Francesco: non c'è santità senza preghiera
Sergio Centofanti - Città del Vaticano
“Il santo è una persona dallo spirito orante, che ha bisogno di comunicare con Dio. Non c’è santità senza preghiera. #Santità”: è il nuovo tweet lanciato oggi da Papa Francesco che riprende un pensiero dell’Esortazione apostolica Gaudete et Exsultate.
In preghiera costante
Un capitolo dell’Esortazione s’intitola così: “In preghiera costante”. “Malgrado sembri ovvio - scrive Francesco - ricordiamo che la santità è fatta di apertura abituale alla trascendenza, che si esprime nella preghiera e nell’adorazione”. Il santo è “uno che non sopporta di soffocare nell’immanenza chiusa di questo mondo, e in mezzo ai suoi sforzi e al suo donarsi sospira per Dio, esce da sé nella lode e allarga i propri confini nella contemplazione del Signore. Non credo nella santità senza preghiera, anche se non si tratta necessariamente di lunghi momenti o di sentimenti intensi”.
Non tralasciare la preghiera neanche nelle occupazioni
Il Papa cita un grande mistico, San Giovanni della Croce, che raccomandava di «procurare di stare sempre alla presenza di Dio, sia essa reale o immaginaria o unitiva, per quanto lo comporti l’attività»: “In fondo è il desiderio di Dio che non può fare a meno di manifestarsi in qualche modo attraverso la nostra vita quotidiana: «Sia assiduo all’orazione senza tralasciarla neppure in mezzo alle occupazioni esteriori. Sia che mangi o beva, sia che parli o tratti con i secolari o faccia qualche altra cosa, desideri sempre Dio tenendo in Lui l’affetto del cuore»”.
La voce di Dio risuona nel silenzio
“Ciò nonostante, perché questo sia possibile - prosegue il Papa - sono necessari anche alcuni momenti dedicati solo a Dio, in solitudine con Lui (…) Vorrei insistere sul fatto che questo non è solo per pochi privilegiati, ma per tutti, perché «abbiamo tutti bisogno di questo silenzio carico di presenza adorata» (San Giovanni Paolo II). La preghiera fiduciosa è una risposta del cuore che si apre a Dio a tu per tu, dove si fanno tacere tutte le voci per ascoltare la soave voce del Signore che risuona nel silenzio”.
Senza ascolto di Dio, le nostre parole sono solo rumori
“In tale silenzio è possibile discernere, alla luce dello Spirito, le vie di santità che il Signore ci propone. Diversamente, tutte le nostre decisioni potranno essere soltanto ‘decorazioni’ che, invece di esaltare il Vangelo nella nostra vita, lo ricopriranno e lo soffocheranno. Per ogni discepolo è indispensabile stare con il Maestro, ascoltarlo, imparare da Lui, imparare sempre. Se non ascoltiamo, tutte le nostre parole saranno unicamente rumori che non servono a niente”.
La preghiera non è evasione che nega il mondo
Tuttavia - spiega Francesco – “il silenzio orante” non va inteso “come un’evasione che nega il mondo intorno a noi. Il ‘pellegrino russo’, che camminava in preghiera continua, racconta che quella preghiera non lo separava dalla realtà esterna: «Se mi capitava di incontrare qualcuno, tutte quelle persone senza distinzione mi parevano altrettanto amabili che se fossero state della mia famiglia. […] Non solo sentivo questa luce dentro la mia anima, ma anche il mondo esterno mi appariva bellissimo e incantevole»”.
La preghiera è amore di Dio che diventa amore per i fratelli
“Alcuni, per pregiudizi spiritualisti, pensano che la preghiera dovrebbe essere una pura contemplazione di Dio, senza distrazioni, come se i nomi e i volti dei fratelli fossero un disturbo da evitare. Al contrario, la realtà è che la preghiera sarà più gradita a Dio e più santificatrice se in essa, con l’intercessione, cerchiamo di vivere il duplice comandamento che ci ha lasciato Gesù. L’intercessione esprime l’impegno fraterno con gli altri quando in essa siamo capaci di includere la vita degli altri, le loro angosce più sconvolgenti e i loro sogni più belli”.
La Chiesa ha bisogno delle anime contemplative
Infine, solo per dare qualche ulteriore spunto di lettura sul tema, si può citare la Costituzione apostolica “Vultum Dei quaerere” (29 giugno 2016) sulla vita contemplativa femminile in cui Francesco esprime la sua gratitudine alle religiose interamente donate a Dio: “Carissime sorelle contemplative, che ne sarebbe senza di voi della Chiesa e di quanti vivono nelle periferie dell’umano e operano negli avamposti dell’evangelizzazione? La Chiesa apprezza molto la vostra vita interamente donata. La Chiesa conta sulla vostra preghiera e sulla vostra offerta per portare agli uomini e alle donne del nostro tempo la buona notizia del Vangelo. La Chiesa ha bisogno di voi!”.
Le comunità monastiche, una presenza insostituibile
E incontrando i Cistercensi della stretta osservanza il 23 settembre 2017, il Papa afferma: “Attraverso di voi desidero inviare un cordiale saluto ai confratelli e alle consorelle dei vostri monasteri sparsi in vari Paesi. Vado con il cuore e con la mente ai vostri chiostri silenziosi, da cui sale incessante la preghiera per la Chiesa e per il mondo. E ringrazio il Signore per la presenza insostituibile delle comunità monastiche, che rappresentano una ricchezza spirituale e un costante richiamo a cercare anzitutto ‘le cose di lassù’, per vivere nella giusta misura le realtà terrene”.
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