Il Papa prega per gli addetti alle pulizie. Solo in Dio Padre siamo fratelli
VATICAN NEWS
Francesco ha presieduto la Messa a Casa Santa Marta (video integrale dell'omelia) nella sesta Domenica di Pasqua. Nell'introduzione ha rivolto il pensiero agli addetti alle pulizie:
Oggi la nostra preghiera è per tante persone che puliscono gli ospedali, le strade, che svuotano i bidoni della spazzatura, che vanno per le case a portare via la spazzatura: un lavoro che nessuno vede, ma è un lavoro che è necessario per sopravvivere. Che il Signore li benedica, li aiuti.
Nell’omelia, il Papa ha commentato il Vangelo odierno (Gv 14, 15-21) in cui Gesù dice ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi».
Nel congedarsi dai discepoli, Gesù – ha affermato Francesco – dà loro tranquillità e pace, con una promessa: “Non vi lascerò orfani”. “Li difende da quel dolore, da quel senso doloroso dell’orfanezza. Oggi nel mondo c’è un grande sentimento di orfanezza: tanti hanno tante cose, ma manca il Padre. E nella storia dell’umanità questo si ripete: quando manca il Padre, manca qualcosa e sempre c’è la voglia di incontrare, di ritrovare il Padre, anche nei miti antichi: pensiamo ai miti di Edipo, di Telemaco” e tanti altri che mostrano sempre questa ricerca del Padre che manca.
“E oggi possiamo dire che viviamo in una società dove manca il Padre, un senso di orfanezza che tocca proprio l’appartenenza e la fraternità. Per questo Gesù promette: ‘Io pregherò il Padre e Egli vi darà un altro Paràclito’. ‘Io me ne vado - dice Gesù - ma arriverà un altro che vi insegnerà l’accesso al Padre. Vi ricorderà l’accesso al Padre’. Lo Spirito Santo non viene per ‘farsi i suoi clienti’; viene per segnalare l’accesso al Padre, per ricordare l’accesso al Padre, quello che Gesù ha aperto, quello che Gesù ha fatto vedere. Non esiste una spiritualità del Figlio solo, dello Spirito Santo solo: il centro è il Padre. Il Figlio è l’inviato dal Padre e torna dal Padre. Lo Spirito Santo è inviato dal Padre per ricordare e insegnare l’accesso al Padre”.
“Soltanto con questa coscienza di figli che non sono orfani si può vivere in pace fra noi. Le guerre, sempre, sia le piccole guerre o le grandi guerre, hanno sempre una dimensione di orfanezza: manca il Padre che faccia la pace”. Per questo - spiega il Papa commentando la prima lettura odierna - Pietro invita la prima comunità cristiana a rispondere con dolcezza, rispetto e con una retta coscienza a quanti chiedono ragione della fede: “cioè la mitezza che dà lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo ci insegna questa mitezza, questa dolcezza dei figli del Padre. Lo Spirito Santo non ci insegna a insultare. E una delle conseguenze del senso di orfanezza è l’insulto, le guerre, perché se non c’è il Padre non ci sono i fratelli, si perde la fratellanza. Sono – questa dolcezza, rispetto, mitezza -, sono atteggiamenti di appartenenza, di appartenenza a una famiglia che è sicura di avere un Padre", che "è il centro di tutto, l’origine di tutto, l’unità di tutti, la salvezza di tutti, perché ha inviato suo Figlio a salvarci tutti”. E invia lo Spirto Santo a ricordarci l’accesso al Padre, “questa paternità, questo atteggiamento fraterno di mitezza, di dolcezza, di pace”.
“Chiediamo allo Spirito Santo che ci ricordi sempre, sempre, questo accesso al Padre, che ci ricordi che noi abbiamo un Padre, e a questa civiltà che ha un grande senso di orfanezza, dia la grazia di ritrovare il Padre, il Padre che dà senso a tutta la vita e fa che gli uomini siano una famiglia”.
Di seguito il testo dell'omelia
Nel congedo dai discepoli (cfr Gv 14,15-21), Gesù gli dà a loro tranquillità, gli dà pace, con una promessa: «Non vi lascerò orfani»( v. 18) . Li difende da quel dolore, da quel senso doloroso, dell’orfanezza. Oggi nel mondo c’è un grande sentimento di orfanezza: tanti hanno tante cose, ma manca il Padre. E nella storia dell’umanità questo si ripete: quando manca il Padre, manca qualcosa e sempre c’è la voglia di incontrare, di ritrovare il Padre, anche nei miti antichi. Pensiamo ai miti di Edipo, di Telemaco, tanti altri: sempre cercare il Padre che manca. Oggi possiamo dire che viviamo in una società dove manca il Padre, un senso di orfanezza che tocca proprio l’appartenenza e la fraternità. Per questo Gesù promette: «Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito» (v. 16). “Io me ne vado - dice Gesù - ma arriverà un altro che vi insegnerà l’accesso al Padre. Vi ricorderà l'accesso al Padre”. Lo Spirito Santo non viene per “farsi i suoi clienti”; viene per segnalare l’accesso al Padre, per ricordare l’accesso al Padre, quello che Gesù ha aperto, quello che Gesù ha fatto vedere. Non esiste una spiritualità del Figlio solo, dello Spirito Santo solo: il centro è il Padre. Il Figlio è l’inviato dal Padre e torna al Padre. Lo Spirito Santo è inviato dal Padre per ricordare e insegnare l’accesso al Padre.
Soltanto con questa coscienza di figli che non sono orfani si può vivere in pace fra noi. Sempre le guerre sia le piccole guerre sia le grandi guerre, sempre hanno una dimensione di orfanezza: manca il Padre che faccia la pace. Per questo, quando Pietro alla prima comunità dice che rispondano alla gente del perché sono cristiani (cfr 1Pt 3,15-18), dice: «Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza» (v. 16), cioè la mitezza che dà lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo ci insegna questa mitezza, questa dolcezza dei figli del Padre. Lo Spirito Santo non ci insegna a insultare. E una delle conseguenze del senso di orfanezza è l’insulto, le guerre, perché se non c’è il Padre non ci sono i fratelli, si perde la fratellanza. Sono – questa dolcezza, rispetto, mitezza -, sono atteggiamenti di appartenenza, di appartenenza a una famiglia che è sicura di avere un Padre.
«Io pregherò il Padre ed egli vi invierà un altro Paràclito» (Gv14,16) che vi ricorderà l’accesso al Padre, vi ricorderà che noi abbiamo un Padre che è il centro di tutto, l’origine di tutto, l’unità di tutti, la salvezza di tutti perché ha inviato il suo Figlio a salvarci tutti. E adesso invia lo Spirto Santo a ricordarci l’accesso a Lui, al Padre e da questa paternità, questo atteggiamento fraterno di mitezza, di dolcezza, di pace.
Chiediamo allo Spirito Santo che ci ricordi sempre, sempre, questo accesso al Padre, che ci ricordi che noi abbiamo un Padre. E a questa civiltà, che ha un grande senso di orfanezza, dia la grazia di ritrovare il Padre, il Padre che dà senso a tutta la vita e fa che gli uomini siano una famiglia.
Il Papa ha invitato a fare la Comunione spirituale con questa preghiera:
Gesù mio, credo che sei realmente presente nel Santissimo Sacramento dell’altare. Ti amo sopra ogni cosa e ti desidero nell’anima mia. Poiché ora non posso riceverti sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente nel mio cuore. Come già venuto, io ti abbraccio e tutto mi unisco a Te. Non permettere che mi abbia mai a separare da Te.
Papa Francesco ha terminato la celebrazione con l'adorazione e la benedizione eucaristica. Prima di lasciare la Cappella dedicata allo Spirito Santo, è stata intonata l’antifona mariana “Regina caeli”, cantata nel tempo pasquale:
Regína caeli laetáre, allelúia.
Quia quem merúisti portáre, allelúia.
Resurréxit, sicut dixit, allelúia.
Ora pro nobis Deum, allelúia.
(Regina dei cieli, rallegrati, alleluia.
Cristo, che hai portato nel grembo, alleluia,
è risorto, come aveva promesso, alleluia.
Prega il Signore per noi, alleluia).
(AGGIORNAMENTO ORE 7.46)
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