Il Papa ai giovani siciliani: costruite un futuro accogliente e con gli altri
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Siate costruttori di futuro, che partono da sogni e progetti grandi, dagli altri, e non dai propri bisogni del momento. Perché l’accoglienza, l’integrazione e la solidarietà verso l’altro “non sono buoni propositi per gente educata, ma tratti distintivi del cristiano”. Nel caldo pomeriggio di Palermo, in piazza Politeama, Papa Francesco incontra 5mila giovani da tutta la Sicilia, nell’ultima tappa della sua visita, e li chiama innanzitutto a mettersi in cammino, perché “non si ascolta il Signore stando in poltrona”. (Ascolta il servizio con la voce del Papa).
La domanda: come ascoltare la voce del Signore?
Lo fa per rispondere alla domanda del giovane Emmanuel di Monreale, su come ascoltare la voce del Signore e maturare una risposta. Davanti all’ottocentesco teatro del capoluogo siciliano, dalle 15, lo attendono i giovani protagonisti dell’ incontro regionale sul tema “Maestro, dove abiti? Scegliere con Fede, scegliere la Chiesa e scegliere il mediterraneo”, cioè impegnarsi ad abitare questa terra ed esercitare “l’accoglienza, la protezione, la promozione, l’integrazione”.
Dio si ascolta nel cammino e nella ricerca
“La Parola di Dio non è statica – chiarisce Francesco- e se tu stai statico non puoi sentirla. Dio si scopre camminando”. “Il Signore parla a chi è in ricerca – aggiunge - Chi cerca, cammina. Essere in ricerca è sempre sano; sentirsi già arrivati, soprattutto per voi, è tragico”. E Gesù ci dà un consiglio per ascoltare la voce del Signore: “Cercate e troverete”. “Già, ma dove cercare? – si chiede il Pontefice - Non sul telefonino. Lì le chiamate del Signore non arrivano. Non in televisione, dove il Signore non possiede alcun canale. Neanche nella musica assordante e nello sballo che intontisce: lì la linea col cielo è interrotta. Il Signore non va neppure cercato davanti allo specchio, dove stando soli rischiate di rimanere delusi di quello che siete”.
Mettiti in gioco! Hai paura di fare qualche figuraccia? Falla, pazienza. Tutti ne abbiamo fatte tante, tante. Tante. Perdere la faccia non è il dramma della vita. Il dramma della vita invece è non metterci la faccia: quello è il dramma!, è non donare la vita! Meglio cavalcare i sogni belli con qualche figuraccia che diventare pensionati del quieto vivere: pancioni, lì, comodi … meglio buoni idealisti che pigri realisti: meglio essere Don Chisciotte che Sancho Panza!
Sognate in grande e fate qualcosa per gli altri
Sognate in grande, aggiunge ancora il Papa, “Perché nei grandi sogni tu troverai tante parole del Signore che ti sta dicendo qualcosa”. E fate qualcosa per gli altri, non ripiegati su voi stessi. “Quelli che hanno per nome “io”, “me”, “con me”, “per me”; quella gente che vive per se stessa ma alla fine finisce come l’aceto”.
Un cristiano che non è solidale, non è un cristiano
Francesco risponde poi alla domanda di Gaia da Caltanissetta: “quanto contano per un cristiano l’accoglienza e la dignità umana”, in una terra come la Sicilia, da sempre punto d’incontro di popoli e culture? “Voi siete un popolo di incontro di culture, di persone – spiega il Papa - Non si tratta solo di una bella tradizione culturale, è un messaggio di fede. La vostra vocazione sarà sicuramente essere uomini e donne di incontro. Incontrare e fare incontrare; favorire gli incontri, perché il mondo di oggi è un mondo di guerre, di scontri”
Voi siete un popolo con un’identità grande e dovete essere aperti a tutti i popoli che, come in altri tempi, vengono da voi. E quel lavoro dell’integrazione, dell’accoglienza, di rispettare la dignità degli altri, la solidarietà, per noi non sono buoni propositi per gente educata, ma tratti distintivi di un cristiano. Un cristiano che non è solidale, non è cristiano.
Costruire i futuro sporcandosi le mani
Amore e gioia: questo è accoglienza, prosegue il Pontefice rivolto ai giovani siciliani. “Per vivere non si può solo distinguere, spesso per giustificarsi; bisogna coinvolgersi. Lo dico in dialetto? In dialetto umano: bisogna sporcarsi le mani”.
Voi dovete essere costruttori del futuro, il futuro è nelle vostre mani! Pensate bene questo: il futuro è nelle vostre mani. Voi non potete prendere il telefonino e chiamare una ditta che ti faccia il futuro: il futuro devi farlo tu, con le tue mani, con il tuo cuore, con il tuo amore, con le tue passioni, con i tuoi sogni. Con gli altri. Accogliente e al servizio degli altri.
Servono uomini e donne che denunciano il malaffare
Abbiamo bisogno di uomini e donne veri, è l’appello di Papa Francesco ai giovani, “che denunciano il malaffare e lo sfruttamento: non abbiate paura di denunciare, di sgridare! Abbiamo bisogno di uomini e donne che fanno quel che dicono: no al gattopardismo dilagante”. Perché, chiarisce il Papa, “la vita si fa nel compromesso, nella lotta, nella denuncia, nella discussione, nel giocarsi la propria vita per un ideale, nei sogni”.
Chiamati ad essere albe di speranza
Infine l’ultima domanda, quella della palermitana Francesca, 22 anni, che chiede: “Come vivere l’essere giovani in questa terra?”. Mi piace dire, è la risposta di Francesco, “che siete chiamati a essere albe di speranza. La speranza sorgerà a Palermo, in Sicilia, in Italia, nella Chiesa a partire da voi. Voi avete nel cuore e nelle mani la possibilità di far nascere e crescere speranza”. Non dovete cedere alla logica dell’irredimibile: “questo non va, non cambia nulla, tutto è perduto … è una logica perversa, è il pessimismo”
Cercate le radici e vivete l’appartenenza
E infine la domanda dell’anziano Pontefice ai giovani: “In questo tempo di crisi, voi avete radici? Ognuno risponda nel suo cuore: “Quali sono le mie radici?”. O le hai perse? ‘Sono un giovane con radici, o già sono un giovane sradicato?’. “Sei senza radici, un po’ gassoso”? E’ la domanda finale del Papa ai giovani. “Le radici le incontri nella cultura, nel dialogo con gli altri, ma soprattutto parlando con i vecchi. Sono i vecchi che possono darvi le radici. Non si può creare speranza, senza radici. Cercate le radici!
Sogniamo la cultura della speranza e della gioia
In tempo di crisi, è la conclusione di Papa Francesco “dobbiamo sognare, dobbiamo metterci in cammino, dobbiamo servire gli altri, dobbiamo essere accoglienti, dobbiamo essere giovani di incontro, dobbiamo essere giovani con la speranza nelle mani, con il futuro nelle mani e dobbiamo essere giovani che prendono dalle radici la capacità di far fiorire speranza nel futuro.
Sogniamo e viviamo la cultura della speranza, la cultura della gioia, la cultura di un’appartenenza a un popolo, a una famiglia, la cultura che sa prendere dalle radici la forza per fiorire e dare il frutto.
La preghiera del Papa per i giovani
Prima di lasciare piazza Politeama Francesco recita una preghiera per i giovani, a braccio: “Signore, guarda questi giovani. Tu sai che hanno voglia di andare avanti, di fare un mondo migliore. Signore, falli ricercatori del bene e di felicità, falli operosi nel cammino e nell’incontro con gli altri, falli audaci nel servire, falli umili nel cercare le radici e portare avanti per dare frutti, avere identità, avere appartenenza. Signore, accompagna tutti questi giovani nel cammino, e benedicili tutti”.
Monsignor Lorefice: cambiate voi giovani questa Sicilia!
Nel suo saluto al Papa, all’inizio dell’incontro, l’arcivescovo di Palermo monsignor Corrado Lorefice, aveva chiesto ai giovani: “Prendetela nelle vostre mani questa Sicilia e cambiatela voi! Toglietela all’indolenza, alla rassegnazione, al compromesso facile di noi adulti e rifatela sulla misura che le appartiene. La Sicilia può essere un paradiso. Alzatevi in piedi, voi, e strappatela dalle mani dei poteri occulti, delle lobby mafiose, delle clientele invadenti, dei politici e degli ecclesiastici infedeli alla loro missione, degli sfruttatori e dei millantatori! Non credete a chi vi dice che nulla può mutare”.
Non è la logica del “prima noi” a guidare il mondo
“Non sono i potenti o i prepotenti ad avere in mano il mondo” aveva proseguito l’arcivescovo di Palermo. “A possedere la terra sono i miti, gli operatori di pace e di giustizia, i puri di cuore”. E aveva concluso: “Siamo pronti ad accompagnarla sulla via del bene e della fedeltà al Vangelo”, perché queste reggono il genere umano, e non “la superficialità, l’approssimazione, la parola della divisione e dell’odio, la retorica del ‘prima noi’, il disprezzo dei poveri e degli ultimi, così come l’illusione della fama e del successo a tutti i costi” che pure “sembrano conquistare il mondo”.
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