Papa a udienza: il paradiso è abbraccio con Dio, a nessuno resta solo la disperazione
di Debora Donnini
Il paradiso come meta della speranza cristiana: è il cuore della catechesi del Papa all'udienza generale. Per spiegare questo legame, Papa Francesco si rifà al buon ladrone e al figliol prodigo. La parola paradiso compare nei Vangeli solo sul Calvario - nota Francesco - quando Gesù spalanca al “buon ladrone” le porte del suo Regno. E quell’uomo, che non aveva “opere di bene da far valere”, si affida e la sua parola di pentimento tocca il cuore di Gesù.
Il buon ladrone ricorda, quindi, la “nostra vera condizione” davanti a Dio: che siamo suoi figli e Dio è disarmato ogni volta che gli manifestiamo la nostalgia del suo amore. “Nelle camere di tanti ospedali o nelle celle delle prigioni questo miracolo si ripete innumerevoli volte: non c’è persona, per quanto abbia vissuto male, a cui resti solo la disperazione e sia proibita la grazia”, ricorda il Papa. Davanti a Dio, infatti, “ci presentiamo tutti a mani vuote” e “ogni volta che un uomo, facendo l’ultimo esame di coscienza della sua vita, scopre che gli ammanchi superano di parecchio le opere di bene, non deve scoraggiarsi, ma affidarsi alla misericordia di Dio. E questo ci dà speranza, questo ci apre il cuore!”.
L’altra figura a cui il Papa si rifà per spiegare l’amore di Dio, è il figliol prodigo a cui il padre chiude la bocca con un abbraccio quando comincia a confessare le sue colpe.
“Il paradiso non è un luogo da favola, e nemmeno un giardino incantato” ma , “l’abbraccio con Dio, Amore infinito, e ci entriamo grazie a Gesù, che è morto in croce per noi”, spiega il Papa. Quindi nell’ora della morte, quando “anche non ci fosse più nessuno che si ricorda di noi, Gesù è lì, accanto a noi”. Vuole portarci nel posto più bello che esiste, “con quel poco o tanto di bene che c’è stato nella nostra vita, perché nulla vada perduto di ciò che Lui aveva già redento”.
E nella casa del Padre, porterà anche “ciò che in noi ha ancora bisogno di riscatto: le mancanze e gli sbagli di un’intera vita. È questa la meta della nostra esistenza: che tutto si compia, e venga trasformato in amore”. “Se crediamo questo, la morte smette di farci paura” e possiamo sperare di partire da “questo mondo in maniera serena perché “chi ha conosciuto Gesù non teme più nulla”. E il Papa assicura che in quell’istante non piangeremo più inutilmente perché tutto è passato tranne l’amore, che rimane: “perché la carità non avrà mai fine”.
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