Festa delle famiglie. Papa: non esiste famiglia perfetta, serve perdono
Debora Donnini-Città del Vaticano
A Dublino è il momento della Festa delle famiglie provenienti da oltre 114 Paesi. Ed è davvero festa al Croke Park Stadium dove circa 75mila persone – secondo le stime degli organizzatori - accolgono il Papa, con grande gioia. Le bandiere sventolano mentre i canti, le danze e la voce di Andrea Bocelli scaldano il cuore. Le testimonianze di alcune famiglie presenti, arricchite da video, precedono il suo discorso. E in queste occasioni di festa, le parole di Francesco sono di gioia e incoraggiamento. Un discorso - interrotto più volte dagli applausi - che si concentra sulla missione delle famiglie nel mondo di oggi, a partire dal tema stesso di questo IX Incontro Mondiale: “Il Vangelo della Famiglia gioia per il mondo”. (Ascolta il servizio sulla Festa delle Famiglie)
Con la vostra testimonianza al Vangelo, potete aiutare Dio a realizzare il suo sogno. Potete contribuire a far riavvicinare tutti i figli di Dio, perché crescano nell’unità e imparino cosa significa per il mondo intero vivere in pace come una grande famiglia.
Facendo alcune aggiunte a braccio, il Papa chiede poi di far battezzare i bambini da piccoli, perché il bambino così, con lo Spirito Santo, è più forte, ha la forza di Dio dentro.
Irradiare la gioia dell’amore di Dio
Per essere veramente gioia per il mondo, nelle famiglie si deve poter trovare Gesù, sottolinea il Papa. La famiglia come un “faro” deve, infatti, irradiare la gioia dell’amore di Dio nel mondo, cioè manifestare questo amore “attraverso piccoli gesti di bontà nella routine quotidiana”. Si tratta di essere quei “santi della porta accanto” cui spesso il Papa fa riferimento, si tratta di qualcosa che non ha bisogno di “squilli di tromba” ma è presente silenziosamente nel cuore di tutte quelle famiglie che offrono “amore, perdono e misericordia”. “Il matrimonio cristiano e la vita familiare vengono compresi in tutta la loro bellezza” se “ancorati all’amore di Dio”, ribadisce. Papà e mamme, figli e nipoti, nonni e nonne e anche suocere e nuore: con la grazia di Dio, ci si può capire e perdonare, anche se non è facile. Come per preparare un tè, serve l’infusione, così occorrono tempo e pazienza nella famiglia.
Il perdono
Nel suo discorso poi il Papa risponde in qualche modo alle diverse testimonianze che sono state fatte in precedenza. La famiglia del Burkina Faso testimonia l’esperienza del perdono. Quello che hanno donato al loro figlio che, dopo aver fatto fallire l’azienda, era scomparso. Sono andati a cercarlo e hanno vissuto la riconciliazione. Sono, infatti, proprio i “piccoli e semplici gesti di perdono, rinnovati ogni giorno”, quel fondamento sul quale si costruisce “una solida vita familiare cristiana”. Tante volte – aggiunge a braccio - vogliamo fare la pace ma non sappiamo come. E invece, basta una carezza. Invita, poi,a ripetere in inglese le tre parole chiave della famiglia: “scusa, “per favore” e “grazie”. E la pace bisogna farla prima di andare a dormire altrimenti il giorno dopo si verifica “la guerra fredda”. Francesco senza mezzi termini fa, quindi, presente l’importanza del perdono:
Non esiste una famiglia perfetta; senza l’abitudine al perdono, la famiglia cresce malata e gradualmente crolla. Perdonare vuol dire donare qualcosa di sé.
I figli infatti imparano a perdonare quando vedono che i genitori si perdonano tra loro.
La famiglia e i social media
Poi il Papa fa riferimento alla testimonianza di Ted e Nisha, che assieme ai loro figli sono venuti dall’India. Al centro, il rapporto con i social media che - dice Francesco - “possono essere benefici se usati con moderazione e prudenza”, ma non devono diventare una minaccia alla rete di relazioni autentiche, di carne e di sangue, imprigionando in una “realtà virtuale” come quando a tavola le persone invece di parlare fra loro, guardano il telefonino. La storia di questa famiglia indiana può, dunque, aiutare tutte le famiglie - rileva il Papa - a interrogarsi sul bisogno di ridurre il tempo che si spende per questi mezzi tecnologici e a spendere più tempo di qualità nella famiglia e con Dio.
Famiglia antidoto all’odio
Dalla testimonianza della coppia irachena rifugiatasi in Australia, il Papa prende spunto per sottolineare che le famiglie nella società generano pace “perché insegnano l’amore, l’accoglienza e il perdono”, che sono i “migliori antidoti” contro la vendetta. Come hanno fatto loro dopo l’uccisione di padre Ganni, fratello della moglie, per mano di miliziani: hanno visto concretamente che “il male si può contrastare solo con il bene e l’odio superare solo col perdono”.
L’amore fedele
Francesco, poi, ringrazia la testimonianza di amore e di fede della famiglia irlandese, con 10 figli. “E’ bello - dice il Papa - avere dieci figli!”. I genitori, da ragazzi, erano finiti nel tunnel della droga, ma ne sono usciti:
L’amore di Cristo che rinnova ogni cosa è ciò che rende possibile il matrimonio e un amore coniugale contraddistinto da fedeltà, indissolubilità, unità e apertura alla vita. E’ quanto ho voluto far risaltare nel quarto capitolo di Amoris laetitia.
I nonni
E ancora la storia di Aldo e Marissa. Sposi da più di 50 anni, vengono dal Canada e sono presenti assieme ai loro nipotini. La loro esperienza fa dire al Papa che “una società che non valorizza i nonni è una società senza futuro”. E che “una Chiesa che non ha cuore l’alleanza fra generazioni finirà per mancare di ciò che veramente conta, l’amore”. Bisogna, quindi, parlare con gli anziani.
I nomadi non siano esclusi
La testimonianza di Missy Collins, rappresentante delle famiglie nomadi irlandesi, che hanno vissuto ingiustizie, ricorda, poi, che alla mensa di Dio c’è posto per tutti e nessuno deve essere escluso.
La Preghiera Ufficiale
“Siete la speranza della Chiesa e del mondo!”, conclude il Papa. Proprio per questo ha fatto consegnare loro una copia di Amoris laetitia che – ricorda – “ho scritto perché fosse una sorta di guida per vivere con gioia il Vangelo della famiglia”. Poi un silenzio carico di attenzione fa da cornice alla Preghiera Ufficiale per questo Incontro, che il Papa recita chiedendo a Dio di proteggere tutte le famiglie con il suo amore. E le famiglie presenti a Dublino seguono con attenzione le sue parole. Sono qui per annunciare al mondo che Cristo è realmente presente nel matrimonio - aveva detto nel saluto iniziale il cardinale Kevin Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita - e per far sentire la forza della loro specifica vocazione nella Chiesa universale.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui