principali minoranze del paese — cristiana, alawita, curda e drusa — è stata accolta con favore a livello internazionale. Washington considera l’insediamento del nuovo governo un «passo positivo», ma non ancora sufficiente per alleggerire le sanzioni contro Damasco, mentre Bruxelles si dichiara pronta a impegnarsi con il nuovo governo per aiutarlo ad affrontare le immense sfide che lo attendono. Già nei giorni scorsi il presidente ad interim al Sharaa ha ammesso presentando la nuova compagine di governo che sarà difficile accontentare tutti, ma l’obiettivo è quello di «raggiungere il massimo consenso possibile».
Damasco e dintorni
Le notizie relative ai mutamenti politici in corso si diffondono nel Paese a velocità differenti e con un impatto sull’opinione pubblica che varia al variare della distanza da Damasco. Tra le fonti contattate dai media vaticani in diverse aree della Siria emerge un duplice sentimento di speranza nel cambiamento, ma anche di grande incertezza per il futuro. «L’unico commento che accomuna la popolazione siriana in questo momento — spiega con ironia il signor Habib, di Damasco — è la parola inshallah». Le difficoltà quotidiane continuano ad essere molte per gli abitanti della Siria e con priorità che differiscono significativamente tra chi vive nella capitale, o a ridosso di Damasco, e chi si trova nei centri più periferici. Le sfide che il nuovo governo deve affrontare sono enormi e vanno dalla crisi economica interna, aggravata dalle sanzioni che ancora incombono sul Paese, alla sicurezza e al ripristino delle infrastrutture, in particolare quelle energetiche.
Povertà diffusa
«La vita quotidiana è cambiata ben poco in questi ultimi quattro mesi — prosegue il signor Habib —. L’energia elettrica continua ad essere razionata e ci sono difficoltà economiche per la forte inflazione. I prezzi anche dei beni di prima necessità continuano a rimanere molto alti». Un tema quello della dilagante povertà che viene sottolineato anche da suor Laudis che nota come in questo momento la gente parli ancora poco di politica. «Ma c’è un po’ di speranza, anche se condita dall’incertezza — spiega la religiosa —. I dubbi su cosa possa accadere sono motivati anche dai problemi economici, la povertà è sempre la stessa e i prezzi restano alti, anche se è cambiato il governo».
La condizione della donna
Qualche motivo di ottimismo è dato dal fatto che i nuovi ministri siano stati scelti in base all’esperienza tecnica nei diversi settori e al fatto che siano relativamente giovani, con un’età media di 50 anni. Anche la nomina dell’unica donna, la ministra cristiana Hind Kabawat, agli Affari sociali e del lavoro viene percepita come una possibilità. «Sono soprattutto le giovani donne ad essere un pò preoccupate qui nella capitale», dice Lara che ha 25 anni e s’interroga su quello che potrà essere il ruolo delle donne nella costruzione della nuova Siria.
Poca sicurezza
La sicurezza invece resta un problema anche nella capitale, «ma è dovuto più a fenomeni di criminalità comune — spiega Habib — per la mancanza di polizia. Sono però stati assunti 1.300 nuovi vigili! Per cui almeno il traffico di Damasco è meno caotico».Preoccupa molto quello che invece accade a livello internazionale, soprattutto dopo i nuovi bombardamenti israeliani, condannati senza mezzi termini dall’inviato speciale dell’Onu per la Siria ,Geir Pedersen, che in una nota scrive: «Tali azioni compromettono gli sforzi per costruire una nuova Siria in pace con se stessa e con la regione e destabilizzano il paese in un momento critico».
La speranza nel futuro
«Ci vorrà del tempo perché le cose migliorino», ammette Habib che tuttavia ritiene di cogliere già qualche segnale nel miglioramento del tasso di cambio per la valuta pregiata, dollari ed euro, nella comparsa di nuovi prodotti alimentari, come la cioccolata (dal costo esorbitante), e nello snellimento della burocrazia per poter attraversare il confine con il Libano. A patto, ovviamente, che si tratti di spostamenti per lavoro.
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