74 anni fa l’orrore delle Fosse Ardeatine: le voci dei Papi
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Il mausoleo delle Fosse Ardeatine è il simbolo della furia e dell’orrore del nazismo a Roma. Il 24 marzo 1944, le forse di occupazione tedesche trucidarono 335 uomini, come rappresaglia per l’attentato dei partigiani di via Rasella del giorno prima, dove morirono 33 soldati tedeschi. Inaugurato nel 1949, in occasione del quinto anniversario della strage, il mausoleo è il primo monumento moderno italiano, ed è stato visitato da quattro Pontefici.
Paolo VI il 12 settembre 1965, Giovanni Paolo II il 21 marzo 1982, Benedetto XVI il 27 marzo 2011 e Papa Francesco il 2 novembre dell’anno scorso.
Benedetto XVI: offesa gravissima a Dio
Dopo aver deposto un cesto di fiori davanti alla lapide che ricorda la strage , Papa Benedetto è entrato nel mausoleo e ha sostato davanti alla cancellata maggiore, che rappresenta un drammatico groviglio di corpi martoriati. Era accompagnato dal cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, figlio del colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, caduto nell’eccidio.
Poi, insieme a Riccardo Di Segni, rabbino capo della comunità ebraica di Roma, che ha contato 35 vittime nella strage, ha raggiunto il sacrario che ospita le 335 tombe, sovrastato da un grande monolite, a fare da gigantesca pietra tombale. Lì ha pregato con il salmo 23, poi ha firmato il libro dei visitatori e all’uscita ha pronunciato il suo discorso.
Ed ha concluso:
“dovunque sia, in ogni continente, a qualunque popolo appartenga, l’uomo è figlio di quel Padre che è nei cieli, è fratello di tutti in umanità. Ma questo essere figlio e fratello non è scontato. Lo dimostrano purtroppo anche le Fosse Ardeatine. Bisogna volerlo, bisogna dire sì al bene e no al male”.
Francesco: togliamo i calzari dell'egoismo
Il 2 novembre 2017, dopo aver visitato il cimitero militare americano di Nettuno e celebrato messa davanti alle 7800 croci bianche, ha raggiunto in serata il mausoleo delle Fosse Ardeatine, accolto dalla statua di 6 metri dedicata ai martiri e intitolata Le tre età, opera di Francesco Coccia. Ha pregato davanti alla cancellata maggiore e quindi ha deposto un fiore su ognuna delle 335 tombe di militari, artigiani, operai, studenti e un sacerdote, don Pietro Pappagallo, fucilati nelle grotte e ammassati uno sull’altro. Poi ha pregato insieme al rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni.
“Fa, o Signore, che in questo luogo consacrato alla memoria dei caduti per la libertà e la giustizia, ci togliamo i calzari dell’egoismo e dell’indifferenza e attraverso il roveto ardente di questo mausoleo ascoltiamo in silenzio il Tuo nome: Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, Dio di Gesù, Dio dei viventi”.
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