La visita di Francesco a San Gelasio: la gioia dell'incontro
Cecilia Seppia – Città del Vaticano
Il quartiere di Ponte Mammolo è tutto qui, raccolto in festa attorno al Papa che da Vescovo di Roma e da pastore è tornato a visitare le sue pecore. Tanti i momenti di incontro, tanti gli abbracci e le parole lasciate in consegna ai parrocchiani di San Gelasio che, per nulla intimoriti dalla pioggia, hanno fatto sentire al Pontefice tutto il loro affetto e la gratitudine per questo suo ennesimo gesto di misericordia, dono di speranza in un luogo, troppo vicino al carcere di Rebibbia, soffocato da problematiche quotidiane come la povertà, il degrado, le difficoltà legate all’integrazione di tanti immigrati che vivono qui.
Afferrare la mano di Gesù
Nel campo sportivo, tra gli ombrelli e centinaia di palloncini bianchi e gialli, il Papa ha incontrato i bambini e i ragazzi della catechesi, i giovani dell’oratorio e le famiglie. I piccoli hanno voluto consegnargli subito dei regali: un sacco pieno di lettere e disegni e il cappellino con su scritto “ti aspettavamo con gioia!”. A Francesco alcuni di loro hanno raccontato le tante attività della parrocchia, Matteo, ha ammesso di sentirsi in famiglia a San Gelasio e di avere una passione smisurata per il calcio, poi gli ha persino chiesto la firma sul pallone come si fa con i fuoriclasse.
Il Papa ha scherzato sul brutto tempo, prendendo spunto dalla pioggia, per regalare ai piccoli una preziosa parabola di vita:
La vita assomiglia un po’ a questo pomeriggio, perché a volte c’è il sole, ma a volte vengono le nuvole, viene la pioggia e viene il tempo brutto. Cosa deve fare un cristiano? Andare avanti con coraggio, nei tempi belli e nei tempi brutti. Ma ci saranno delle tempeste, nella vita … avanti! Gesù ci guida.
Afferrare la mano di Cristo in tutte quelle situazioni che fanno soffrire, che rattristano, deludono. Il Papa lo ha ripetuto più volte, in un botta e risposta che è terminato con una consegna: “prendete sempre la mano di Gesù” anche quando si sbaglia o si cade, perché Egli è pronto a perdonarci. “Nelle cose brutte, non se ne va!”.
Anziani: braci del mondo
Commovente l’incontro con gli anziani e i malati nel teatro della parrocchia. Il Papa ha abbracciato i presenti uno ad uno, ha stretto decine di mani, benedetto foto e rosari, ascoltato le loro richieste di preghiera e assicurato di portarle nel cuore. Quindi ha chiesto loro di non smettere mai di parlare con i giovani e li ha esortati a non sentirsi inutili. Voi ha detto siete, le braci del mondo e della Chiesa per portare avanti il fuoco:
Vorrei ringraziarvi per quello che fate per il mondo e per quello che fate per la Chiesa. Forse a qualcuno di voi viene in mente di fare la domanda: “Ma cosa faccio, io, per il mondo? Io non vado alle Nazioni Unite, non vado alle riunioni … Sono qui, a casa … Questa testimonianza, ognuno con la fede, con il volere bene alla gente, con fare buoni auguri agli altri, è come conservare il fuoco. Voi siete la brace, la brace del mondo sotto le ceneri: sotto le difficoltà, sotto le guerre ci sono questi braci, braci di fede, braci di speranza, braci di gioia nascosta. Per favore, conservate le braci, quelle che avete nel cuore, con la vostra testimonianza. Siano i problemi che ci sono, siano i problemi che verranno, ma quell’essere consapevoli che io ho una missione, nel mondo e nella Chiesa: portare avanti quel fuoco nascosto, il fuoco di una vita.
Lontano dalle telecamere, prima di iniziare la Santa Messa, Papa Francesco ha svolto poi altri incontri privati nelle sale parrocchiali: con i poveri e gli operatori del Centro Caritas e i volontari del Banco farmaceutico ed alimentare. A seguire si è intrattenuto in un lungo colloquio con due giovani ospiti della parrocchia, provenienti dalla Repubblica del Gambia, rispettivamente di 18 e 25 anni; infine ha voluto confessare alcuni fedeli nella sagrestia.
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