Appelli del Papa per Nicaragua, Siria, Etiopia ed Eritrea
Cecilia Seppia - Città del Vaticano
Francesco non si stanca di invocare la pace, di pregare perché essa sia concreta e duratura. Oggi, dopo la recita dell’Angelus, lo ha fatto con alcuni forti appelli, rivolti a nazioni attraversate da violenze politiche, sociali, economiche ma ha anche lodato tutti gli sforzi compiuti in direzione del dialogo e della democrazia che vedono protagonista, in questo tempo storico, la Chiesa del Nicaragua, rappresentata in piazza San Pietro da una delegazione di giovani:
Il Nicaragua
Rinnovando la mia preghiera per l’amato popolo del Nicaragua, desidero unirmi agli sforzi che stanno compiendo i Vescovi del Paese e tante persone di buona volontà, nel loro ruolo di mediazione e di testimonianza per il processo di dialogo nazionale in corso sulla strada della democrazia.
Il dolore per la Siria
Nel cuore del Papa c’è anche la Siria, lacerata da anni di violenza e guerra e negli ultimi giorni scossa da nuove azioni militari che non hanno risparmiato la popolazione civile, prima vittima del conflitto:
Rimane grave la situazione in Siria, in particolare nella provincia di Daraa, dove le azioni militari di questi ultimi giorni hanno colpito anche scuole e ospedali, e hanno provocato migliaia di nuovi profughi. Rinnovo, insieme con la preghiera, il mio appello perché alla popolazione, già duramente provata da anni, siano risparmiate ulteriori sofferenze.
Etiopia ed Eritrea verso il dialogo
Tanti, troppi conflitti percorrono anche il Continente africano ma il Pontefice - che prima dell'Angelus aveva esortato i fedeli a seguire la strada della fede - mette l’accento su una “buona notizia” che arriva dai governi dell’Etiopia e dell’Eritrea, finalmente al tavolo delle trattative di pace:
In mezzo a tanti conflitti, è doveroso segnalare una iniziativa che si può definire storica, e anche si può dire che è una buona notizia: in questi giorni, dopo vent’anni, i governi di Etiopia ed Eritrea sono tornati a parlare insieme di pace. Possa tale incontro accendere una luce di speranza per questi due Paesi del Corno d’Africa e per l’intero continente africano.
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