Il Papa riceve la delegazione del Collegio ucraino
di Emanuela Campanile
Edificato sul Gianicolo per volontà di Pio XI con l’intento di far sentire i fedeli “provenienti da zone di sofferenza o di persecuzione, che in questo modo potevano sentirsi come figli amati che abitano in una casa e crescono in essa, preparandosi alla missione apostolica come diaconi e sacerdoti”, Francesco invita i futuri sacerdoti a studiare la Dottrina Sociale della Chiesa ricordando l’esempio di Papa Ratti che “sempre levò la sua voce ferma nel difendere la fede, la libertà della Chiesa e la dignità trascendente di ogni persona umana”, condannando le ideologie atee e disumane che insanguinarono il ventesimo secolo.
“Anche ai nostri giorni il mondo è ferito da guerre e violenze - prosegue nel suo discorso il Pontefice - In particolare, nella vostra cara Nazione Ucraina, da cui provenite e a cui farete ritorno al termine degli studi a Roma.” Un incoraggiamento, sostenuto dalle parole del Vangelo: “A voi, seminaristi e sacerdoti della Chiesa greco-cattolica ucraina, queste sfide possono forse sembrare fuori dalla vostra portata; ricordiamo però le parole dell’apostolo Giovanni: ‘Scrivo a voi giovani, perché avete vinto il Maligno […] e la parola di Dio rimane in voi’ (1 Gv 2,13.14)."
"Amando e annunciando la Parola, diventerete veri pastori delle comunità che vi saranno affidate - afferma Francesco - ed essa sarà la lampada che illumina il vostro cuore e la vostra casa, sia che vi prepariate al sacerdozio celibatario che a quello uxorato, secondo la tradizione della vostra Chiesa.”
Con l’invito ad amare e custodire le proprie tradizioni, “evitando ogni forma di settarismo” e chiedendo agli uomini “di imparare ad amarsi e a rispettarsi, abbandonando le armi, le guerre e ogni genere di sopruso”, il Papa invita a non dimenticare l’alleanza tra Dio e l’umanità.
Aiuto e sostegno in questo cammino, la Santa Madre di Dio, particolarmente venerata nel Santuario nazionale ucraino di Zarvanytsya. “Ella vuole che i sacerdoti del suo Figlio siano come le fiaccole accese nella notte di veglia presso quel Santuario - evidenzia il Pontefice - ricordando a tutti, specialmente ai poveri e ai sofferenti, e anche a quanti fanno il male e seminano violenza e distruzione, che ‘il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse’."
Francesco, conclude con una nota personale e con un ricordo: “Anch’io conservo e venero una piccola icona ucraina della Madonna della Tenerezza, dono del vostro Arcivescovo Maggiore quando eravamo insieme a Buenos Aires". "Non vorrei finire senza ricordare una persona che mi ha fatto bene quando ero nell’ultima elementare nell’anno ’49". "È il padre Stepan Chmil, poi consacrato vescovo di nascosto qui a Roma dall’allora arcivescovo maggiore. Lui celebrava la Messa lì, non c’era una comunità ucraina vicinaIo ho imparato ad aiutare la Messa in rito ucraino da lui. Mi ha insegnato tutto. Due volte alla settimana toccava a me aiutarlo. Mi ha fatto bene questo, perché quell’uomo parlava delle persecuzioni, delle sofferenze, delle ideologie che perseguitavano i cristiani. Poi mi ha insegnato ad aprirmi ad una liturgia diversa che sempre conservo nel cuore con bellezza. So che almeno Shevchuk quando ero a Buenos Aires mi aveva chiesto delle testimonianze per aprire il processo di canonizzazione di questo vescovo ordinato di nascosto. Volevo ricordarlo oggi perché è giustizia ringraziare davanti a voi il bene che mi ha fatto."
Ascolta le parole del Papa:
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