Papa a S. Marta: per Regno di Dio, serve coraggio non pastorale di conservazione
di Debora Donnini
Per far crescere il Regno di Dio, ci vuole il coraggio di gettare il granello di senape e di mescolare il lievito. Tante volte, invece, si preferisce una “pastorale di conservazione”. E’ il passaggio chiave dell’omelia di Papa Francesco stamani alla Messa a Casa Santa Marta. Prendendo spunto dal Vangelo odierno (Luca 13,18-21), nel quale Gesù paragona il Regno di Dio al granello di senape e al lievito, il Papa nota che entrambi questi elementi sono piccoli eppure “hanno dentro una potenza” che cresce. Così per il Regno di Dio: la sua potenza viene da dentro.
Anche San Paolo nella Lettera ai Romani, proposta dalla Prima Lettura, mette in risalto quante tensioni vi siano nella vita: sofferenze che però “non sono paragonabili alla gloria che ci aspetta”. Si tratta dunque di “una tensione fra sofferenza e gloria”. In queste tensioni c’è, infatti, “un’ardente aspettativa” verso una “rivelazione grandiosa del Regno di Dio”. Un’aspettativa non solo nostra - sottolinea Francesco - ma anche della creazione, sottoposta alla caducità “come noi” e “protesa verso la rivelazione dei figli di Dio”. E la forza interna che “ci porta in speranza alla pienezza del Regno di Dio” è quella dello Spirito Santo.
“E’ proprio la speranza quella che ci porta alla pienezza, la speranza di uscire da questo carcere, da questa limitazione, da questa schiavitù, da questa corruzione e arrivare alla gloria: un cammino di speranza. E la speranza è un dono dello Spirito. E’ proprio lo Spirito Santo che è dentro di noi e porta a questo: a una cosa grandiosa, a una liberazione, a una grande gloria. E per questo Gesù dice: ‘Dentro il seme di senape, di quel grano piccolino, c’è una forza che scatena una crescita inimmaginabile’”.
“Dentro di noi e nella creazione” - ribadisce il Papa - “c’è una forza che scatena: c’è lo Spirito Santo”, che “ci dà la speranza”. E Francesco spiega concretamente cosa voglia dire vivere in speranza: lasciare che “queste forze dello Spirito” “ci aiutino a crescere” verso la pienezza che ci aspetta nella gloria. Ma come il lievito deve essere mescolato e il granello di senape gettato, perché altrimenti quella forza interiore rimane lì, così per il Regno di Dio che “cresce da dentro, non per proselitismo”, avverte il Papa.
“Cresce da dentro, con la forza dello Spirito Santo. E sempre la Chiesa ha avuto sia il coraggio di prendere e gettare, di prendere e mescolare, anche ha avuto la paura di farlo. E tante volte noi vediamo che si preferisce una pastorale di conservazione e non di lasciare che il Regno cresca. Ma, rimaniamo quelli che siamo, piccolini, lì, stiamo sicuri … E il Regno non cresce. Perché il Regno cresca ci vuole il coraggio: di gettare il granello, di mescolare il lievito”.
E’ vero che però se si getta il seme, lo si perde e che se si mescola il lievito “mi sporco le mani” - evidenzia il Papa - perché “sempre c’è qualche perdita nel seminare il Regno di Dio”:
“Guai a quelli che predicano il Regno di Dio con l’illusione di non sporcarsi le mani. Questi sono custodi di musei: preferiscono le cose belle, e non questo gesto di gettare perché la forza si scateni, di mescolare perché la forza faccia crescere. Questo è il messaggio di Gesù e di Paolo: questa tensione che va dalla schiavitù del peccato, per essere semplice, alla pienezza della gloria. E la speranza è quella che va avanti, la speranza non delude: perché la speranza è troppo piccola, la speranza è tanto piccolacome il grano e come il lievito”.
La speranza “è la virtù più umile”, “la serva”, ma dove c’è la speranza, c’è lo Spirito Santo, che porta avanti il Regno di Dio. E il Papa, come di consueto, conclude invitando i fedeli a farsi alcune domande: oggi, a chiedersi se crediamo che lì, nella speranza, c’è lo Spirito Santo con il quale parlare.
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