Poretti: il Papa ha ragione, l’umorismo nasce dall’umiltà
Fabio Colagrande - Città del Vaticano
Con l’umorismo si comunica meglio. “Ho trovato stupefacente questa riflessione, contenuta nell’Esortazione ‘Gaudete et Exsultate’ di Papa Francesco, sul senso dell’umorismo come caratteristica della santità”. Ad affermarlo è Giacomo Poretti, attore comico e sceneggiatore, componente del trio ‘Aldo, Giovanni e Giacomo’. “Ammetto – spiega il comico – che l’affermazione mi mette in imbarazzo perché mi chiama in causa in prima persona. Ma mi è sembrato che il Papa spiegasse quello che io penso da sempre: e che cioè il linguaggio dell’ironia dispone positivamente le persone, rende accettabili concetti complicati ed è dunque lo strumento migliore, il più efficace, per comunicare con gli altri”.
L’efficacia di un linguaggio trasversale
“Non è una novità – riflette Poretti – che i santi abbiano sempre utilizzato l’umorismo. Se pensiamo a S. Francesco poi, c’è chi l’ha definito un teatrante nato per la sua capacità di utilizzare il linguaggio della provocazione o vere e proprie “messe in scena” per realizzare la sua missione”. “L’affermazione del Papa è illuminante – continua Poretti – proprio perché incoraggia l’uso di certi linguaggi, che noi tecnicamente chiamiamo ‘trasversali’, capaci cioè di unire e creare alleanze e quindi in grado di portare verso la santità”.
Una gioia incomprensibile per il mondo
“Francesco ha ragione anche quando afferma che la fede procura una gioia spesso incomprensibile con i criteri mondani. Lo vediamo leggendo le biografie di molti santi, spesso capaci di vivere grandi sacrifici mantenendo però gioia, mitezza e disponibilità, con un atteggiamento che molti chiamerebbero ‘da stupidi’ “.
Autocritica, esercizio quotidiano
“In fondo – spiega il comico – è capace di usare il senso dell’umorismo solo colui che è umile e cioè non si prende troppo sul serio, non crede di essere lui la soluzione di tutti i problemi. E il comico, quando fa delle domande irriverenti, le rivolge prima a sé stesso e poi al pubblico”. “Direi anzi che l’autocritica è un esercizio quotidiano che dovremmo applicare su noi stessi”.
Se prevale l’aggressività è l’inferno
“Mi ha colpito anche l’affermazione del Papa sul malumore che non è certo un segno di santità”, aggiunge Poretti. “Anche perché il malumore oggi è diffusissimo, insieme alla rabbia, all’aggressività: specie nei social e sui media, ma non solo, come nota Francesco. Io non so spiegarmelo, ma è proprio così. E quando ci si lascia vincere da questi sentimenti è l’inferno in terra”. “Dovremmo, soprattutto noi credenti, abbandonare l’aggressività quando disputiamo in rete. Essere miti e capaci di ascoltare anche ciò su cui non siamo d’accordo, per poi proporre il nostro punto di vista con fermezza, ma senza aggressività: senza insultare o offendere gli altri”.
Io santo? Ridiamoci sopra
“Devo ammettere però – conclude Poretti – che non avevo mai pensato che facendo il comico potessi anch’io aspirare alla Santità. Anzi, se dovessi incontrare Papa Francesco gli chiederei se ne è proprio convinto. Forse è meglio non pensarci troppo e – appunto – riderci sopra!”.
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