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Papa Francesco e mons. Marcello Semeraro Papa Francesco e mons. Marcello Semeraro

Semeraro: per il Papa, gli Esercizi spirituali sono fondamentali per la riforma

Intervista con il vescovo di Albano, segretario del Consiglio dei Cardinali, a pochi giorni dalla prima riunione del 2018 del C9

Alessandro Gisotti – Città del Vaticano

Prenderà il via lunedì prossimo, 26 febbraio, la 23.ma riunione di Papa Francesco con i Cardinali Consiglieri. Si tratta della prima riunione del C9 del 2018, in un cammino iniziato ormai oltre 4 anni fa con l’istituzione – il 28 settembre 2013 – di questo nuovo organismo con il compito di aiutare il Pontefice “nel governo della Chiesa universale e di studiare un progetto di revisione della Costituzione Apostolica Pastor Bonus sulla Curia Romana”. Per inquadrare le prospettive future del lavoro del C9 abbiamo raccolto la riflessione del segretario del Consiglio dei Cardinali, il vescovo di Albano, mons. Marcello Semeraro:

R. - Direi che nella prossima sessione si riprenderanno delle tematiche già messe all’ordine del giorno anche perché, cammin facendo, alcune tappe si chiariscono. Per cui diciamo che lo sguardo, da parte del Consiglio dei Cardinali sui dicasteri fondamentali, è già in fase conclusiva. Si è nel momento di una rilettura anche a partire da una riflessione sul lavoro compiuto. Il lavoro fatto ha aiutato anche a chiarire alcune questioni che all’inizio non sembravano urgenti.

“Riformare vuol dire mettersi in sintonia con il paradigma della missionarietà”

In un recente articolo per la rivista “Il Regno”, lei ha sottolineato che la dimensione più importante della riforma è quella spirituale, non quella strutturale o funzionale. Che significato hanno dunque gli Esercizi che proprio in questi giorni il Papa sta svolgendo con la Curia Romana ad Ariccia?

R. - Proprio questa mattina (ieri ndr) sono stato lì, alla Casa del Divin Maestro, per salutare il Santo Padre, per assicurargli la preghiera della diocesi. Ho avuto un breve colloquio con lui al termine della meditazione. Il Santo Padre ha sottolineato ancora una volta che gli Esercizi Spirituali della Curia Romana che interrompono il lavoro ordinario - anche attraverso il gesto simbolico di allontanarsi dall’abituale posto di lavoro per intensificare un incontro con Dio - è una riflessione che vede uno accanto all’altro i diversi collaboratori del Papa nella Curia Romana. Già gli Esercizi Spirituali sono riforma in atto! Cosa vuol dirci il Santo Padre? Che sì, la riforma mette in movimento realtà di organizzazioni, cambiamenti nelle strutture, ma il primo cambiamento che occorre fare - e permanentemente - è un cambiamento della mentalità. Quello che la riforma della Curia intende esprimere è, innanzitutto, una sintonia con ciò che il Papa ha scritto nell’Esortazione Evangelii Gaudium, quindi mettersi in quel paradigma di missionarietà, di annuncio del Vangelo, alla luce del quale poi vengono affrontate tutte le altre realtà organizzative e istituzionali. In secondo luogo, riformare vuol dire mettere ancora più in evidenza il rapporto di servizio.

“La riforma della Curia non si fa una volta per sempre!”

“La riforma è un movimento”, ha detto il Papa nell’ultima riunione del C9 nel dicembre scorso. Che significato ha una riforma intesa in questo modo, che possiamo definire profondamente ignaziano, di Sant’Ignazio di Loyola …

R. – Intanto, la riforma della Curia Romana è nata da un movimento da intendersi, davvero come lei ha detto, nel senso ignaziano. C’è stata una mozione degli spiriti all’interno dei cardinali nelle riunioni precedenti l’ultimo Conclave. E da questo confronto è emersa l’istanza che il nuovo Papa avrebbe dovuto portare attenzione alla riforma della Curia Romana, riforma da non intendersi nel senso di aggiustare un qualcosa che va male, che non va bene, ma riforma nel senso di quel semper reformanda che normalmente si applica alla Chiesa, ma ancora più direttamente può dirsi della Curia Romana. La Curia ha sempre conosciuto anche con Pio X, Paolo VI, Giovanni Paolo II e anche Benedetto XVI, degli interventi che possono essere chiamati “di riforma”. Questo significa rendere una realtà sempre più trasparente, sempre più corrispondente alla scopo. In questo senso credo che sia anche da dire che la riforma comporterà sempre degli aggiustamenti. La riforma della Curia non si fa una volta per sempre!

Fra pochi giorni ricorre il quinto anniversario dell’elezione di Francesco alla Cattedra di Pietro. Fare sintesi ovviamente è molto difficile, ma anche personalmente come vescovo innanzitutto, se dovesse indicare una dimensione che la colpisce particolarmente del Magistero di Papa Bergoglio, quale indicherebbe?

R. - Al di là dei contenuti specifici che il Papa ci presenta e che abbiamo anche nei grandi documenti, ed è pensabile che il Papa possa farci anche dono di qualche altro nuovo documento che esprima la linea del Pontificato, però io la riassumerei in questo: il Papa ci chiede di assumere un punto di osservazione nuovo. Ci chiede di avere punti di osservazione molteplici per considerare la realtà. Non per nulla una delle parole che gli è più familiare, ma anche questo viene dalla sua spiritualità ignaziana, è la parola sguardo.

Ascolta e scarica l'intervista a mons. Marcello Semeraro

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22 febbraio 2018, 09:00