Giornata di preghiera e digiuno per la pace
Roberto Piermarini - Città del Vaticano
All’Angelus, il Papa Francesco aveva proposto questa speciale Giornata, guardando “al tragico protrarsi di situazioni di conflitto in diverse parti del mondo” invitando anche i fratelli e le sorelle non cattolici e non cristiani ad associarsi “nelle modalità che riterranno più opportune, ma tutti insieme”. Anche oggi sul suo account, in un tweet il Papa ha scritto: "Il nostro Padre celeste ascolta sempre i suoi figli che gridano a Lui nel dolore"
La risposta delle altre confessioni cristiane
L’invito del Papa è stato accolto dal Consiglio mondiale delle Chiese il quale ha reso noto che nella sola Repubblica Democratica del Congo, oltre 4 milioni di persone sono sfollate e più di 13 milioni di congolesi assoluto bisogno di assistenza umanitaria. Stessa tragica situazione nel Sud Sudan dove 2 milioni di persone sono fuggite dal Paese ed altrettanti sono sfollati interni. Nel martoriato Paese africano quasi i due terzi della popolazione hanno bisogno di aiuti umanitari. Il card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani ha invitato il segretario generale del Consiglio Mondiale delle Chiese, il pastore Olav Fykse Tveit a partecipare a questa Giornata di preghiera che diventa – ha scritto in una lettera – “un segno di solidarietà e vicinanza a coloro che soffrono in queste nazioni e soprattutto ai molti cristiani di diverse Chiese che vivono lì e, inoltre, un passo concreto nella testimonianza condivisa del Vangelo della pace, di cui il mondo ha tanto bisogno”. Il pastore Tveit ha raccolto l’invito che ha rivolto alle Chiese membre del Consiglio, ribadendo come siano proprio i bambini, i giovani e le donne ad essere le persone più colpite dalla crisi.
L’impegno della Comunione anglicana
Dal canto suo la Comunione anglicana ha incoraggiato le proprie Chiese a prendere parte all’iniziativa lanciata dal Papa. I vescovi anglicani del Sud Sudan hanno invitato a pregare in particolare per i colloqui di pace in corso ad Addis Abeba. “Preghiamo affinchè Dio Onnipotente possa trasformare i loro cuori e incoraggiarli ad abbandonare i progetti di guerra per costruire la pace. Noi, sud sudanesi – scrivono i presuli anglicani del Paese – siamo stanchi della guerra”. Il Consiglio ecumenico delle Chiese cristiane del Sud Sudan ha scritto che questo evento voluto dal Papa “non ci fa sentire soli nella nostra sofferenza e nel nostro dolore e che il mondo ecumenico è con noi e ci sostiene nel nostro cammino verso la pace e la riconciliazione.
La preghiera delle altre religioni
Anche il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso ha sostenuto il desiderio del Papa di allargare la preghiera ed il digiuno anche ai fedeli delle altre religioni, vivendolo “secondo la propria tradizione e nei propri luoghi di culto”.
In Italia c’è stata l’adesione delle Comunità religiose islamiche.
La lettera del card. Bassetti
Sempre in Italia hanno aderito all’iniziativa tutti i movimenti e le nuove realtà ecclesiali. Il presidente della Conferenza episcopale italiana, il card. Gualtiero Bassetti ha scritto che la sfida di oggi e “organizzare la pace e dare testimonianza che questa è un’autentica vocazione cristiana. La pace va costruita, prima di tutto, nella vita quotidiana: la recente sparatoria in una scuola della Florida dove sono morte 17 persone, è la spia di una società percorsa da un’inquietante scia di rancore e violenza. La pace va poi organizzata nella vita politica: le ultime campagne elettorali nelle più importanti nazioni del mondo sono state caratterizzate da lacerazioni profonde, scontri frontali e spesso da un linguaggio violento. E infine – scrive il card. Bassetti - la pace va organizzata nella vita internazionale: nella Repubblica democratica del Congo, nel Sudan, nella Siria continuamente martoriata da una guerra feroce che ormai da quasi sette anni ha fatto mezzo milione di vittime e milioni di sfollati e profughi”.
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