Francesco ai Missionari della misericordia: sentirsi per primi perdonati
Adriana Masotti - Città del Vaticano
Si conclude oggi a Roma il secondo incontro dei Missionari della Misericordia iniziato lo scorso 8 aprile, Domenica della Misericordia, e organizzato dal Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. A chiudere l'evento, l’udienza stamattina con il Papa nella Sala Regia del Palazzo Apostolico, in Vaticano. A seguire la concelebrazione della Santa Messa nella Basilica di San Pietro, presieduta da Francesco.
Non ostacolare l'accesso al perdono del Padre
Più di 550 i Missionari presenti, provenienti dai 5 continenti: al cuore del ministero speciale affidato loro dal Papa, il sacramento della Riconciliazione e di questo sacramento e della misericordia di Dio il Papa ha riflettuto con loro nel suo intervento.
Davvero dobbiamo riconoscere – ha esordito - che la misericordia di Dio non conosce confini e con il vostro ministero siete segno concreto che la Chiesa non può, non deve e non vuole creare alcuna barriera o difficoltà che ostacoli l’accesso al perdono del Padre.
Il Papa vuole che la responsabilità loro affidata si esprima al meglio e per questo propone alcune riflessioni che prendono spunto da brani della Sacra Scrittura, in particolare dal libro del profeta Isaia e dalle lettere dell’Apostolo Paolo.
Riconoscere per primi la misericordia di Dio
La prima indicazione è la coscienza di essere collaboratori di Dio, suoi ambasciatori: “Il messaggio che portiamo a nome di Cristo è quello di fare pace con Dio" - dice il Papa - "Come si vede, Dio ha bisogno di uomini che portino nel mondo il suo perdono e la sua misericordia”.
Ma “essere collaboratori della misericordia presuppone di vivere l’amore misericordioso che noi per primi abbiamo sperimentato” – prosegue – è necessario quindi “riconoscere la misericordia di Dio anzitutto nella propria esistenza personale”. E’ questo il punto di partenza: “Dio mi ha trattato con misericordia”. Per questo “i ministri non si mettono sopra gli altri come fossero dei giudici”. E, a braccio, aggiunge:
Io vi confesso che tante volte, tante volte, mi fermo su questo versetto: “Sono stato trattato con misericordia”. E a me questo fa bene, mi dà coraggio. E per così dire… ma sento come l’abbraccio del Padre, le carezze del Padre. Ripetere questo, a me personalmente, mi dà tanta forza, perché è la verità: anche io posso dire “sono stato trattato con misericordia.
Non rendere vana la grazia
Il secondo pensiero è non vanificare la grazia di Dio, ma sostenerla e portarla avanti. Chi si confessa - spiega il Papa - ha già incontrato il Signore e bisogna stare attenti a non allontanarlo con il nostro atteggiamento e dice:
Non c’è bisogno di far provare vergogna a chi ha già riconosciuto il suo peccato e sa di avere sbagliato; non è necessario inquisire, là dove la grazia del Padre è già intervenuta; non è permesso violare lo spazio sacro di una persona nel suo relazionarsi con Dio”.
E cita l’esempio di un cardinale, prefetto di una Congregazione della Curia Romana, che si reca a confessare in una chiesa due, tre volte alla settimana e che un giorno gli ha detto: “Quando io percepisco che una persona incomincia a fare fatica nel dire, e me ne accorgo subito dove c’è la cosa, dico: ho capito. Continua avanti". E - commenta Francesco - "quella persona respira".
Un cammino che dà nuovo senso alla vita
Dopo l’ascolto, l’accompagnamento del peccatore riconciliato lungo un cammino che è di liberazione e di apertura alla fiducia, alla gioia e alla speranza.
Tuttavia ci sono dei momenti in cui si sente il silenzio e l’abbandono di Dio. “Non solo – afferma il Papa - nelle grandi ore oscure dell’umanità di ogni epoca, che fanno sorgere in molti l’interrogativo sull’abbandono di Dio Penso adesso alla Siria di oggi, per esempio". Ma avviene che anche nelle vicende personali, anche per i santi. E Francesco ricorda il grande abbandono provato da Gesù stesso sulla croce e dice: “
Il grido di Gesù sulla croce: 'Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?', dà voce all’abisso dell’abbandono. Il Padre però non gli risponde. Le parole del Crocifisso sembrano risuonare nel vuoto, perché questo silenzio del Padre per il Figlio è il prezzo da pagare perché nessuno più si senta abbandonato da Dio.
Dio non ci dimentica mai
Ma ancora, citando le parole del profeta Isaia: «Ecco, sulle palme delle mie mani ti ho disegnato», il Papa torna a ribadire la certezza che Dio non si dimenticherà del suo popolo, non si dimenticherà di ciascuno di noi. Isaia infatti conclude con la promessa di Dio: 'Io non ti dimenticherò mai'.
Di questa certezza i Missionari della misericordia sono chiamati a essere interpreti e testimoni - conclude il Papa - e alla fine racconta, improvvisando, due aneddoti della sua vita a Buenos Aires legati alla figura di due grandi confessori pieni di misericordia, da cui ha imparato tanto.
Mons. Ruiz Arenas: ambasciatori della Misericordia di Dio
Al termine dell'udienza, Mabel Griselda Mutual ha raccolto la testimonianza di monsignor Octavio Ruiz Arenas, segretario del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. “Papa Francesco desiderava davvero incontrare i missionari della Misericordia - ha spiegato monsignor Ruiz Arenas - sia per ringraziarli per il servizio che prestano in questo momento nella Chiesa, sia per incoraggiarli a continuare, con grande fiducia nel Signore, in questo servizio che lui ha affidato a circa mille sacerdoti di tutto il mondo”.
“Il Pontefice ha voluto veramente ricordare che loro non soltanto sono ministri del sacramento della riconciliazione, ma devono essere ambasciatori della misericordia di Dio. Da una parte perché loro stessi devono sentire e vivere quella misericordia nella propria vita, ma anche perché devono essere persone aperte ad essere misericordiosi con tutti”.
“Il Papa - ha concluso il segretario del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione - ha anche ricordato le figure di alcuni sacerdoti che durante tutta la loro vita hanno amministrato questo sacramento con grande intensità, con grande amore, e soprattutto hanno sentito che il Signore voleva chiedere a loro questo servizio e lo hanno fatto con immensa gioia”.
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