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Il Papa al Sacrario delle Fosse Ardeatine Il Papa al Sacrario delle Fosse Ardeatine 

Francesco alle Fosse Ardeatine: per il Signore, nessuno è ignoto

Nella preghiera al Sacrario, il Papa esorta ad uscire da egoismo e indifferenza

di Giada Aquilino

Nella giornata dedicata alla commemorazione dei defunti, rientrando a Roma da Nettuno, il Papa sceglie di visitare anche il Sacrario delle Fosse Ardeatine, pregando il Signore di farci togliere - dice - “i calzari dell’egoismo e dell’indifferenza” di fronte ai “volti” e ai “nomi”, molti tutt’oggi ignoti, dei caduti “per la libertà e la giustizia”.

L’omaggio è per le 335 vittime - militari e civili, e tra loro 75 ebrei - dell’eccidio del 24 marzo 1944, come rappresaglia dell’attentato ai soldati tedeschi delle SS di via Rasella. La visita di Francesco segue quelle di Paolo VI nel 1965, di San Giovanni Paolo II nel 1982 e di Benedetto XVI nel 2011.

Dopo l’accoglienza dei militari che curano le onoranze ai caduti e della direzione del Sacrario, assieme al rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, alla presidente della comunità ebraica Ruth Dureghello, ai membri dell’Associazione nazionale famiglie italiane martiri caduti per la libertà della Patria, nel piazzale d’accesso il Papa saluta la folla di presenti e parenti delle vittime della strage di 73 anni fa. A toccare, il profondo silenzio calato assieme alla sera. Quando il Papa entra da solo nel mausoleo, sono esclusivamente i suoi passi a scandire il momento di raccoglimento.

Il Papa entra nel Sacrario delle Fosse Ardeatine

Prima lunghi minuti di preghiera, illuminati da una luce fioca che lascia intravedere la cancellata in bronzo che delimita il luogo dell’eccidio, poi la sosta tra le 335 tombe, con l’omaggio – com’era avvenuto a Nettuno – di rose bianche deposte sulle lapidi.

L'omaggio di Francesco alle 335 vittime

Dopo quella del rabbino Di Segni, la preghiera di Francesco al “Dio di Abramo, di Isacco, Dio di Giacobbe, Dio di Gesù, Dio dei viventi”. È il “Dio che stringe alleanza con l’uomo”, il Dio - ricorda - ”che si lega con un patto di amore fedele per sempre, misericordioso e compassionevole con ogni uomo e ogni popolo che soffre oppressione”. Francesco sa che, delle vittime, 12 non hanno un nome. Ma assicura che per Dio “nessuno è ignoto”: non è il “Dio dei morti ma dei viventi”, perché si tratta di una “alleanza di amore fedele” che è “più forte della morte ed è garanzia di resurrezione”.

Quindi la firma sul libro d’Onore. “Questi sono i frutti della guerra: odio, morte, vendetta…Perdonaci, Signore”, scrive prima di lasciare il Sacrario.

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02 novembre 2017, 12:03