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Papa Francesco e mons. Marcello Semeraro, segretario del Consiglio di Cardinali Papa Francesco e mons. Marcello Semeraro, segretario del Consiglio di Cardinali 

Mons. Semeraro: Francesco sta riformando la Curia con lo stile dell'ascolto

Intervista con il segretario del Consiglio di Cardinali sui primi 5 anni di lavoro dell'organismo voluto da Papa Francesco per aiutarlo nell'impegno di riforma della Curia Romana.

Alessandro Gisotti – Città del Vaticano

Al termine dell’ultima riunione del Consiglio di Cardinali, il 13 giugno scorso, è stato pubblicato un documento sul processo di riforma della Curia Romana. Tra le cose sottolineate nel testo: il principio ispiratore, cioè quello missionario, e tre criteri per la riforma: tradizione, aggiornamento e coordinamento. Sui risultati raggiunti dal Consiglio in questi 5 anni di lavoro e sulle prospettive per il futuro, Vatican News ha intervistato mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano e segretario del Consiglio di Cardinali:

Mons. Semeraro, cosa la colpisce del cammino svolto finora, avendolo vissuto poi fin dal principio con un ruolo particolarmente significativo…

R. – La cosa che sempre favorevolmente mi ha impressionato è stata la piena disponibilità dei cardinali membri del Consiglio ad andare incontro al desiderio del Papa di avviare questo processo di riforma della Curia. Tuttavia, terrei anche a precisare che la Curia, essendo uno strumento di servizio, è sempre una realtà in processo di riforma, di adattamento, in modo tale da poter sempre corrispondere al bisogno e alla necessità della Chiesa.

 

Qualcuno parla di “lentezza” di questo processo, e anche di “correzioni di rotta”. Dalla prospettiva interna del Consiglio, come valuta queste osservazioni?

R. – Quanto alla lentezza, mi è stato detto che il processo di elaborazione di Pastor bonus (Costituzione apostolica approvata da Giovanni Paolo II nel 1988, ndr) è durato più o meno quanto la durata di questo processo: cinque anni. La differenza è che, probabilmente, il processo attuale, nelle sue diverse tappe, è maggiormente sotto gli occhi di tutti ed è anche richiamato, attraverso i briefing e le relazioni che la Sala Stampa fa. Quindi, probabilmente, non essendo un lavoro segreto, ma essendo un lavoro che per questo aspetto è un po’ sotto gli occhi di tutti, può dare l’idea della lentezza del processo. Ma non le dispiace se io, in un tempo di fretta e di eccessive accelerazioni, farei anche un elogio della lentezza! Lentezza non significa svogliatezza o altro: lentezza qui significa ponderazione. Le correzioni di rotta, invece, proprio non le vedrei.

“Il Consiglio di Cardinali ha lavorato con ponderazione ma senza correzioni di rotta”

Il Consiglio di Cardinali ha svolto oltre 100 riunioni ufficiali. Come si è sviluppato il modo di lavorare in un percorso lungo ormai quasi cinque anni?

R. – Il criterio è quello della consultazione: consultazione delle diverse realtà interessate. In primo luogo sono stati consultati i capi Dicastero, i responsabili dei diversi uffici della Curia Romana, essendo questo il primo soggetto interessato. Questo ha avuto già delle attuazioni, anche se l’attenzione dell’opinione pubblica si è concentrata su alcuni aspetti anche economici-amministrativi. Richiamerei, per esempio, l’istituzione della Terza Sezione che interviene sulla Segreteria di Stato. Richiamerei l’intervento sulla traduzione e gli adattamenti dei libri liturgici, che interviene sulla Congregazione per il Culto Divino. In questo senso, il processo di riforma della Curia non è di là da venire, ma è un processo che già si sta realizzando in questioni importanti che probabilmente non attirano l’attenzione dell’opinione pubblica, così come può attirarla una questione economica, come un bilancio della Santa Sede. Tuttavia credo che la vita della Congregazione per il Culto Divino e le altre realtà alle quali ho accennato siano altrettanto importanti nella vita della Chiesa!

Per averlo visto da vicino, come descriverebbe il modo di Papa Francesco di partecipare alle riunioni del Consiglio. Cosa gli sta più a cuore in queste riunioni di lavoro?

R. – Il Papa, in un discorso molto importante fatto in occasione del 50.mo dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi, ha detto che la sinodalità comincia con l’ascolto e poi ha precisato che è un ascolto reciproco. Lo stile del Papa con il quale egli è presente alle riunioni è anzitutto questo. Pensi, il Santo Padre non ha voluto fare un discorso ufficiale neanche all’inizio dei lavori del Consiglio dei Cardinali, ma volle subito mettersi in ascolto di quanto nei mesi di quella prima estate i cardinali avevano raccolto nella consultazione. E ricordo che in quel periodo furono oltre 100 i dossier che ho dovuto esaminare e ordinare personalmente per l’archivio. L’ascolto, l’intervento discreto, anche la risposta laddove al Papa viene chiesto un suo parere… Ma dico un intervento discreto nel senso di quella discrezione che è caratteristica della virtù della prudenza che è la virtù - secondo lo schema classico anche di San Tommaso - di chi governa.

“Sinodalità, ascolto, discernimento: così governa Papa Francesco”

Quindi l’ascolto è la cosa che sta più al cuore al Santo Padre per un’opera di discernimento…

R. – Il discernimento non comincia con le decisioni già prese. Si dialoga, cercando di collocarsi nella prospettiva dell’altro. Questo ovviamente richiede molta più fatica rispetto al valutare ed assumere un voto di maggioranza o di minoranza. Il Consiglio di Cardinali normalmente sottopone ad un voto dei presenti, ad una delibera anche votata dei presenti, sui diversi punti qualificanti. Laddove non si raggiunge l’unanimità - o, diremmo, maggioranze qualificate di 8 voti su 9 - laddove non si raggiunge questa unanimità o maggioranza qualificata, il Consiglio sceglie di tornare a riflettere sulla questione.

C’è ora una bozza di Costituzione Apostolica, Praedicate Evangelium. Quali sono i prossimi passi che si possono prevedere in questo processo di riforma? Il Papa ha espresso un pensiero sul futuro di questo Consiglio che lo aiuta ormai da 5 anni?

R. – Il Consiglio di Cardinali è stato istituito dal Papa non primariamente per la riforma della Curia Romana. Lo ha istituito come gruppo per consigliarlo nel governo della Chiesa universale e, essendo emersa questa istanza negli incontri pre-conclave, anche per studiare un progetto di revisione della Costituzione Apostolica. Anche quando avrà raggiunto il suo obiettivo di proporre al Papa questo testo di Costituzione, il Consiglio continua nelle sue attività precedenti. Probabilmente, io questo non lo so, secondo ritmi forse anche differenti… Questo organismo è affidato soprattutto al discernimento del Papa, quindi potrebbe chiamarlo quando egli ritiene. Quanto alla riforma della Curia, il Consiglio di Cardinali ha messo a punto una bozza di proposta perché il Consiglio fa delle proposte. Una bozza di proposta che adesso, in questi mesi estivi, si provvede a rifinire, a risistemare in modo tale da dare al Papa un testo che sia più o meno omogeneo nell’equilibrio, nel linguaggio. E poi, così come è stato fatto per Pastor bonus, l’intenzione del Santo Padre è quella di avviare una consultazione sugli organismi, credo che saranno senz’altro i Dicasteri della Curia Romana e altre realtà che il Papa riterrà di consultare.

Quindi si può dire che alla conclusione di questa estate, nel mese di settembre prossimo, ci sarà una definizione?

R. - Nel mese di settembre, questo è nell’ordine è delle cose, al Papa sarà dato un testo omogeneo che ormai nella sua realtà è già messo a punto, in questi incontri, come è stato detto anche nel comunicato.

Ascolta e scarica l'intervista a mons. Marcello Semeraro

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23 giugno 2018, 09:30