Vescovo Angiuli: la visita del Papa ad Alessano sui passi di don Tonino
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
L’annuncio della visita di Papa Francesco ad Alessano, paese natale di don Tonino Bello, è stato dato stamani dallo stesso vescovo della diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca, mons. Vito Angiuli. Una visita, prevista il 20 aprile, che cade nel 25.mo anniversario della morte del servo di Dio, testimone di una Chiesa in uscita, sempre pronto a difendere la vita, a battersi per la giustizia e la pace. Ma come è stata accolta la notizia della visita del Pontefice? Benedetta Capelli lo ha chiesto allo stesso vescovo:
R. – Naturalmente, è stata entusiastica, anzi, devo dire che c’era un’attesa già da diverso tempo: tutti parlavano, si diceva, si auspicava, si desiderava la venuta del Papa qui, ad Alessano, per cui è stata appresa con grande gioia.
Don Tonino, testimone del Vangelo e di una Chiesa in uscita
D. – 25 anni dalla morte di don Tonino Bello: cosa resta di questo testimone del Vangelo nella vostra diocesi e come testimone nella Chiesa?
R. – I riferimenti a don Tonino sono continui e sono non soltanto nella nostra Chiesa; il suo pensiero è continuamente presente, questo per quanto riguarda la realtà più generale. Per quello che riguarda la nostra Chiesa, noi abbiamo messo in campo una iniziativa che abbiamo chiamato “la Carta di Leuca”, che celebriamo nel mese di agosto, si tratta di un meeting dei giovani del Mediterraneo appartenenti a diverse tradizioni culturali e religiose che desiderano riflettere insieme e operarenel solco della costruzione della pace nel Mediterraneo.
D. – Don Tonino Bello era un prete di una Chiesa in uscita, possiamo dire così. Possiamo anche evidenziare delle affinità con il Magistero di Papa Francesco, secondo lei?
R. – Ma come no! Molte idee, molti gesti, direi anche molte parole: sono quasi da mettere in sovrapposizione l’una con l’altra. Quindi questa non è più soltanto un’ipotesi …
Camminare sui passi del servo di Dio
D. – Cosa lascerà, secondo lei, la visita di Papa Francesco alla vostra Chiesa particolare, una Chiesa che custodisce la memoria di Tonino Bello?
R. – Lascerà la presenza di un Pontefice con questa sintonia spirituale con don Tonino; ma lascerà anche una responsabilità, cioè quella di essere non soltanto persone che così, sentimentalmente si rifanno al pensiero di don Tonino, ma persone che operativamente e praticamente cercano di continuare nel tempo il suo impegno e la sua testimonianza.
Nella morte la risurrezione dell’umanità
D. – Lei conosceva personalmente don Tonino?
R. – Certo che lo conoscevo! Io ho avuto la fortuna di essere a Molfetta come educatore nel Seminario regionale negli undici anni della presenza di don Tonino come vescovo, quindi ricordo benissimo da quando lui è stato ordinato fino alla sua morte: ricordo molto bene i diversi momenti della sua vita. Ero lì, ero presente, per cui ovviamente ho moltissimi ricordi. Ho scritto anche dei libri in questo senso; anzi, don Tonino mi ha anche scritto una prefazione a un mio libro di poesie … quindi, voglio dire, la mia conoscenza di lui è di prima mano.
D. – E c’è una frase in particolare che ha segnato poi anche il suo magistero di vescovo? R. – Io direi che quello che mi ha segnato di più non è tanto una frase, ma un’esperienza, cioè il modo con cui don Tonino ha vissuto la morte e la sofferenza, cioè gli ultimi anni: una modalità dalla tonalità pasquale. Nel momento della sofferenza ha invitato a vivere il senso di una speranza e il senso di una risurrezione che non era soltanto sua personale, ma anche dell’umanità.
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