Papa: abbandonati pregiudizi su Lutero, cattolici e luterani mai più avversari
di Giada Aquilino
Solo pregando possiamo “custodirci gli uni gli altri”. Papa Francesco riceve la presidenza della Federazione luterana mondiale, guidata dall’arcivescovo nigeriano Musa Panti Filibus, eletto in maggio nuovo presidente dell’organismo. Il Pontefice, ricordando l’anno - da poco concluso - della Commemorazione dei 500 anni della Riforma e il suo viaggio a Lund, a fine 2016, sottolinea che “non da progetti umani, ma dalla grazia di Dio germoglia e fiorisce il dono dell’unità tra i credenti”.
“La preghiera purifica, fortifica, illumina il cammino, fa andare avanti. La preghiera è come il carburante del nostro viaggio verso la piena unità. Infatti l’amore del Signore, che attingiamo pregando, mette in moto la carità che ci avvicina: da qui la pazienza del nostro attenderci, il motivo del nostro riconciliarci, la forza per andare avanti insieme”.
La prospettiva “giusta” attraverso la preghiera è, aggiunge, quella del Padre, il cui sguardo non ha “preferenze o distinzioni”. Proprio nello Spirito di Gesù, prosegue Francesco, “ci riconosciamo fratelli”: da qui bisogna “partire e ripartire sempre”. D’altra parte le divisioni, “anche molto dolorose”, che hanno visto cattolici e luterani “distanti e contrapposti” per secoli negli ultimi decenni sono confluite in un cammino di comunione, il “cammino ecumenico” suscitato dallo Spirito Santo.
“Esso ci ha portato ad abbandonare gli antichi pregiudizi, come quelli su Martin Lutero e sulla situazione della Chiesa Cattolica in quel periodo”.
A ciò, sottolinea il Papa, ha contribuito “notevolmente” il dialogo tra la Federazione luterana mondiale e il Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, condotto da ormai cinquant’anni, a partire dal 1967. Francesco cita alcuni testi “particolarmente importanti”, come la “Dichiarazione Congiunta sulla dottrina della giustificazione”, firmata nel 1999, e il più recente documento “Dal conflitto alla comunione”.
La memoria “purificata”, afferma Francesco, permette oggi di “guardare fiduciosamente a un avvenire non gravato dai contrasti e dai preconcetti del passato; un avvenire su cui pesa il solo debito dell’amore vicendevole; un avvenire nel quale siamo chiamati a discernere i doni che provengono dalle diverse tradizioni confessionali e ad accoglierli come patrimonio comune”.
Prima delle “opposizioni”, delle “differenze” e delle “ferite del passato”, c’è - mette in luce il Pontefice - la realtà “presente, comune, fondativa e permanente” del nostro Battesimo.
“Esso infatti ci ha resi figli di Dio e fratelli tra noi. Perciò non potremo mai più permetterci di essere avversari o rivali. E se il passato non si può cambiare, il futuro ci interpella: non possiamo sottrarci, ora, dal ricercare e promuovere una maggiore comunione nella carità e nella fede”.
E’ per questo che, aggiunge, è necessario “vigilare” di fronte alla “tentazione” di fermarci lungo il cammino.
“Nella vita spirituale, come nella vita ecclesiale, quando si sta fermi sempre si torna indietro: accontentarsi, arrestarsi per timore, pigrizia, stanchezza o convenienza mentre si cammina verso il Signore coi fratelli, è declinare il suo stesso invito”.
Quindi occorrono non solo “buone idee”, ma “passi concreti” che portino a “tendere la mano” nella carità, “guardando ai poveri, ai fratelli più piccoli del Signore”, che sono “indicatori preziosi lungo il cammino”, toccando le loro ferite.
È dunque uno “stile semplice, esemplare e radicale” quello evocato da Francesco per annunciare il Vangelo, “priorità” dell’essere cristiani nel mondo, attraverso un’unità “riconciliata”.
“Nel cammino, siamo spronati dagli esempi di quanti hanno patito per il nome di Gesù e sono già pienamente riconciliati nella vittoria pasquale. Sono ancora tanti, ai giorni nostri, a soffrire per la testimonianza di Gesù: il loro eroismo mite e pacifico è per noi una chiamata urgente a una fraternità sempre più reale”.
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