“Chi prega si salva”: la prefazione di Papa Francesco
Michele Raviart – Città del Vaticano
“Vieni dunque, Signore Gesù. Vieni a me, cercami, trovami, prendimi in braccio, portami”. Papa Francesco ricorda questa preghiera di Sant’Ambrogio, nella prefazione alla sesta edizione del libretto “Chi prega si salva”, ideato don Giacomo Tantardini nel 2001 per “raccogliere le preghiere più semplici della tradizione cristiana e tutto ciò che aiuta a fare una buona Confessione”.
È il Signore a prendere l’iniziativa
Don Tantardini, scomparso nel 2012, “ci ricorda il suo cuore bambino”, scrive il Papa, “la sua preghiera così cosciente che è il Signore il primo a prendere l’iniziativa e non possiamo fare niente senza di Lui”. Tradotto in tutto il mondo e pubblicato dalla rivista “30giorni”, il volume ha raggiunto anche molte missioni cattoliche nel mondo.
La vergogna è una grazia
Uno degli obiettivi del libretto, ricorda lo stesso Papa, e suggerire “come confessarsi bene”. Dall’esame di coscienza al dolore sincero per il male commesso, “senza vergognarsi della propria… vergogna”, “perché anche la vergogna è una grazia se ci spinge a chiedere il perdono”.
Dio vuole la tua gioia
“Al Signore basta un accenno di pentimento”, scrive ancora il Papa, “Nel confessionale dobbiamo essere concreti nell’accusa dei peccati, senza reticenze, ma poi vediamo che è il Signore stesso che ci ‘tappa la bocca’, come a dirci: basta così… Gli basta vedere questo accenno di dolore, non vuole torturare la tua anima, la vuole abbracciare. Vuole la tua gioia”.
La misericordia attende paziente
“Chi si confessa bene diventa Santo”, ripeteva spesso don Tantardini. Tutto è in mano alla misericordia divina che, continua Francesco, “attende paziente il ritorno del figliol prodigo, anzi lo anticipa, lo previene toccando per prima il suo cuore, così da destare in lui il desiderio di poter essere riabbracciato dalla Sua infinita tenerezza e di poter ricominciare a camminare”
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