Papa all'Angelus: tutti i battezzati annuncino il Vangelo
Debora Donnini - Città del Vaticano
"Tutti i battezzati" sono chiamati ad annunciare il Vangelo “nei vari ambienti di vita”, non come “divi in torunée” ma forti solo della parola di Gesù. Stamani all’Angelus Papa Francesco traccia “lo stile del missionario” a partire dal Vangelo odierno, quando Gesù invia i Dodici, due a due, nei villaggi: è come un “tirocinio” di quello che avrebbero poi fatto dopo la Risurrezione. Due, quindi, gli aspetti centrali che il Papa ricorda ai circa 15 mila presenti in Piazza San Pietro e a tutti i cristiani: il centro di riferimento del discepolo missionario è Gesù e il volto dello stile missionario è “la povertà di mezzi”. (Ascolta il servizio sull'Angelus del Papa).
Il centro è Gesù
Gli apostoli non hanno, infatti, “niente di proprio da annunciare” ma agiscono in quanto “messaggeri di Gesù”. E l’episodio del Vangelo riguarda “non solo i sacerdoti” – sottolinea il Papa – perché “tutti i battezzati” sono "chiamati a testimoniare, nei vari ambienti di vita, il Vangelo di Cristo”:
E anche per noi questa missione è autentica solo a partire da suo centro immutabile che è Gesù. Non è un’iniziativa dei singoli fedeli né dei gruppi e nemmeno delle grandi aggregazioni, ma è la missione della Chiesa inseparabilmente unita al suo Signore. Nessun cristiano annuncia il Vangelo “in proprio”, ma solo inviato dalla Chiesa che ha ricevuto il mandato da Cristo stesso. È proprio il Battesimo che ci rende missionari. Un battezzato che non sente il bisogno di annunciare il Vangelo, di annunciare Gesù, non è un buon cristiano.
La povertà dei mezzi
L’equipaggiamento che hanno i Dodici è, poi, contrassegnato da un criterio di sobrietà:
Il Maestro li vuole liberi e leggeri, senza appoggi e senza favori, sicuri solo dell’amore di Lui che li invia, forti solo della sua parola che vanno ad annunciare. Il bastone e i sandali sono la dotazione dei pellegrini, perché tali sono i messaggeri del regno di Dio, non manager onnipotenti, non funzionari inamovibili, non divi in tournée.
Il Papa ricorda in questo senso alcuni santi della diocesi di Roma: "San Filippo Neri, San Benedetto Giuseppe Lavre, Sant’Alessio, Santa Ludovica Albertini, Santa Francesca Romana, San Gaspare del Bufalo e tanti altri". "Non erano funzionari o imprenditori - evidenzia - ma umili lavoratori del Regno".
L'esperienza del fallimento
Può accadere, però, che non siano ascoltati e accolti. Anche questa esperienza di “fallimento" è povertà:
La vicenda di Gesù, che fu rifiutato e crocifisso, prefigura il destino del suo messaggero. E solo se siamo uniti a Lui, morto e risorto, riusciamo a trovare il coraggio dell’evangelizzazione.
La Vergine Maria, “prima discepola e missionaria della Parola di Dio”, “ci aiuti a portare nel mondo il messaggio del Vangelo” – conclude il Papa – con esultanza umile e radiosa e oltre ogni rifiuto. Nei saluti finali ha poi ricordato i giovani polacchi della Diocesi di Pelplin, che partecipano ad un corso di esercizi spirituali ad Assisi.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui