Pakistan, vescovi dal Papa: mons. Arshad, Francesco ci ama - VIDEO
Giada Aquilino - Città del Vaticano
Un incontro “molto amichevole”, come “una famiglia che parla dei propri problemi”: discriminazioni, accuse di blasfemia, persecuzioni, ma anche fede profonda in un Paese, il Pakistan, dove i cristiani rappresentano il 2% degli oltre 185 milioni di abitanti, in netta maggioranza musulmani. Questa è stata l’udienza di Papa Francesco ai vescovi del Paese asiatico in visita ad Limina, guidati dall’arcivescovo Joseph Arshad, insediatosi a febbraio scorso nella diocesi di Islamabad-Rawalpindi. Il presule, dal novembre del 2017, è anche il presidente della locale Conferenza episcopale.
Le discriminazioni sociali e il caso Asia Bibi
A proposito delle “discriminazioni a livello sociale”, mons. Arshad spiega che si tratta di marginalizzazioni che riguardano sia i cristiani sia pure i musulmani, con una netta spaccatura tra ricchi e poveri. E le accuse di blasfemia non sono “soltanto” per i cristiani, ma - specifica - anche per la realtà maggioritaria. Rimangono però i casi limite, come quello di Asia Bibi, da oltre 3 mila giorni in carcere per presunto oltraggio alla fede islamica. Qualche settimana fa Papa Francesco ne ha ricevuto i familiari e, come testimonia Aiuto alla Chiesa che Soffre, la donna ora può pregare col rosario donatole dal Papa e consegnatole dal marito e dalla figlia nel carcere di Multan.
Le preoccupazioni per le minoranze
Costante il pensiero del Papa per i cristiani del Pakistan, a pochi giorni dal settimo anniversario della morte di Shahbaz Bhatti, ministro per le minoranze, assassinato il 2 marzo 2011 da un estremista islamico. Proprio in queste ore le agenzie internazionali hanno rilanciato la notizia che l’Alta corte di Islamabad ha confermato l’obbligo per tutti i cittadini di comunicare la religione di appartenenza al momento della richiesta dei documenti d’identità. Timori sono stati espressi da attivisti dei diritti umani per gli esponenti delle confessioni minoritarie.
Passi avanti da parte del governo
L’arcivescovo Joseph Arshad vuole però ricordare i “passi avanti” compiuti dal governo sul tema della legge sulla blasfemia e l’impegno della Chiesa pakistana nel dialogo interreligioso, “molto importante per mantenere – spiega – buoni rapporti con i capi religiosi musulmani”. In questa prospettiva, il presule non nasconde che “se le circostanze lo permettessero”, ai vescovi piacerebbe che il Pontefice andasse a trovarli in Pakistan, “perché lui ci ama”.
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