Papa ai sacerdoti: distinguere il seme buono da quello cattivo
di Alessandro Di Bussolo
La vocazione è un seme da far crescere e curare con tenerezza, attenti al diavolo che semina zizzania e pregando per distinguere il seme buono da quello cattivo. Nelle vostre comunità di vescovi, preti, religiosi e religiose, seminaristi, state attenti alla divisione causata dal pettegolezzo, nemico dell’armonia, e se avete qualcosa da dire ad un confratello, fatelo faccia a faccia. E infine niente facce tristi, anche nel dolore e nelle difficoltà cercate la pace e la gioia.
Nel cuore missionario del Bangladesh, quella Tejgaon dove nel 1580 i padri agostiniani portoghesi ottennero dal governatore imperiale il permesso a costruire una chiesa e i mercanti lusitani dei negozi, Papa Francesco ha incontrato 1500 sacerdoti, religiosi e religiose, seminaristi e novizie del Paese.
Nella nuova chiesa del Santo Rosario, cattedrale dell’arcidiocesi di Chittagong ma sempre nella megalopoli di Dhaka, accanto al cimitero dove riposano molti missionari, il Pontefice argentino ha consegnato il discorso preparato e, parlando a braccio in spagnolo, ha offerto ai tanti giovani preti e suore presenti, i suoi consigli per una buona vita sacerdotale e religiosa.
Pendendo spunto da un brano biblico del profeta Isaia, sul piccolo germoglio che è la vita di fede, di servizio a Dio, il Papa ha sottolineato che per far crescere e curare il seme della vostra vocazione, dovete seguirlo con tenerezza, come fosse un bambino o un malato.
"Se nelle nostre comunità, nei nostri presbiteri, nelle nostre parrocchie manca questa dimensione della tenerezza umana – ha chiarito Francesco - il germoglio rimarrà piccolo, non crescerà e avvizzirà. Curarlo con tenerezza perché ciascun fratello del presbiterio, ciascun fratello della Conferenza episcopale, ciascun fratello e sorella della mia comunità religiosa, ciascun fratello seminarista è un seme di Dio. E Dio lo osserva con la tenerezza di un padre".
Ma stiamo attenti al nemico che viene di notte, e semina la zizzania. E’ importante distinguere il buon seme dal cattivo, e lo si può fare con il discernimento. Per verificare come cresce la mia vocazione. Se la innaffio ogni giorno, la pianta cresce bene, altrimenti, se non la annaffio, cresce male.
"E mi renderò conto del fatto che cresce male, o quando ci sono compagnie o persone o situazioni che ne minacciano la crescita - ha spiegato ancora il Papa . Discernere. E soltanto si può discernere quando si ha un cuore orante. Pregare. Prendersi cura significa pregare e chiedere a Colui che ha seminato il seme che mi insegni ad annaffiare questo stesso seme. E se sono in crisi e mi addormento, allora dobbiamo chiederGli di prendersi cura di noi. Pregare significa chiedere al Signore di prendersi cura di noi, che ci dia la tenerezza che noi dobbiamo poi dare agli altri".
Poi Francesco ha offerto il suo secondo consiglio, ricordando che nel giardino del Regno non c’è solo un semino, ci sono mille e mille piantine e non è facile fare comunità. I difetti umani minacciano la vita comunitaria. Le nostre comunità di vescovi, presbiteri, religiosi e seminaristi devono difendersi da ogni tipo di divisione. E se il Bangladesh è un esempio di armonia tra le fedi, purtroppo ci sono molti nemici dell’armonia nelle comunità. L’esempio che faccio più spesso, ha sottolineato il Pontefice, è quello dello spirito del pettegolezzo, del gossip.
"Quello che distrugge una comunità è il parlar male di un’altra persona - ha proseguito il Pontefice - E il sottolineare i difetti degli altri ma non dirlo alle persone interessate, ma alle loro spalle e così creare un ambiente di sfiducia, un ambiente di sospetto, un ambiente nel quale non c’è pace e invece regna la divisione".
Il pettegolezzo è una specie di terrorismo, ha ribadito, si lancia una bomba e si va via, a lanciarne un'altra, e intanto la bomba distrugge. Quando avete voglia di spettegolare, di sparlare di qualcuno, mordetevi la lingua. Se è possibile, è stato l’invito del Papa, dite quello che pensate di una persona faccia a faccia, Gesù ci da’ questo consiglio.
L’ultima indicazione di Francesco ai sacerdoti e ai religiosi del Bangladesh è stata quella di coltivare lo spirito della gioia e dell’allegria, non avere una faccia triste, amareggiata. Chi ha una faccia così sarebbe da chiedergli se ha fatto colazione con l’aceto. E citando sia Santa Teresa d’Avila che Santa Teresa del Bambino Gesù, ha sottolineato l’importanza di cercare la gioia anche nei momenti difficili, perché nel dolore è importante trovare la pace. Mi intenerisco, ha confidato, quando incontro sacerdoti, vescovi o suore anziani, che hanno vissuto la vita con pienezza. I loro occhi sono indescrivibili, pieni di allegria e di pace. Pieni dello Spirito di Dio.
Ad accogliere il Papa all’inizio dell’incontro nella chiesa del Santo Rosario era stato l’arcivescovo Moses Costa, arcivescovo di Chittagong e segretario generale della conferenza episcopale del Bangladesh. Il presule ha ricordato che anche se i cattolici sono solo 350 mila in una nazione di 160 milioni di abitanti, i sacerdoti, i religiosi e le religiose godono del rispetto di tutti e hanno una forte autorità morale nella società.
Siamo una piccola minoranza, ha detto, “ma la nostra missione nella pastorale, nell’educazione, nella salute e nella carità è al servizio di tutti, senza distinzione di casta, credo e razza”. E la ricchezza delle vocazioni sacerdotali, ha aggiunto, ci fa ben sperare per il futuro.
Quindi Francesco ha ascoltato le testimonianze di padre Abel, sacerdote, sull’importanza di coltivare un’intima relazione con Gesù, di padre Franco Caniasso, missionario del Pime originario di Torino, dal ’78 in Bangladesh, di suor Mary Chandra, sulla gioia che sgorga dalla sua vocazione religiosa, dell’anziano religioso Fratel Lawrence, e che il Papa è sceso ad abbracciare, che in un eremo cerca di saziare la sete spirituale delle persone, e infine del seminarista Marcelius, che ha raccontato dell’amore che lui e i suoi compagni hanno per la vocazione al sacerdozio.
All’uscita dalla chiesa del Santo Rosario, Papa Francesco ha salutato i tantissimi fedeli presenti, dando loro un suggerimento, prima in spagnolo, poi in italiano: “La sera, prima di andare a dormire, pregate un’Ave Maria alla Madonna”. E ha invitato a pregare l’Ave Maria tutti insieme.
L'ultima giornata di Francesco in Bangladesh si era aperta con la visita privata alla "Casa d Madre Teresa" e l'abbraccio agli orfani e ai malati che le missionarie assistono e anche con la benedizione alle tombe nel cimitero cristiano annesso al complesso della Chiesa del Santo Rosario.
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