Papa a vescovi Myanmar: voce Chiesa per rispetto dignità e diritti
di Giada Aquilino
In un Paese “impegnato a superare divisioni profondamente radicate e costruire l’unità nazionale”, la Chiesa del Myanmar segua la “chiamata a favorire l’unità, la carità e il risanamento nella vita del popolo”, permettendo che la comunità cattolica continui ad avere “un ruolo costruttivo nella vita della società”, facendo sentire la propria “voce” nelle questioni di “interesse nazionale”, particolarmente “insistendo sul rispetto della dignità e dei diritti di tutti, in modo speciale dei più poveri e vulnerabili”. Così il Papa incontrando nel complesso della cattedrale di Yangon i vescovi locali, momento per riflettere - dice - su “gioie” e “sfide” del loro ministero, di fronte a “greggi” - osserva - che “portano i segni” del conflitto e “hanno generato valorosi testimoni della fede e delle antiche tradizioni”. Dopo il saluto di mons. Felix Lian Khen Thang, vescovo di Kalay e presidente della Conferenza episcopale del Myanmar, Francesco incentra la riflessione su temi quali “guarigione, accompagnamento e profezia”.
“L’unità che condividiamo e celebriamo - spiega Francesco - nasce dalla diversità; valorizza le differenze tra le persone quale fonte di mutuo arricchimento e di crescita; le invita a ritrovarsi insieme, in una cultura dell’incontro e della solidarietà”.
In particolare il Pontefice mette in luce l’impegno “a favorire la guarigione e la comunione ad ogni livello della vita della Chiesa”, per arrivare a quella pace “che il mondo non può dare”. “La comunità cattolica in Myanmar può essere orgogliosa della sua profetica testimonianza di amore a Dio e al prossimo, che – mette in luce - si esprime nell’impegno per i poveri, per coloro che sono privi di diritti e soprattutto, in questi tempi, per i tanti sfollati che, per così dire, giacciono feriti ai bordi della strada”. Il Papa ringrazia tutti coloro che si adoperano per portare “a loro e al prossimo che è nel bisogno, senza tener conto della religione o dell’etnia, il balsamo della guarigione”.
Quindi sottolinea anche l’impegno per il dialogo ecumenico e la collaborazione interreligiosa. “Prego affinché i vostri continui sforzi a costruire ponti di dialogo e ad unirvi ai seguaci di altre religioni nel tessere relazioni di pace producano frutti abbondanti per la riconciliazione nella vita del Paese”. In tale prospettiva pone la conferenza di pace interreligiosa tenutasi a Yangon la scorsa primavera, “testimonianza importante, davanti al mondo, della determinazione delle religioni a vivere in pace e - aggiunge - a rigettare ogni atto di violenza e di odio perpetrato in nome della religione”. E ricorda che la Chiesa è un “ospedale da campo”, che deve “guarire ferite”.
Francesco ripropone poi le immagini dei vescovi come pastori con “l’odore delle pecore” assieme all’“odore di Dio” e della Chiesa “in uscita”verso le periferie: “le vostre vite e il vostro ministero - prosegue - sono chiamati a conformarsi a questo spirito di coinvolgimento missionario”, attraverso le visite pastorali “regolari” a parrocchie e comunità per accompagnare, “come padri amorevoli”, i sacerdoti nel “far crescere il gregge in santità, fedeltà e spirito di servizio”: perché “il prossimo più prossimo” del vescovo - aggiunge a braccio - è proprio il sacerdote.
Partendo da una “fede solida” e da un “fervente anelito missionario” ereditato dagli evangelizzatori in terra asiatica, e con l’aiuto dei catechisti “pilastri” di ogni parrocchia, l’auspicio del Papa per i presuli è a “permeare il laicato nello spirito di un autentico discepolato missionario”, ricercando “una sapiente inculturazione del messaggio evangelico”.
Quindi l’accompagnamento ai giovani, verso “sani principi morali” per affrontare “le sfide di un mondo in rapido cambiamento” e minacciato da “colonizzazioni ideologiche e culturali”. In vista del Sinodo dei Vescovi che nel 2018 sarà a loro dedicato, il Pontefice ricorda che “una delle grandi benedizioni della Chiesa in Myanmar è la sua gioventù e, in particolare, il numero di seminaristi e di giovani religiosi”, esortando i vescovi a coinvolgerli e sostenerli “nel loro percorso di fede, perché sono chiamati, attraverso il loro idealismo ed entusiasmo, a essere evangelizzatori gioiosi e convincenti dei loro coetanei”.
Ma la Chiesa locale va ricordata pure per le opere educative e caritative, la difesa dei diritti umani, il sostegno ai principi democratici: la fiducia del Papa è affidata alla strategia pastorale quinquennale, “che la Chiesa ha sviluppato nel più ampio contesto della costruzione dello Stato”, per portare “frutto abbondante non solo per il futuro delle comunità locali, ma anche dell’intero Paese”. Il riferimento è alla “necessità di proteggere l’ambiente e di assicurare un corretto utilizzo delle ricche risorse naturali del Paese a beneficio delle generazioni future”: la custodia del dono divino della creazione, ricorda, “non può essere separata da una sana ecologia umana e sociale”.
L’ultima raccomandazione del Papa per i vescovi, prima del commiato, è “a mantenere l’equilibrio” nella salute fisica e spirituale, pensando anche alla “salute” dei preti, crescendo quotidianamente pure “nella preghiera e nell’esperienza dell’amore riconciliante di Dio”, perché - conclude - la preghiera “è il primo compito del vescovo”, è la base della “identità sacerdotale”, la “garanzia” della solidità della predicazione e la “fonte” della carità pastorale.
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