Papa Francesco: alzo la voce in favore dei diritti degli Yezidi
Giada Aquilino - Città del Vaticano
Riconoscimento, protezione e rispetto. Papa Francesco alza la voce - questa la sua espressione - “in favore dei diritti degli Yezidi”, comunità perseguitata e i cui membri in molta parte sono stati uccisi “a motivo della loro appartenenza religiosa” in particolare in Iraq e Siria. Prima dell’udienza generale, nell’auletta dell’Aula Paolo VI in Vaticano, ne incontra una rappresentanza proveniente dalla Germania e rivendica per gli Yezidi “il diritto ad esistere come comunità religiosa”:
Ancora una volta alzo la mia voce in favore dei diritti degli Yezidi, anzitutto il diritto ad esistere come comunità religiosa: nessuno può attribuirsi il potere di cancellare un gruppo religioso perché non fa parte di quelli detti “tollerati”.
Insensata e disumana barbarie
Il Pontefice parla di “vittime innocenti di insensata e disumana barbarie”. Tutto ciò “è inaccettabile”, dice, perché “ogni persona ha diritto di professare liberamente e senza costrizioni il proprio credo religioso”.
La vostra storia, ricca di spiritualità e cultura, è stata purtroppo segnata da indicibili violazioni dei diritti fondamentali della persona umana: rapimenti, schiavitù, torture, conversioni forzate, uccisioni. I vostri santuari e luoghi di culto sono stati distrutti. I più fortunati tra voi sono potuti fuggire, ma lasciando tutto quanto avevano, anche le cose più care e più sacre.
La denuncia della Santa Sede
Francesco ricorda che “in tante parti del mondo” ci sono ancora minoranze religiose ed etniche, “tra cui i cristiani”, perseguitate a causa della fede.
La Santa Sede non si stanca di intervenire per denunciare queste situazioni, chiedendo riconoscimento, protezione e rispetto. Al tempo stesso, esorta al dialogo e alla riconciliazione per risanare ogni ferita.
Uomo capace di pianificare annientamento dell’altro
Dal cuore dell’uomo – prosegue il Papa - possono scatenarsi “le forze più oscure”, capaci di giungere a pianificare “l’annientamento del fratello”, a considerarlo “un nemico, un avversario, o addirittura un individuo privo della stessa dignità umana”. E non dimentica i membri della comunità che sono ancora nelle mani dei terroristi.
Auspico vivamente che si faccia tutto il possibile per salvarli; come pure per rintracciare i dispersi e per dare identità e degna sepoltura a quanti sono stati uccisi. La Comunità internazionale non può restare spettatrice muta e inerte di fronte al vostro dramma.
Il ritorno dei profughi
L’incoraggiamento è pertanto a istituzioni e persone di buona volontà appartenenti ad altre comunità affinché si contribuisca “alla ricostruzione” delle case e dei luoghi di culto Yezidi, non tralasciando “concreti sforzi per creare le condizioni” idonee al ritorno dei profughi alle loro case e a “preservare l’identità” della comunità. Per questo Francesco prega il signore di aiutarci a “costruire insieme un mondo dove si possa vivere in pace e fraternità”.
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