Papa a S. Marta: il nostro "destino" è vivere da amici di Gesù
Debora Donnini-Città del Vaticano
Abbiamo ricevuto in “sorte”, cioè come “destino” non per “caso”, l’amicizia con Gesù e la nostra vocazione è proprio quella di rimanere amici del Signore. Lo ricorda Papa Francesco nell’omelia della Messa di stamani a Casa Santa Marta. La sua riflessione si intesse sulla Liturgia della Parola odierna, dove più volte viene usata la parola “sorte”.
Il nostro destino è vivere da amici di Gesù
Noi abbiamo ricevuto questo dono come destino, l’amicizia del Signore, questa è la nostra vocazione: vivere amici del Signore, amici del Signore. E lo stesso avevano ricevuto gli apostoli, più forte ancora, ma lo stesso. Tutti noi cristiani abbiamo ricevuto questo dono: l’apertura, l’accesso al cuore di Gesù, all’amicizia di Gesù. Abbiamo ricevuto in sorte il dono della tua amicizia. Il nostro destino è essere amici tuoi. E’ un dono che il Signore conserva sempre e Lui è fedele a questo dono.
Gesù non rinnega la sua amicizia nemmeno con chi tradisce
Tante volte, però, noi non lo siamo e ci allontaniamo “con i nostri peccati, con i nostri capricci” ma “Lui è fedele all’amicizia”. Gesù quindi, come ricorda il Vangelo odierno (Gv 15,9-17), non ci chiama più “servi” ma “amici” e conserva questa parola fino alla fine perché è fedele. Persino con Giuda: l’ultima parola che gli rivolge, prima del tradimento, è “amico” non gli dice “vattene”:
Gesù è il nostro amico. E Giuda, come dice qui, è andato per la sua sorte nuova, per il suo destino che lui ha scelto liberamente, si è allontanato da Gesù. E l’apostasia è quello: allontanarsi da Gesù. Un amico che diventa nemico o un amico che diventa indifferente o un amico che diventa traditore.
Rimanere nell’amicizia con Gesù, ricevuta in dono
Al posto di Giuda – come narra la Prima Lettura (At 1,15-17.20-26) – viene, quindi, eletto a sorte Mattia “per essere testimone della Risurrezione”, “testimone di questo dono di amore”. “L’amico – ricorda il Papa – è quello che condivide proprio i segreti” con l’altro. “Vi ho chiamati amici perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi”, dice infatti Gesù nel Vangelo. Si tratta, dunque, di un’amicizia che “abbiamo ricevuto in sorte, cioè come destino”, come l’avevano ricevuta Giuda e Mattia:
Pensiamo a questo, Lui non rinnega questo dono, non ci rinnega, ci aspetta fino alla fine. E quando noi per la nostra debolezza ci allontaniamo da Lui, Lui aspetta, Lui aspetta, Lui continua a dire: “Amico, ti aspetto. Amico cosa vuoi? Amico, perché con un bacio mi tradisci?”. Lui è il fedele nell’amicizia e noi dobbiamo chiedergli questa grazia di rimanere nel suo amore, rimanere nella sua amicizia, quella amicizia che noi abbiamo ricevuto come dono in sorte da Lui.
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