Papa: il primo altare cristiano è stato quello della Croce
Barbara Castelli – Città del Vaticano
“Quando noi ci avviciniamo all’altare per celebrare la Messa, la nostra memoria va all’altare della Croce, dove è stato fatto il primo sacrificio”. All’udienza generale, Papa Francesco parla della Liturgia eucaristica, precisamente della presentazione dei doni, proseguendo le catechesi dedicate alla Santa Messa. Il tradizionale incontro del mercoledì, come spiegato dallo stesso Pontefice, si svolge in modo singolare a causa del freddo pungente che ha colpito Roma in questi giorni: l’evento ha luogo nell’aula Paolo VI mentre alcuni fedeli, radunati nella Basilica Vaticano, seguono tutto con i maxischermo, prima di incontrare di persona il Successore di Pietro.
Il primo altare è quello della Croce
La preparazione dei doni “è la prima parte della Liturgia eucaristica” ed è significativo e importante che siano i fedeli a portare “il pane e il vino” al sacerdote, quale “offerta spirituale della Chiesa lì raccolta per l’Eucaristia”. “Il centro della Messa”, dunque, “è l’altare, e l’altare è Cristo”. Papa Bergoglio chiarisce che “la vita dei fedeli, la loro sofferenza, la loro preghiera, il loro lavoro, sono uniti a quelli di Cristo e alla sua offerta totale, e in questo modo acquistano un valore nuovo”.
Il Signore dà tanto e chiede poco
Il pane e il vino rappresentano l’offerta della propria vita, “affinché sia trasformata dallo Spirito Santo nel sacrificio di Cristo e diventi con Lui una sola offerta spirituale gradita al Padre”. Il Signore “ci dà tanto”, aggiunge Papa Francesco, e “ci chiede poco”: “ci chiede, nella vita ordinaria, buona volontà; ci chiede cuore aperto, ci chiede voglia di essere migliori”.
La spiritualità del dono di sé
Soprattutto in questo tempo di Quaresima, il Pontefice auspica che tutti i discepoli di Cristo possano coltivare “la spiritualità del dono di sé”, che “questo momento della Messa ci insegna”. Con “il cuore aperto alla potenza di Dio” è possibile trovare senso nelle proprie giornate, vivere in modo pieno “le relazioni con gli altri, le cose che facciamo, le sofferenze che incontriamo, aiutandoci a costruire la città terrena alla luce del Vangelo”.
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