Papa domenica alla comunità ucraina di Roma: Shevchuk, passo importante per pace
Giada Aquilino – Città del Vaticano
Ha invitato il Papa a visitare la Basilica di Santa Sofia a Roma per incontrare la locale comunità greco cattolica ucraina. È Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyč, che questa domenica alle 16.00 accoglierà Francesco nella chiesa nazionale degli ucraini, sulla via Boccea.
La comunità di Santa Sofia
“È una comunità di immigrati”, spiega Sua Beatitudine Shevchuk: “Papa Francesco ha un sentimento molto particolare per gli stranieri, i rifugiati e gli immigrati, perciò abbiamo invitato il Santo Padre, in quanto pastore e vescovo di Roma, a visitare questa parrocchia”. Il Papa, racconta, vuole “incontrare la gente, conoscere bene chi sono queste persone che formano la comunità ucraina a Roma: sono le mamme e le nonne che hanno lasciato le loro famiglie a casa, proprio per guadagnarsi la vita, per lavorare, guadagnare soldi e mantenere le loro famiglie in Ucraina”. Realtà “importanti della comunità” sono poi quella delle famiglie giovani con bambini e delle famiglie “che hanno portato i loro piccoli in Italia per curarsi”. Ma quella romana “è anche una comunità evangelizzatrice, perché molte di queste donne lavorano nelle famiglie italiane e spesso praticano la loro fede cristiana in seno a tali famiglie”.
Secondo i dati ufficiali, oggi in Italia sono presenti ben 200 mila cittadini ucraini. Ma la cifra reale, è stato spesso evidenziato, supera di due volte le statistiche. I fedeli della comunità greco cattolica formano 145 comunità in tutto il Paese. A Roma e nel Lazio sono circa 15 mila, 5 mila dei quali frequentano la Basilica di Santa Sofia.
L’omaggio a Stepan Chmil
Un momento personale per Papa Francesco sarà quello dedicato alla tomba del vescovo Stepan Chmil, sacerdote salesiano ucraino che nel 1948 fu inviato missionario in Argentina dove, l’anno successivo, conobbe il giovane Jorge Mario Bergoglio, introducendolo alla Messa in rito bizantino. In tal senso, aggiunge l’arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyč, Stepan Chmil “fu il primo educatore di Papa Francesco, perché lavorava nella scuola salesiana a Buenos Aires. Il Papa già parecchie volte ha ricordato che, proprio attraverso la persona del padre Chmil, per la prima volta ha potuto conoscere la Chiesa greco cattolica ucraina. Perciò, dopo tanti anni, Francesco scenderà nella Basilica e ‘incontrerà’ questo suo primo maestro, gli renderà omaggio, pregherà presso la tomba del vescovo Stepan Chmil”.
Quattro anni di conflitto: l’aiuto del Papa per la pace
Il Pontefice visita la comunità greco cattolica di Roma in un momento in cui la pace in Ucraina tarda ad arrivare: quattro anni di conflitto hanno già provocato oltre 10 mila morti. Una terra da sempre nei pensieri del Papa. Agli appelli per la pace, nel tempo si è affiancata una speciale colletta per l’Ucraina svoltasi in tutte le chiese d’Europa nell’aprile del 2016. E non è mancato un riferimento nell’ultimo saluto al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, in cui ad inizio gennaio Francesco ha esortato a ricostruire ponti per il Paese, riferendosi in particolare alle famiglie ferite delle zone interessate dalla guerra. “Ogni giorno - denuncia Sua Beatitudine Shevchuk - si contano nuovi morti: per gli scontri militari ma anche per il freddo, la fame e per un’indifferenza pure a livello internazionale. Perciò la presenza del Papa qui, in mezzo a noi, è un passo importante per portare l’attenzione di tutto il mondo sulla gente che soffre. La gente - aggiunge - vede nella persona del Papa un costruttore di pace. Penso che questa visita potrà aiutarci a mettere fine alla guerra in Ucraina”. Per il capo della Chiesa greco cattolica ucraina Francesco rimane poi “una voce costante per ricostruire” anche quella unità tra i cristiani a cui si aspira. Infine un auspicio: “speriamo anche che questo sia un passo verso una possibile visita del Papa in Ucraina”.
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