Il Papa a Nomadelfia: la “scuola vivente” fondata da don Zeno
Alessandro Guarasci, Città del Vaticano
A Nomadelfia c’è anche una scuola. L’obiettivo è formare “cittadini equilibrati, onesti e responsabili, che sappiano inserirsi con serenità nel tessuto sociale”. Il modello pedagogico viene chiamato “scuola vivente” perché mira ad “una formazione che prepari alla vita, rifiutando ogni forma di nozionismo”.
La responsabile della scuola superiore Maria Izzo dice che “questa esperienza di scuola è nata nel 1968. In pratica, don Zeno voleva rivalutare la centralità della famiglia nell’educazione. Fu un’intuizione profetica: anche nella formazione scolastica la presenza dei genitori. Questi ultimi gestiscono e organizzano la scuola: molti anche insegnando, ma soprattutto organizzando, anche a livello di scelta degli insegnanti esterni. L’obiettivo di questa scuola, così come è nata, è la centralità dell’uomo, dell’uomo secondo la sua vera natura, come diceva sempre don Zeno: mettere al centro l’uomo secondo la sua vera natura, come è stato voluto e creato da Dio”.
L’approccio didattico qual è? Perché spesso la scuola italiana viene accusata di nozionismo…
R. – Le informazioni importanti vanno sapute, non si può fare a meno di alcuni elementi di questo genere. Però sicuramente si va al contenuto del problema, dell’argomento. E poi soprattutto approfittiamo anche delle migliaia di persone che passano da Nomadelfia; e ogni anno c’è qualcuno che può trasmetterci le sue esperienze e competenze.
Insomma, più che altro una scuola di vita, non solo una scuola classica…
R. – Sì, infatti don Zeno parlava di “scuola vivente”, cioè il ragazzo che deve vivere quello che studia. Si pensi al fatto stesso che questa scuola sia molto inserita nel contesto della comunità, per cui tutte le cose che vengono vissute dalla comunità - per esempio questo evento eccezionale della visita del Santo padre - sono state oggetto di ore e ore di scuola per noi. La scuola punta ad approfondire anche la storia della Chiesa; dei Papi, di questo Papa.
E poi?
R. - E poi c’è anche l’alternanza scuola-lavoro, che adesso va tanto, e che la scuola di Nomadelfia ha iniziato ad applicare già tanti anni fa, perché i nostri ragazzi fanno anche esperienze sotto la guida dei genitori. Questo è molto interessante nelle aziende; i ragazzi imparano anche un po’ i problemi del lavoro, dell’azienda agricola per esempio: come nascono le cose che abbiamo sulla tavola; e partecipano ai lavori dell’agricoltura, alla raccolta delle olive e dell’uva. Quindi, tutto ciò che è il Creato diventa anche oggetto di studio, come collaborazione dell’uomo a Dio.
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