Papa al Meeting: senza Dio nessuna rivoluzione può soddisfare l’uomo
Luca Collodi – Rimini
“Le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono l’uomo felice”. Con queste parole, che sono il titolo del Meeting 2018 di Comunione e Liberazione, don Giussani sfidava un giovane a verificare quali fossero le forze che cambiano la storia, alzando l’asticella con cui misurare il suo tentativo rivoluzionario del 1968.
Il ’68 e la fascinazione per il cambiamento
La rottura con il passato divenne l’imperativo categorico di una generazione che riponeva le proprie speranze in una rivoluzione delle strutture capace di assicurare maggiore autenticità di vita. Tanti credenti - scrive il cardinale Pietro Parolin Segretario di Stato in un messaggio a nome del Papa agli organizzatori e partecipanti al Meeting, tramite il vescovo di Rimini, mons. Lambiasi - “cedettero al fascino di tale prospettiva e fecero della fede un moralismo che, dando per scontata la Grazia, si affidava agli sforzi di realizzazione pratica di un mondo migliore”.
Cresce la paura verso il futuro
Che cosa è rimasto di quel desiderio di cambiare tutto? Si torna ad erigere muri, invece di costruire ponti. Si tende ad essere chiusi, invece che aperti all’altro. Cresce l’indifferenza, piuttosto che il desiderio di prendere iniziativa per un cambiamento. Prevale un senso di paura sulla fiducia nel futuro. E ci domandiamo se in questo mezzo secolo il mondo sia diventato più abitabile. Questo interrogativo riguarda anche noi cristiani, che siamo passati attraverso la stagione del ‘68 e che ora siamo chiamati a riflettere, insieme a tanti altri protagonisti, e a domandarci: che cosa abbiamo imparato? Di che cosa possiamo fare tesoro?
La tentazione dell’uomo di bastare a sé stesso
Da sempre la tentazione dell’uomo è quella di pensare che la sua intelligenza e le sue capacità siano i principi che governano il mondo; una pretesa che si realizza secondo due modi: “Uno è il fascino dello gnosticismo, dove il soggetto rimane chiuso nell’immanenza della sua propria ragione o dei suoi sentimenti. L’altro è il neopelagianesimo di coloro che in definitiva fanno affidamento unicamente sulle proprie forze”. Ma allora, il cristiano che vuole evitare queste due tentazioni deve necessariamente rinunciare al desiderio di cambiamento?
Un cristiano non rinuncia ad un mondo migliore
No, non si tratta di ritirarsi dal mondo per non rischiare di sbagliare e per conservare alla fede una sorta di purezza incontaminata, perché “una fede autentica implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo” di muovere la storia, come recita il titolo del Meeting. E’ possibile? Il cristiano non può rinunciare a sognare che il mondo cambi in meglio. È ragionevole sognarlo, perché alla radice di questa certezza c’è la convinzione profonda che Cristo è l’inizio del mondo nuovo, che Papa Francesco sintetizza con queste parole: “La sua risurrezione non è una cosa del passato; contiene una forza di vita che ha penetrato il mondo. Dove sembra che tutto sia morto, da ogni parte tornano ad apparire i germogli della risurrezione. É una forza senza uguali”.
Nessuna rivoluzione soddisfa il cuore dell’uomo
“Nessuno sforzo, nessuna rivoluzione - conclude il messaggio del Papa al Meeting di Rimini -, può soddisfare il cuore dell’uomo. Solo Dio, che ci ha fatti con un desiderio infinito, lo può riempire della sua presenza infinita; per questo si è fatto uomo: affinché gli uomini possano incontrare Colui che salva e compie il desiderio di giorni felici”, come ricorda un passo del Documento di Aparecida del giugno 2007, frutto della V Conferenza dell’episcopato del Continente latino-americano e dei Caraibi.
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