Messaggio pace. Mons Tomasi: S. Sede al lavoro all' Onu per migrazioni sicure
di Gabriella Ceraso
Le migrazioni globali continueranno: non sono da considerare una minaccia, dobbiamo guardarle con spirito carico di fiducia, spirito che viene dalla sapienza delle fede. Il cuore del Messaggio del Papa per la prossima Giornata mondiale della pace del primo gennaio 2018, riecheggia nelle parole del prefetto del dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale, il card. Peter Turkson.“ Lasciare il proprio Paese” afferma il porporato presentando il testo del Pontefice, “a causa delle guerre, della miseria e della paura, non può e non deve compromettere per migranti e rifugiati la dignità umana”.
Da questo presupposto prendono spunto i quattro verbi chiave contenuti nel Messaggio: “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare”. “Essi sono - aggiunge padre Michael Czerny - quattro spunti di riflessione su come rispondere al fenomeno migratorio e servono da stimolo ai governanti per guardare in positivo al movimento di massa globale che caratterizza il nostro presente, senza averne paura”.
“Accogliere, proteggere, promuovere e integrare”- fa notare parlando del Messaggio di Francesco anche mons Silvano Maria Tomasi, del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale" - sono anche i binari su cui la diplomazia vaticana sta articolando l’opera di mediazione a livello Onu in vista della formulazione, nel dicembre 2018, di due patti globali per migrazioni sicure e per il trattamento dei rifugiati". ”Il contributo concreto che il Papa e la Chiesa possono fornire a livello internazionale, consiste nella esperienza di assistenza umanitaria maturata nel tempo, nell’insegnamento della Dottrina sociale in materia di mobilità, nella testimonianza e nella vocazione specifica a dar voce a chi questa voce non ce l’ha”.
Per il Papa inoltre “aver accostato il tema delle migrazioni a quello della pace, che rende originale il Messagio del 2018”, aggiunge mons. Tomasi, “vuol dire che se desideriamo la pace dobbiamo fare in modo che le migrazioni non siano una necessità ma una scelta e per questo è importante sia lo sviluppo dei Paesi di provenienza sia il contrasto al traffico di armi e allo sfruttamento di intere popolazioni”.
Nel Messaggio per il prossimo primo gennaio 2018, il Papa oltre a sottolineare quanto male può fare il diffondere una retorica che enfatizzi il rischio sicurezza o il fomentare la paura intorno al fenomeno migratorio, evidenzia tanto la ricchezza che migranti e rifugiati portano, "un carico di coraggio, energie, aspirazioni e tesori della cultura nativa”. E’ proprio così, conferma Myrra Muteba, da 14 anni in Italia dopo la fuga dalla Repubblica Democratica del Congo. "Se ci si apre, si dà e si riceve, e le diversità in uno scambio sono sempre un arricchimento”. Nelle sue parole il dolore di avere dovuto lasciare sogni e famiglia in Africa, la difficoltà di rifarsi una vita e il peso in tutto questo della mancanza di pace e rispetto della propria dignità che si avverte nelle società in cui si arriva". Myrra parla anche delle regole di contenimento in Europa sui flussi sottolineando che non servono muri ma canali umanitari legali per evitare tante vittime.
Dal Venezuela invece arriva Melanny Hernàndez in Italia dal 2014: tanti lavori per riuscire a farcela e a mandare aiuto nel proprio Paese che è sprofondato nel caos. "Lì non sai cosa aspettarti, se non timore, tristezza e frustrazione per quanto accade”. La mia "non è stata una fuga",ci racconta parlando del suo passato e del suo presente, “il Venezuela è sempre con me e da lontano paradossalmente riesco a fare di più". Nelle sue parole la sete di dignità e di fiducia che chiede a chi accoglie e la risposta che intende dare: "restituire all’Italia il bene ricevuto”.
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