5 anni di @Pontifex. Mons. Becciu: si evangelizza anche con i tweet
Il 12 dicembre 2012, Benedetto XVI pubblicava il suo primo tweet sull’account papale @Pontifex. Un piccolo gesto, ma a suo modo storico. Per la prima volta, infatti, un Papa accettava in prima persona la sfida dell’evangelizzazione nei Social Media. Quella scelta coraggiosa e profetica è stata ripresa da Papa Francesco che oggi è seguito sul suo account Twitter da oltre 40 milioni di persone, in 9 lingue. Cinque anni fa accanto a Benedetto XVI, mentre twittava per la prima volta, c’erano mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e l’arcivescovo Angelo Becciu, Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato. Proprio a mons. Becciu, Alessandro Gisotti ha chiesto di ritornare con la memoria a quel momento e di riflettere sul significato della presenza dei Papi sui Social Network:
R. – Mi ricordo che eravamo da Papa Benedetto: era un pochino impacciato, tergiversante nel premere i tasti del tablet. Però, nello stesso tempo, lo vidi gioioso: gioioso di potersi mettere in dialogo con i cibernauti, di far parte della nuova onda dei comunicatori moderni, per cui ho un bel ricordo. E mi pare che i risultati diano ragione a quella scelta tempestiva: 40 milioni di follower su Twitter, e cinque milioni su Instagram. Quale mezzo migliore per poter arrivare a tanta gente e diffondere la Parola di Dio!
D. – Francesco ha affermato più volte di essere lontano dalle nuove tecnologie, anche con autoironia. Eppure è presente sui Social Media, lo ricordava anche lei: su Twitter ma adesso anche su Instagram. Qual è, secondo lei, il significato più profondo che il Pontefice attribuisce a questa sua presenza in quello che Benedetto XVI chiamò il “continente digitale”?
R. – Sì, Papa Francesco non ci “gioca” – mi lasci passare la parola – non è familiare con queste nuove tecnologie, però è interessato. Vuole vedere, essere aggiornato, lo strumento lo legge! Quale significato dare a ciò? Io penso che il Papa sia cosciente di essere l’evangelizzatore, il primo missionario nel mondo. E quindi per lui tutti gli strumenti vanno bene: gli strumenti che possono portare la sua parola evangelizzatrice. Come dicevo prima, questo oggi è uno strumento quasi indispensabile, unico: non può farne a meno. Con gioia vedo che legge i tweet che deve pubblicare e li approva con grande entusiasmo.
D. – Questo è un po’ quello che il Santo Padre attribuisce alla sua presenza. Qual è invece, secondo lei, l’insegnamento che possiamo trarre tutti noi, come cristiani, dallo stile con il quale il Papa sta sui Social Media? Ecco, lei stesso ha un account Twitter. Quale consiglio si sentirebbe di dare ai fratelli riprendendo quella che è la testimonianza del Santo Padre su questo terreno che, diceva anche lei, è un terreno di evangelizzazione…
R. – Mi pare che lo stesso Papa Francesco abbia dato dei consigli su come utilizzare questi strumenti. Anzitutto di non abusarne: alla Messa, non usarli! E ha fatto anche a noi preti, vescovi, il richiamo che non possiamo abusare di questi strumenti. Però, nello stesso tempo, dobbiamo avere il coraggio e la saggezza nel saperli utilizzare. Il coraggio perché è una novità e quindi bisogna sapersi “buttare” in queste novità. E poi la saggezza: come ogni strumento, va usato nella misura giusta. Vediamo che molti ne fanno un utilizzo, “nefasto”, di offese, luogo di discussioni molte volte offensive. E invece per noi deve essere lo strumento che aiuta a comunicare con gli altri. E la comunicazione deve aiutare a crescere nello spirito, nella cultura, nell’approccio verso gli altri.
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