Papa all'Angelus: con fiducia e responsabilità non sprechiamo i doni di Dio
di Gabriella Ceraso
Paura o fiducia: quale è il nostro atteggiamento davanti a Dio, la nostra vera idea di Dio? Si sviluppa intorno a questo interrogativo la riflessione del Papa all'Angelus nell’odierna penultima domenica dell'anno liturgico, in cui il Vangelo di Matteo presenta la parabola dei talenti.
Francesco si rivolge ai fedeli riuniti in un’assolata Piazza San Pietro, invitando a riflettere proprio sull’insegnamento che viene da questa parabola e sul diverso comportamento dei servi a cui il padrone lascia uno, due e cinque talenti, secondo le loro capacità. Tutti fanno fruttare le monete tranne uno, che le nasconde per paura del padrone.
“La paura immobilizza sempre” osserva il Papa “e spesso fa compiere scelte sbagliate. La paura scoraggia dal prendere iniziative, induce a rifugiarsi in soluzioni sicure e garantite, e così si finisce per non realizzare niente di buono. Per andare avanti e crescere nel cammino della vita, bisogna avere non paura: bisogna avere fiducia".
Da qui il primo insegnamento da trarre dalla parabola del Vangelo: “è importante avere un’idea vera di Dio”.
“Non dobbiamo pensare che Egli sia un padrone cattivo, duro e severo che vuole punirci. Se dentro di noi c’è questa immagine sbagliata di Dio, allora la nostra vita non potrà essere feconda, perché vivremo nella paura e questa non ci condurrà a nulla di costruttivo, anzi: la paura ci paralizza, ci autodistrugge".
Dalle rivelazioni dell’Antico Testamento sino alle parole di Gesù, Dio si è sempre mostrato un “padre pieno di amore, di tenerezza, un padre pieno di bontà”, “pertanto possiamo e dobbiamo avere un’immensa fiducia in Lui":
“Gesù ci mostra la generosità e la premura del Padre in tanti modi: con la sua parola, con i suoi gesti, con la sua accoglienza verso tutti, specialmente verso i peccatori, i piccoli e i poveri - come oggi ci ricorda la 1ª Giornata Mondiale dei Poveri -; ma anche con i suoi ammonimenti, che rivelano il suo interesse perché noi non sprechiamo inutilmente la nostra vita”.
Questo è il segno, fa notare il Papa, della "grande stima" che Dio ha nei nostri riguardi e “questa consapevolezza ci aiuta ad essere persone responsabili in ogni nostra azione":
“Pertanto, la parabola dei talenti ci richiama a una responsabilità personale e a una fedeltà che diventa anche capacità di rimetterci continuamente in cammino su strade nuove, senza ‘sotterrare il talento’, cioè i doni che Dio ci ha affidato, e di cui ci chiederà conto”.
Al termine della preghiera dell’Angelus, il Papa si è soffermato nuovamente sull'odierna prima Giornata mondiale dei Poveri auspicando che essi siano sempre, e non solo in momenti come questo, al centro delle comunità “perché”, ha detto,“ essi sono nel cuore del Vangelo, in essi incontriamo Gesù che ci parla e ci interpella attraverso le loro sofferenze e i loro bisogni”.
Nel servizio ai poveri, infine, il Papa ha indicato come modello il frate cappuccino Francesco Solano proclamato beato ieri a Detroit, negli Stati Uniti. “La sua testimonianza”, è stato il suo augurio, “aiuti sacerdoti, religiosi e laici a vivere con gioia il legame tra annuncio del Vangelo e amore ai poveri”.
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