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I Papi contro le mafie, nel segno del Vangelo

25 anni fa il grido contro la mafia di san Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi ad Agrigento. Da Papa Wojtyla a Francesco, passando per Benedetto XVI la continuità del magistero degli ultimi Pontefici nelle dure prese di posizione contro i mafiosi

Salvatore Tropea – Città del Vaticano

La più antica e grande forma di antimafia è forse il Vangelo, le parole di Cristo che condannano senza mezzi termini quanti attentano la dignità e la vita umana. Una condanna che la Chiesa ha ribadito soprattutto negli ultimi anni, e in particolare con gli ultimi Papi. Da Giovanni Paolo II ad Agrigento il 9 maggio del 1993 - a circa un anno dagli attentati a Falcone e Borsellino - fino a Francesco in Calabria nel 2014. Ma anche Benedetto XVI, nel suo viaggio a Palermo il 3 ottobre 2010, si scagliò contro “le suggestioni della mafia, che è una strada di morte, incompatibile con il Vangelo”.

L’anniversario

Proprio oggi, 9 maggio, si ricordano i 25 anni esatti della visita di Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi quando, al termine dell’omelia, lanciò un duro anatema contro la criminalità organizzata e i mafiosi. Da giorni ad Agrigento si tengono celebrazioni per ricordare la visita pastorale del Pontefice e oggi alle 18, davanti al Tempio della Concordia, ci sarà una solenne celebrazione presieduta da tutti i vescovi della Sicilia, che lanceranno per l’occasione un messaggio, ricordando l’invito alla conversione rivolto da Giovanni Paolo II

Benedetto XVI a Palermo

Più volte, nel corso degli anni, i Papi si sono espressi contro la mafia e hanno condannato gli atteggiamenti criminali. In particolare a Palermo, in piazza Politeama, il 3 ottobre 2010, Benedetto XVI durante il suo incontro con i giovani siciliani si espresse così: “Non abbiate paura di contrastare il male! Insieme, sarete come una foresta che cresce, forse silenziosa, ma capace di dare frutto, di portare vita e di rinnovare in modo profondo la vostra terra! Non cedete alle suggestioni della mafia, che è una strada di morte, incompatibile con il Vangelo”.

La scomunica di Francesco

La criminalità organizzata, negli anni, è arrivata addirittura ad impossessarsi di simboli o figure religiose, con rituali e forme di devozione che hanno storpiato e strumentalizzato la religiose stessa. Per i loro atteggiamenti, infatti, i loro crimini e la vita votata al male, i mafiosi “non sono in comunione con Dio”, come ha affermato Papa Francesco nella sua omelia nella Piana di Sibari, a Cosenza, in occasione della sua visita pastorale in Calabria del 21 giugno 2014. In quell’occasione il Pontefice arrivò a scomunicare – fu il primo Papa a farlo – i mafiosi che “nella loro vita seguono questa strada di male”.

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09 maggio 2018, 09:06