Papa: difesa dell'acqua è difesa della vita. La voce di un missionario
Gabriella Ceraso- Città del Vaticano
"La difesa della terra, la difesa dell’acqua, è difesa della vita". Così il Papa nel tweet dal suo account @Pontifex in occasione della odierna Giornata mondiale dell'acqua. Sono 2,5 miliardi le persone che nel mondo vivono in regioni affette da scarsita' di risporse idriche e entro il 2050 a fronteggiare questo problema potrebbe essere il 66% della popolazione mondiale, secondo un rapporto dell’Onu e della Banca mondiale. In questa occasione si susseguono dati allarmanti su quella che Papa Francesco nella Laudato si’ chiama la “questione dell’acqua”, collegandola all’esaurimento delle risorse naturali dovuto alla cattiva abitudine di sprecarle e buttarle via a "livelli inauditi”.
La domanda di acqua supera l'offerta
La “disponibilità di acqua” scrive Francesco nella Laudato si', “è rimasta relativamente costante per lungo tempo, ma ora in molti luoghi la domanda supera l’offerta sostenibile” con gravi conseguenze nel breve e nel lungo termine. La povertà di acqua pubblica, si legge nel documento papale, “si ha specialmente in Africa dove grandi settori della popolazione non accedono all’acqua potabile sicura o subiscono siccità che rendono difficile la produzione di cibo”. Sono i dati che riportano oggi anche Ong come Unicef e Save the Children, denunciando che tra “le principali cause di mortalità infantile vi sono malattie contratte attraverso l’acqua, uno scarso accesso a questa preziosa risorsa, e servizi igienico-sanitari inadeguati”.
L'Africa ricca e sfruttata
Nell’Africa orientale, in particolare, la siccità unita ai conflitti endemici ha condotto nel 2017 alla peggiore carestia degli ultimi anni. L’impossibilità di coltivare e la morte del bestiame causate dalla mancanza d’acqua hanno portato a una gravissima insicurezza alimentare che ha colpito 21 milioni di persone in Somalia (1,2 milioni di bambini malnutriti), Etiopia (3 milioni di bambini e donne incinte o in allattamento malnutriti, dei quali 333.500 bambini affetti da malnutrizione grave acuta), Kenya (circa 483.000 bambini malnutriti) e Sud Sudan (1,8 milioni di bambini e donne incinte o in allattamento malnutriti).
Lo stregone dell'acqua
Una realtà, quella africana, che i comboniani conoscono bene, così come la questione della "giustizia" di cui parla il Papa in tanti interventi in relazione all'accesso all'acqua pura. Sono tante le cause di ingiustizia in Africa, ci spiega fratel Dario Laurencig da un villaggio al confine tra Kenya e Uganda, e l' "acqua è una di queste". Molta terra in Africa è priva di riserve di acqua, perchè è fuori delle aree forestali o perchè, ricorda, "cresce la deforestazione sia per la ricerca di legname sia per lo spazio che le popolazioni stesse si creano". Per questo motivo scavare pozzi può essere una soluzione efficace.
Donne e bambini alla ricerca di acqua
Si scava là dove possono esserci "vene sotterranee", dice il sacerdote comboniano, che è un rabdomante, ed è visto dalla popolazioni dei villaggi come lo "stregone dell'acqua", la fonte della speranza di vita. "Mi aspettano e mi fanno festa", ci racconta fratel Dario, "perchè avere acqua è avere vita. E' l'unica cosa che mi chiedono. Mi dicono che solo in un secondo momento possono pensare al cibo, alla scuola alla famiglia". Molte donne fanno anche 50 chilomentri per raggiungere una fonte di acqua e con loro spesso i bambini, che così sprecano tempo e risorse che dovrebbero andare per esempio alla loro istruzione.
Tutelare il creato, salvaguardare l'acqua
Cosa fare dunque? Per fratel Dario la strada è una sola, come dice Papa Francesco: avere cura del Creato. Nello specifico nell'area dell'Africa orientale in cui d adecenni operano i comboniani, ciò significa salvaguardare il territorio, in particolare la falde acquifere delle zone montuose e educare all'uso dell'acqua, senza sprecarla.
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