Don Di Noto: dal Papa un’azione rinnovata per l’infanzia
Marco Guerra – Città del Vaticano
“È una lettera durissima capace di dare sensi profondi ad un’azione a favore dell’infanzia, la riforma della Chiesa sta partendo dal grido dei bambini”. Così, Don Fortunato Di Noto commenta a Vatican News la Lettera al Popolo di Dio di Papa Francesco sulle conseguenze degli “abusi sessuali” commessi su minori da “chierici e persone consacrate”. (Ascolta l'intervista integrale a don Di Noto)
Tutela dei bambini, non abbandono
Il sacerdote siciliano è fondatore e presidente di Meter Onlus, realtà che 27 anni anima uno dei più autorevoli e attivi osservatori del mondo sulla pedofilia e la pedopornografia on line, che collabora con le forze dell’ordine di molti Paesi. La tutela dei bambini attuata da Meter ha portato a 1600 vittime accompagnate e alla segnalazione di 200mila siti e 20 milioni di video pedopornografici e 23 operazioni internazionali di polizia negli ultimi 13 anni, per un totale di 400 arresti. Ora, evidenzia don Fortunato Di Noto, la lettera del Pontefice chiama tutti i battezzati a rinunciare al male per fare il bene:
R. – Una delle espressioni, secondo me, che guida tutta la lettera è: “Abbiamo abbandonato i bambini”. In quell’abbandono e in quei bambini c’è tutto l’ardore, l’angustia, l’impegno che Papa Francesco ha messo in campo con la sua autorità affinché i bambini abbiano sempre e comunque il punto di riferimento che è la Chiesa, che è una madre, una madre che accoglie, una madre che protegge, una madre che dà la vita per i propri figli. E appunto in quell’abbandono c’è il recupero forse faticoso, nel poter rivedere tra le braccia della Chiesa madre un ambiente accogliente, premuroso, attento, ma anche che sappia con profetica denuncia dire le cose come stanno affinché, guardando in faccia il male, possiamo affrontarlo. E’ veramente una lettera impegnativa, durissima e soprattutto una lettera che è capace di dare sensi profondi ad un’azione a favore dell’infanzia, sempre nuova e sempre rinnovata. Io sono convinto che la riforma della Chiesa sta partendo proprio dal grido dei bambini.
Il pontefice ha riconosciuto che in passato l’omissione è divenuta sempre, ovviamente, una forma di risposta. Forse il messaggio più forte della Lettera è la "tolleranza zero" verso ogni forma di copertura?
R. – Certo. Non è più possibile pensare che sacerdoti, aggiungerei anche vescovi, abbiano coperto o abbiano compiuto abusi e possano rimanere negli stalli del loro potere, negli stalli del loro clericalismo. Di fronte alla tolleranza zero non si può più indietreggiare: si sta facendo con Papa Francesco ma già aveva iniziato Benedetto XVI, un’azione di grande purificazione, c’è bisogno di concrete azioni a tutela dei bambini e non da un punto di vista strettamente teologico, ma veramente pastorale. Noi dobbiamo stare dalla parte dei bambini. La Chiesa è nata da un bambino: il neonato Gesù e in quel neonato Gesù, come lo stesso Papa Francesco diceva, c’è Dio e se in quel neonato c’è Dio, tutti i neonati abusati, i bambini abusati, i minori abusati c’è Dio.
Non basta solo l’azione giudiziaria, il Papa ha detto che serve anche concentrare gli sforzi per sradicare questa cultura della morte…
R. - Diciamo anche un’altra cosa. Papa Francesco ha utilizzato per due volte la parola “crimine”. Il senso del peccato è già grave perché il peccato genera la morte però è anche vero che dobbiamo definire sempre di più che l’abuso è un crimine grave è un crimine che richiede un intervento anche giudiziario. L’azione culturale è fondamentale, è importantissima. Si sta abbassando sempre di più la richiesta dell’età del consenso, ci sono moltissimi movimenti culturali o pseudoculturali nel mondo, anche nelle cattedre filosofiche e giuridiche in cui si pensa che il bambino possa esprimere liberamente la propria volontà di vivere relazioni affettive e sessuali con gli adulti. Questo ha strutturato anche delle vere e proprie lobby pedofile e culturali…
Francesco si è espresso anche contro ogni forma di clericalismo. Meter nasce in seno alla Chiesa e il suo impegno riflette quello di migliaia di sacerdoti che in tutto il mondo dedicano la vita all’infanzia…
R. – Certo. Noi dobbiamo raccontare al mondo che c’è una Chiesa bella e ci sono comunità cristiane, sacerdoti, religiosi, operatori pastorali, nel mondo, che fanno un bene enorme ai bambini e non soltanto ai bambini, alle forme delle periferie esistenziali. Certo, i battezzati dovrebbero uscire fuori con audacia, rinunciando alle opere del male e facendo sempre il bene. Questo dovrebbe essere l’impegno di noi preti e di chi è consacrato al Signore in maniera del tutto speciale.
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