Card. Hummes: speranze delle popolazioni Amazzonia per incontro con il Papa
Christiane Murray e Debora Donnini - Città del Vaticano
Nel corso della visita in Perù, una delle tappe di Papa Francesco sarà, venerdì prossimo, Puerto Maldonado, una piccola città che sorge nella zona peruviana dell’Amazzonia. Una visita di fatto dedicata all'incontro con le popolazioni indigene: da quello con circa 4mila membri di diversi popoli dell'Amazzonia, a quello con i 35 bambini senza famiglia ospiti dell'Hogar Principito, fino al pranzo con gli stessi abitanti della Regione nel centro pastorale Apaktone. "Papa Francesco realizzerà senza dubbio una visita storica, profondamente significativa e promettente anche per tutta l’Amazzonia", dice nell'intervista il cardinale Claudio Hummes, Fondatore e Presidente della REPAM, Rete Ecclesiale Pan-amazzonica. Il cardinale spiega il legame di questa visita con il Sinodo speciale per l'Amazzonia del 2019, ma si sofferma anche sull'amore di Francesco per i popoli dell’Amazzonia, specialmente gli indigeni, per questa regione del pianeta, perché sia più curata, e per l’instancabile impegno della Chiesa missionaria.
Che cosa vuol portare la REPAM all'incontro tra il Papa e gli indios? Come i popoli indigeni si stanno organizzando per l'incontro?
R. – Questa visita si collega senz’altro alla preparazione del futuro Sinodo speciale per l’Amazzonia, nel 2019, e sarà perciò anche un evento che risveglierà le nostre responsabilità, cioè di tutta la Chiesa nella Panamazzonia, la nostra responsabilità nella preparazione accurata del Sinodo. Inoltre, ci sarà anche il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi, e lui vuole fare un primo incontro con i rappresentanti dei vescovi dell’Amazzonia e con la Repam, gli indigeni e altri, in vista del Sinodo. Quindi verranno vescovi da ognuno dei Paesi dell’Amazzonia, ossia dal Brasile, dalla Bolivia, dal Perù, dall’Ecuador, dal Venezuela, dalla Guyana francese, dal Suriname. La Repam è totalmente coinvolta in questi giorni nella preparazione di questo incontro con il Papa e poi con il cardinale Baldisseri. Abbiamo fatto un grande sforzo per far venire il numero più grande e rappresentativo possibile di indigeni dei vari Paesi dell’Amazzonia, e stimoliamo anche i vescovi a venire e a preparare alcuni temi del futuro Sinodo, perché è su questo anche che il cardinale Baldisseri vorrebbe riflettere con noi, ossia il tema del Sinodo, il tema generale, poi i capitoli di questo tema: sarà veramente un coinvolgimento molto grande per la Repam in questo momento questa visita del Papa a Puerto Maldonado.
Quali aspettative hanno gli indigeni per l'incontro con il Papa?
R. – Negli incontri che la Repam finora ha potuto fare con gli indigeni, loro richiedevano con insistenza che la Chiesa cattolica non li abbandonasse e chiedevano una presenza fisica più grande, cioè che i sacerdoti missionari fossero più frequentemente da loro, nelle loro comunità, una vicinanza quotidiana più permanente. Dicevano che confidano nella Chiesa cattolica. In effetti, la maggioranza dei cristiani fra loro si dichiarano cattolici però si lamentano perché oggi la presenza fisica di missionari nelle loro comunità è minore di una volta, riconoscono che la Chiesa cattolica difende e promuove i loro diritti e la loro dignità, la loro cultura, il diritto alla terra, il diritto ad una educazione adeguata alla salute e così via. Nondimeno hanno bisogno di più missionari, sacerdoti con loro e una difesa impegnativa dei loro diritti, soprattutto il diritto alla terra. Quindi venendo all’incontro con il Papa a Puerto Maldonado, portano queste aspettative e richieste. Sarà senz’altro per loro un’esperienza unica l’incontro col Santo Padre. Saranno profondamente grati al Papa e gioiosi di poterlo incontrare e confidano che la visita del Papa in terra amazzonica sarà una benedizione di Dio e un incoraggiamento per i loro popoli.
A partire dall'incontro di Maldonado, come si farà la preparazione per il Sinodo Pan-amazzonico?
R. – L’incontro di Maldonado sarà il momento più significativo dell’inizio della preparazione del Sinodo per l’Amazzonia. A partire da Maldonado, già orientati più chiaramente dalla Segreteria generale del Sinodo, possiamo mettere in marcia in modo più sicuro la preparazione. Cercheremo di coinvolgere tutta la Chiesa della Panamazzonia: diocesi, vicariati apostolici, prelature, istituzioni missionarie, clero, religiosi e la gente del territorio. Vogliamo coinvolgere al massimo le comunità più umili delle periferie e anzitutto le comunità indigene. A tal fine pensiamo di organizzare incontri di discussione con gli indigeni, con i ribeirinhos, con i quilombaolas, afrodiscendenti, con la gente povera e scartata, per quanto è possibile. Poi si tratterà di produrre anche testi che riguardano la storia dell’evangelizzazione missionaria dell’Amazzonia, la storia dei popoli originari, gli indigeni, la diversità di culture, i problemi della crisi climatica ed ecologica riguardanti l’Amazzonia… E così raccogliere conoscenze sulla realtà missionaria storica, culturale ed ecologica dell’Amazzonia, chiaramente sempre nella prospettiva del Sinodo. In questa preparazione vogliamo inoltre essere attenti a due aspetti fondamentali che Papa Francesco sempre sottolinea riguardo alla Chiesa in Amazzonia, cioè che sia una Chiesa con un volto amazzonico e con un clero autoctono, incluso il clero indigeno.
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