Papa all'udienza: non avere una relazione falsa con Dio
Debora Donnini-Città del Vaticano
Esiste il rischio di vivere “una relazione falsa con Dio”. Bisogna invece entrare in una relazione senza ipocrisie, rischiando la propria vita con il Signore. Così l’annuncio della Chiesa risulta più credibile. Lo mette in rilievo il Papa nella catechesi dell’udienza generale, stamani, in Aula Paolo VI. Proseguendo la sua riflessione sui 10 Comandamenti, Francesco si sofferma oggi sulla Parola: “Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio”. Un invito non solo a non offendere il nome di Dio e a non usarlo in modo inopportunamente. Questa espressione, in ebraico e in greco, significa infatti “non prenderai su di te, non ti farai carico” mentre “invano” fa riferimento ad “un involucro vuoto”, caratteristica dell’ipocrisia, del formalismo e della menzogna. Da notare poi che il nome nella Bibbia rappresenta la missione di una persona come si vede nel caso di Abramo e Simon Pietro che ricevono un nome nuovo per indicare il cambiamento che avviene nella loro vita. (Ascolta il servizio con la voce del Papa all'udienza generale).
Non vivere una relazione falsa con Dio
Prendere su di sé il nome di Dio vuole dire quindi “assumere su di noi la sua realtà, entrare in una relazione forte” con Lui. Lo ricorda proprio il farsi il segno della croce, che il Papa torna a chiedere, come “compito”, sia insegnato ai bambini, che spesso non sanno farlo. Francesco mette, quindi, in guardia dal “vivere una relazione falsa con Dio” come facevano i dottori della Legge che parlavano di Dio ma non facevano la Sua volontà:
E questa Parola del Decalogo è proprio l’invito a un rapporto con Dio senza ipocrisie, a una relazione in cui ci affidiamo a Lui con tutto quello che siamo. In fondo, fino al giorno in cui non rischiamo l’esistenza con il Signore, toccando con mano che in Lui si trova la vita, facciamo solo teorie.
Per autenticità si è credibili
E' proprio l'autenticità che rende i santi capaci di toccare il cuore, perché le relazioni vere sono ciò che desideriamo più profondamente. Questo vale anche per i “santi della porta accanto” come i genitori che danno l’esempio ai figli di una vita coerente e onesta. Da qui frutti abbondanti:
Se si moltiplicano i cristiani che prendono su di sé il nome di Dio senza falsità – praticando così la prima domanda del Padre Nostro, «sia santificato il tuo nome» – l’annuncio della Chiesa viene più ascoltato e risulta più credibile.
Manifestare il nome di Dio nella propria vita
Ma è anche vero che “il nome di ognuno di noi è sulle spalle di Cristo” e quindi nessuno può pensare male della propria esistenza. “Vale la pena di prendere su noi il nome di Dio perché Lui si è fatto carico del nostro nome fino in fondo, anche del male che c’è in noi, per mettere nel nostro cuore il suo amore”, esorta il Papa.
Se la nostra vita concreta manifesta il nome di Dio, si vede quanto è bello il Battesimo e che grande dono è l’Eucaristia! Quale sublime unione ci sia fra il nostro corpo e il Corpo di Cristo: Cristo in noi e Lui in noi e noi in Lui! Uniti! Questa non è ipocrisia, questa è verità. Questo non è parlare o pregare come un pappagallo, questo è pregare con il cuore, amare il Signore.
“Dio – conclude il Papa – non dirà mai di ‘no’ a un cuore che lo invoca sinceramente”.
Viaggio in Irlanda: momento di grazia per famiglie cristiane
Nel corso dei saluti il Papa ricorda anche l'odierna festa della Beata Vergine Maria Regina e torna a chiedere di pregare per Lui, perché il prossimo viaggio a Dublino, il 25 e 26 agosto, in occasione dell’Incontro Mondiale delle Famiglie, "sia un momento di grazia e di ascolto della voce delle famiglie cristiane di tutto il mondo".
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