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Il Papa: nelle famiglie cresca l'amore. Dove c'è la rigidità non c'è lo Spirito di Dio

Nella Messa a Santa Marta, Francesco prega per le famiglie, ricordando l'odierna giornata internazionale a loro dedicata dall'Onu. Nell'omelia sottolinea che la fede in Gesù porta alla gioia e alla libertà, mentre la rigidità causa turbamento

VATICAN NEWS

Francesco ha presieduto la Messa a Casa Santa Marta (video integrale dell'omelia) nel venerdì della quinta settimana di Pasqua. Nell'introduzione ha rivolto il pensiero alle famiglie:

Oggi è la Giornata mondiale della famiglia. Preghiamo per le famiglie, perché cresca nelle famiglie lo Spirito del Signore, lo spirito di amore, di rispetto, di libertà.

Nell’omelia, il Papa ha commentato il passo degli Atti degli Apostoli (At 15, 22-31) in cui Paolo e Barnaba vengono inviati ai pagani convertiti di Antiochia, sconvolti e turbati dai discorsi di alcuni che non avevano avuto nessun incarico. Gli apostoli recano una lettera che incoraggia e rallegra i nuovi discepoli, spiegando loro come non siano obbligati alla circoncisione secondo la Legge mosaica, come pretendevano alcuni farisei diventati cristiani.

“Nel Libro degli Atti degli Apostoli - ha detto il Papa - vediamo che nella Chiesa, all’inizio, c’erano tempi di pace”, ma “c’erano anche tempi di persecuzione” e “tempi di turbamento. E questo è l’argomento della prima lettura di oggi: un tempo del turbamento”. Era successo che i cristiani che provenivano dal paganesimo “avevano creduto in Gesù Cristo e ricevuto il battesimo, ed erano felici: avevano ricevuto lo Spirito Santo. Dal paganesimo al cristianesimo, senza alcuna tappa intermedia”.

Ma c’erano dei cristiani “giudaizzanti” che “sostenevano che non si potesse fare questo. Se uno era pagano, prima doveva farsi ebreo, un buon giudeo, e poi farsi cristiano”. E i cristiani convertiti dal paganesimo non capivano questo: “Ma come, noi siamo cristiani di seconda classe? Non si può passare dal paganesimo direttamente al cristianesimo?”. Si domandavano se la Risurrezione di Cristo avesse portato o meno la legge antica a una pienezza maggiore. Erano turbati e c’erano tante discussioni tra loro.

I “giudaizzanti” sostenevano la loro tesi “con argomenti pastorali, argomenti teologici, anche alcuni morali” e “questo metteva in discussione la libertà dello Spirito Santo, anche la gratuità della Risurrezione di Cristo e della grazia. Erano metodici. E anche rigidi”. Gesù aveva già rimproverato questi dottori della Legge di rendere i proseliti peggio di loro. “Questa gente che era ideologica”, più che dogmatica, aveva “ridotto la Legge, il dogma a un’ideologia”, a “una religione di prescrizioni, e con questo toglievano la libertà dello Spirito. E i loro seguaci erano “gente rigida”, che non conosceva la gioia del Vangelo. La perfezione della strada per seguire Gesù era la rigidità”. “Questi dottori manipolavano le coscienze dei fedeli, li facevano diventare o rigidi o se ne andavano”.

Il Papa lo ribadisce: “La rigidità non è del buono Spirito, perché mette in questione la gratuità della Redenzione, la gratuità della Risurrezione di Cristo” e “durante la storia della Chiesa, questo si è ripetuto. Pensiamo ai pelagiani”, dei “rigidi famosi. E anche nei nostri tempi abbiamo visto alcune organizzazioni apostoliche che sembravano proprio bene organizzate, che lavoravano bene … ma tutti rigidi, tutti uguali uno all’altro, e poi abbiamo saputo della corruzione che c’era dentro, anche nei fondatori”.

“Dov’è rigidità non c’è lo Spirito di Dio, perché lo Spirito di Dio è libertà”. E questa gente toglieva “la libertà dello Spirito di Dio e la gratuità della Redenzione”. Ma “la giustificazione è gratuita. La morte e la Risurrezione di Cristo è gratuita. Non si paga, non si compra: è un dono”.

“Gli apostoli si riuniscono in questo concilio e alla fine scrivono una lettera che incomincia così: ‘È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi di non imporvi altro obbligo’, e mettono questi obblighi più morali, di buon senso: di non confondere il cristianesimo con il paganesimo” e “alla fine, quando questi cristiani che erano turbati, riuniti in assemblea, hanno ricevuto la lettera” si “rallegrarono per l’incoraggiamento che infondeva. Dal turbamento alla gioia. Lo spirito della rigidità sempre ti porta al turbamento: ‘Ma questo l’ho fatto bene? Non l’ho fatto bene?’. Lo scrupolo”. Invece, lo spirito della libertà evangelica ti porta alla gioia, perché è proprio questo che Gesù ha fatto con la sua Risurrezione: la gioia”. Il rapporto con Dio, il rapporto con Gesù non ti porta a dire: “Io faccio questo e Tu mi dai questo”, un “rapporto commerciale: no! È gratuito, come è gratuito il rapporto di Gesù con i discepoli: ‘Voi siete miei amici. Non vi chiamo servi, vi chiamo amici. Non voi avete scelto me: io ho scelto voi’: questa è la gratuità”.

“Chiediamo al Signore che ci aiuti a discernere i frutti della gratuità evangelica dai frutti della rigidità non-evangelica, e che ci liberi da ogni turbamento di coloro che mettono la fede, la vita della fede sotto le prescrizioni casistiche, le prescrizioni che non hanno senso. Mi riferisco a queste prescrizioni che non hanno senso, non ai Comandamenti. Che ci liberi da questo spirito di rigidità che ti toglie la libertà”.

La fede in Gesù dà gioia e libertà, la rigidità causa turbamento

Di seguito il testo dell'omelia

Nel Libro degli Atti degli Apostoli vediamo che nella Chiesa, all’inizio, c’erano tempi di pace, lo dice tante volte: la Chiesa cresceva, in pace, e lo Spirito del Signore si diffondeva (cfr At 9,31); tempi di pace. C’erano anche tempi di persecuzione, cominciando dalla persecuzione di Stefano (cfr capp. 6-7), poi Paolo persecutore, convertito, poi anche lui perseguitato … Tempi di pace, tempi di persecuzioni, e c’erano anche tempi di turbamento. E questo è l’argomento della prima Lettura di oggi: un tempo di turbamento (cfr At 15,22-31). «Abbiamo saputo che alcuni di noi – scrivono gli apostoli ai cristiani che sono venuti dal paganesimo – abbiamo saputo che alcuni di noi, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi – a turbarvi – con discorsi che hanno sconvolto i vostri animi» (v. 24).

Cosa era successo? Questi cristiani che provenivano dai pagani avevano creduto in Gesù Cristo e ricevuto il battesimo, ed erano felici: avevano ricevuto lo Spirito Santo. Dal paganesimo al cristianesimo, senza alcuna tappa intermedia. Invece questi che si chiamano “i giudaizzanti”, sostenevano che non si potesse fare questo. Se uno era pagano, prima doveva farsi ebreo, un buon giudeo, e poi farsi cristiano, per essere nella linea dell’elezione del popolo di Dio. E questi cristiani non capivano questo: “Ma come, noi siamo cristiani di seconda classe? Non si può passare dal paganesimo direttamente al cristianesimo? Non è che la risurrezione di Cristo ha sciolto l’antica legge e l’ha portata a una pienezza ancora più grande?”. Erano turbati e c’erano tante discussioni tra loro. E quelli che volevano questo erano persone che con argomenti pastorali, argomenti teologici, anche alcuni morali, sostenevano che no, che si dovesse fare il passo così! E questo metteva in discussione la libertà dello Spirito Santo, anche la gratuità della risurrezione di Cristo e della grazia. Erano metodici. E anche rigidi.

Di questi, dei loro maestri, dei dottori della Legge, Gesù aveva detto: “Guai a voi che percorrete cielo e mare per fare un proselito e quando l’avete trovato lo fate peggio di prima. Lo fate figlio della Geenna”. Più o meno così dice Gesù nel capitolo 23° di Matteo (cfr v. 15). Questa gente, che era “ideologica”, più che “dogmatica”, “ideologica”, aveva ridotto la Legge, il dogma a un’ideologia: “si deve fare questo, e questo, e questo…”. Una religione di prescrizioni, e con questo toglievano la libertà dello Spirito. E la gente che li seguiva era gente rigida, gente che non si sentiva a suo agio, non conosceva la gioia del Vangelo. La perfezione della strada per seguire Gesù era la rigidità: “Si deve fare questo, questo, questo, questo…”. Questa gente, questi dottori “manipolavano” le coscienze dei fedeli e, o li facevano diventare rigidi o se ne andavano.

Per questo, io mi ripeto tante volte e dico che la rigidità non è dello Spirito buono, perché mette in questione la gratuità della redenzione, la gratuità della risurrezione di Cristo. E questa è una cosa vecchia: durante la storia della Chiesa, questo si è ripetuto. Pensiamo ai pelagiani, a questi… questi rigidi, famosi. E anche nei nostri tempi abbiamo visto alcune organizzazioni apostoliche che sembravano proprio bene organizzate, che lavoravano bene…, ma tutti rigidi, tutti uguali uno all’altro, e poi abbiamo saputo della corruzione che c’era dentro, anche nei fondatori.

Dove c’è rigidità non c’è lo Spirito di Dio, perché lo Spirito di Dio è libertà. E questa gente voleva fare dei passi togliendo la libertà dello Spirito di Dio e la gratuità della redenzione: “Per essere giustificato, tu devi fare questo, questo, questo, questo…”. La giustificazione è gratuita. La morte e la risurrezione di Cristo è gratuita. Non si paga, non si compra: è un dono! E questi non volevano fare questo.

È bella la strada [il modo di procedere]: gli apostoli si riuniscono in questo concilio e alla fine scrivono una lettera che dice così: «È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo…» (At 15,28), e mettono questi obblighi più morali, di buon senso: di non confondere il cristianesimo con il paganesimo, con l’astenersi dalle carni offerte agli idoli, eccetera. E alla fine, questi cristiani che erano turbati, riuniti in assemblea hanno ricevuto la lettera e, «quando l'ebbero letta, si rallegrarono per l’incoraggiamento che infondeva» (v. 31). Dal turbamento alla gioia. Lo spirito della rigidità sempre ti porta al turbamento: “Ma questo l’ho fatto bene? Non l’ho fatto bene?”. Lo scrupolo. Lo spirito della libertà evangelica ti porta alla gioia, perché è proprio questo che Gesù ha fatto con la sua risurrezione: ha portato la gioia! Il rapporto con Dio, il rapporto con Gesù non è un rapporto così, di “fare le cose”: “Io faccio questo e Tu mi dai questo”. Un rapporto così, dico – mi perdoni il Signore – commerciale, no! È gratuito, come è gratuito il rapporto di Gesù con i discepoli. «Voi siete miei amici» (Gv 15,14). “Non vi chiamo servi, vi chiamo amici” (cfr v. 15). «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi» (v. 16). Questa è la gratuità.

Chiediamo al Signore che ci aiuti a discernere i frutti della gratuità evangelica dai frutti della rigidità non-evangelica, e che ci liberi da ogni turbamento di coloro che mettono la fede, la vita della fede sotto le prescrizioni casistiche, le prescrizioni che non hanno senso. Mi riferisco a queste prescrizioni che non hanno senso, non ai Comandamenti. Che ci liberi da questo spirito di rigidità che ti toglie la libertà.

Il Papa ha invitato a fare la Comunione spirituale con questa preghiera:

Ai tuoi piedi, o mio Gesù, mi prostro e ti offro il pentimento del mio cuore contrito che si abissa nel suo nulla e nella tua santa presenza. Ti adoro nel sacramento del tuo amore, l’ineffabile Eucaristia. Desidero riceverti nella povera dimora che ti offre il mio cuore; in attesa della felicità della comunione sacramentale voglio possederti in spirito. Vieni a me, o mio Gesù, che io vengo da Te. Possa il tuo amore infiammare tutto il mio essere per la vita e per la morte. Credo in Te, spero in Te, ti amo. Così sia.

Papa Francesco ha terminato la celebrazione con l'adorazione e la benedizione eucaristica. Prima di lasciare la Cappella dedicata allo Spirito Santo, è stata intonata l’antifona mariana “Regina caeli”, cantata nel tempo pasquale:

Regína caeli laetáre, allelúia.
Quia quem merúisti portáre, allelúia.
Resurréxit, sicut dixit, allelúia.
Ora pro nobis Deum, allelúia.

(Regina dei cieli, rallegrati, alleluia.
Cristo, che hai portato nel grembo, alleluia,
è risorto, come aveva promesso, alleluia.
Prega il Signore per noi, alleluia).

 

AGGIORNAMENTO ORE 9.55

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15 maggio 2020, 07:03
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