“Dio è un poeta”: il dialogo tra il Papa e il sociologo Wolton
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Francesco non è "il Papa del popolo, ma vuol essere il Papa di tutti”. Non è di sinistra, ma “è in collera contro le follie del mondo, le ingiustizie, gli egoismi, le fabbriche e i commercianti di armi. Ha una grande fiducia nelle persone semplici e meno nelle élites”. Dominque Wolton, settantenne sociologo e teorico della comunicazione francese, descrive così, ai giornalisti in Sala Marconi di Palazzo Pio, il Papa che ha incontrato ben dodici volte, tra il febbraio del 2016 e del 2017. Da questi colloqui, più di un ora ciascuno, ha tratto un libro di 250 pagine uscito nell’edizione francese nel settembre 2017 col titolo “Politique et société” e dal 24 aprile nelle librerie italiane come “Dio è un poeta”.
“Io e il Papa abbiamo riso molto”
“E’ stato un’ incontro umano inatteso – racconta ancora Wolton - lo ha forse interessato il mio essermi dichiarato ‘cattolico al 50%’ e la mia figura di intellettuale francese. Lui dà fiducia alle persone, in questo caso a me”. Si è creato tra noi, prosegue il sociologo francese “un senso di complicità e un fondo di humour che è rimasto in tutti gli incontri. Abbiamo riso molto, anche perché il Papa non si prende molto sul serio”. Bergoglio ha un tratto “estremamente umano, basato anche sul contatto fisico, difficile da trovare tra i principi della Chiesa e anche tra i politici. Sono un pastore, non un professore, dice di sé”. Ho visto in lui, aggiunge Wolton ad Antonella Palermo di Radio Vaticana Italia, "non una Chiesa solenne, ma una Chiesa pastorale, una Chiesa per i poveri peccatori. In altri termini, il Vangelo".
Un poeta che parla dell'utopia dei sogni
Ho scelto per l’edizione italiana questo titolo, “Dio è un poeta”, che è una sua frase, spiega l’intellettuale, “perché vedo in Dio e nel Papa qualcosa che sfugge alla razionalità ma anche ai valori dilaganti oggi. E un poeta non serve a niente, ma serve a tutto.” E ancora nell'intervista a Radio Vaticana Italia aggiunge: "La poesia è qualcosa di gratuito, di sensibile, di inutile, di misterioso, che si contrappone alla ricerca del mero profitto. E il Papa parla dell'utopia dei sogni che si possono realizzare".
"Vede la Chiesa come gioia e libertà"
La sua filosofia della Chiesa, chiarisce ancora Wolton, è “gioia e libertà, e non responsabilità e colpevolezza”, insiste molto sulla parola gioia, e questo è particolare, per me , perché spesso nella Chiesa c’è una tristezza esasperante”. Papa Francesco parla in modo molto semplice e individua i peccati più gravi “nelle rigidità di spirito, le ipocrisie, le disuguaglianze, le ingiustizie”, che lo preoccupano di più dei nodi della bioetica, che reputa comunque importanti. “E chiede che nelle omelie si parli un po’ di meno dei peccati commessi sotto la cintura”.
Un Papa “più francescano che gesuita”
Francesco, conclude l’autore “ama la gente comune, non i preti di corte, i mondani, e in questo è più francescano che gesuita”. Per lui, “la tradizione non è immobile, va reinventata, per questo è movimento”. Parla molto bene delle nuove Chiese, “che daranno una boccata d’ossigeno a quelle vecchie, come la Chiesa europea, che non è più il fulcro del mondo cattolico”. “La mia elezione – mi ha detto – è stata una grazia, per questo non ho paura di niente”.
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