Cappellano di Regina Coeli: il Papa, un padre per i detenuti
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Lo hanno abbracciato, hanno chiesto preghiere, hanno pianto: i detenuti del carcere romano di Regina Coeli hanno accolto così ieri Papa Francesco che ha scelto di celebrare lì la Messa in Coena Domini, lavando i piedi a 12 di loro. Per la quarta volta in 5 anni di Pontificato, il Pontefice ha scelto un istituto di pena per compiere il rito della Lavanda dei piedi.
Francesco ha gettato una luce sulla condizione delle carceri
“E’ stato un evento straordinario per il nostro ambiente – spiega padre Vincenzo Trani, cappellano del carcere di Regina Coeli – una visita del Papa ha sempre un significato speciale ma qui assume un senso diverso. La presenza di Francesco ha gettato una luce sui detenuti, li ha considerati come persone, dando a tutti una lezione di attenzione e rispetto per chi si trova in questa condizione”.
Il Papa è un padre
“La maggioranza dei detenuti – racconta il cappellano - ha pianto e questo dimostra l’intensità di emozioni vissute. Il Papa ha la forza di trasformare subito l’incontro in evento di famiglia per la sua capacità di farsi vicino con il cuore e con i gesti, è una cosa bellissima. Questo senso di famigliarità – prosegue padre Trani - porta a dargli del tu e in tanti lo hanno fatto. Dall’altro lato si avverte la paternità del Papa che si traduce nell’abbraccio e nel linguaggio semplice da capire”.
Speranza e sguardo nuovo
“Poche parole ma importanti – evidenzia il francescano – soprattutto sulla pena di morte che è inumana. A me ha colpito la sua sottolineatura sulla pena che deve aprire alla speranza e l’ergastolo non ha questa prospettiva. Sono due le consegne che Francesco ci ha lasciato anche scritte nel libro dei volontari: la speranza appunto e lo sguardo nuovo che è la conquista che tutti dobbiamo fare. Ovviamente qui in carcere è difficile perché spesso non si ha il sostegno della famiglia, degli affetti. Non si parte da zero ma da sotto terra”.
Coraggio, lavora!
Padre Vittorio Trani racconta pure l’abbraccio che il Papa gli ha dato. “Mi ha detto: coraggio, coraggio, lavora! Non è la prima volta che me lo dice, mi chiede sempre in questo contesto di dare testimonianza di speranza e di fiducia, mi chiede un annuncio non fatto con le parole ma con la vita”.
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