Mons. Lojudice: il Papa darà nuova forza alla comunità di Ostia
Alessandro Gisotti – Città del Vaticano
Cresce l’attesa ad Ostia tra i fedeli, e non solo, per la visita di Papa Francesco che, domenica prossima, celebrerà il Corpus Domini in questo quartiere di Roma da lui già visitato nel 2015 e nel 2017. Ieri sera, i fedeli delle parrocchie ostiensi si sono ritrovati per pregare tutti assieme sulla spiaggetta dell’Idroscalo, la zona periferica di Ostia. A presiedere la celebrazione, il vescovo ausiliare della diocesi di Roma per il settore Sud, mons. Paolo Lojudice che, intervistato da Vatican News, sottolinea l’importanza di questo Corpus Domini ai “confini della diocesi di Roma”.
La comunità dei fedeli di Ostia, ha voluto pregare ieri sera con una veglia sulla spiaggia, di fronte al mare che contraddistingue questo quartiere di Roma, proprio per dare a Papa Francesco il senso di un’accoglienza innanzitutto di un popolo credente …
R. – L’avevamo pensato insieme con i parroci, e si era pensato di farlo proprio nella spiaggetta chiamata “dell’Idroscalo”, quindi siamo proprio alla fine della punta estrema di Ostia oltre che della nostra diocesi. Ieri è stato un momento bello perché proprio in preparazione a domenica, c’è stata l’esposizione del Santissimo Sacramento e quindi anche l’adorazione. Un bel momento che ci ha aiutato a entrare nel clima di questa festa del Corpus Domini che vede la presenza di Papa Francesco tra le strade e le vie di Ostia.
Proprio l’Idroscalo, la zona di Nuova Ostia, è stata in particolare recentemente oggetto di atti di criminalità con una grande esposizione mediatica. Quanto questo Corpus Domini con Papa Francesco può dare uno slancio, un rinnovamento non solo alla comunità di credenti di Ostia, ma a tutta la cittadinanza?
R. – Il male si combatte facendo un bene in più: l’unico modo è questo. E quindi, sicuramente il Corpus Domini, è la celebrazione, oltre alla processione, più intensa, potremmo dire anche più importante che c’è nella nostra tradizione di fede cattolica. Viverla lì, come appunto abbiamo detto anche altre volte in questo periodo, significa certamente creare una prossimità con delle zone che, come altre zone di Roma, perché noi lo sappiamo bene, che in alcuni momenti certi fatti chiaramente vengono enfatizzati non perché non ci siano o non siano gravi, ma chiaramente, se ne parla un po’ di più e quindi anche l’attenzione dell’opinione si riversa in quelle situazioni che purtroppo non sono le uniche nella nostra città, e lo sappiamo bene... Però, diciamo, se n’è parlato e allora si è proprio cercato di dire a tutte le persone, proprio perché adesso c’è una forte attenzione su questi fatti negativi, noi dobbiamo dare invece una spinta in senso positivo; soprattutto in quello di sentire, vedere e sperimentare una comunità cristiana più unita, anche quella che fa riferimento alle otto parrocchie della cittadina di Ostia: proprio come segno di unità che è un segno di forza, è un segno di una volontà e di un desiderio di combattere il male comunque molto intenso. E allora, è la nostra sfida, la sfida di Ostia è proprio di riprendersi un po’ in mano e di rilanciare: segni di speranza, segni di bontà, di generosità, di solidarietà che sono le cose che possono far diminuire quel senso di male, quel senso di mafiosità – lo si dice spesso – che anche in quelle zone è presente.
Il Corpus Domini di Papa Francesco a Ostia, 50 anni dopo Paolo VI, è anche il segno di una "Chiesa in uscita" e anche di una "Chiesa sinodale": il Corpo di Cristo camminerà per le vie di una realtà di periferia rispetto al centro della città …
R. – E’ lui: è il nostro Papa Francesco che ci porta e ci riporta continuamente a riguardare, a ripartire un po' dalle zone un po’ più lontane – la punta, il confine della nostra diocesi. Direi che è un punto di lontananza ma proprio alla luce, nell’orizzonte di guardare verso il centro e soprattutto di riportare l’attenzione al centro che è Gesù Cristo. E questo il Papa ce lo ricorda con la sua presenza, con i suoi gesti: “E’ a Lui che dovete guardare, a Cristo, al Buon Pastore”. E quindi speriamo che questo trovi spazio anche nelle menti e nei cuori di tanta gente che vive lì e che possa sentirsi – io me lo auguro! – richiamata in causa, coinvolta per dire: “Voi non siete ai confini, anzi: al centro”, e quindi ripartiamo dal centro per darci speranza gli uni agli altri.
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