Il Papa alla Polizia: sempre più vicini agli ultimi per cambiare la società
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Orgogliosi della loro divisa, del loro impegno e della loro presenza al fianco dei cittadini. Si mostrano cosi i tanti membri dell’Associazione Nazionale della Polizia di Stato davanti a Papa Francesco che li riceve a 50 anni dalla fondazione e nel giorno della festa del loro Patrono, San Michele Arcangelo. Dopo una mattinata all’insegna delle testimonianze per conoscere le varie anime dell’associazione, alla quale prendono parte anche tanti cittadini che condividono gli ideali della Polizia, l’abbraccio del Pontefice è la riconferma del buon lavoro svolto e della necessità di continuare nella difesa degli ultimi.
Accanto agli ultimi
La raccomandazione di Francesco, nel suo discorso all'Associazione Nazionale della Polizia di Stato, è in particolare una: prendersi cura dei più deboli, “i primi ad essere danneggiati, perché hanno meno mezzi per difendersi e provvedere a sé stessi”. “Ogni ingiustizia – afferma il Papa - colpisce anzitutto i più poveri, e tutti coloro che in vario modo possono dirsi ultimi”. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Ultimi, nel nostro mondo, sono coloro che lasciano la loro terra a causa della guerra e della miseria, e devono ripartire da zero in un contesto del tutto nuovo; ultimi sono coloro che hanno perso la casa e il lavoro, e faticano a mantenere la loro famiglia; ultimi sono coloro che vivono emarginati e ammalati, o sono vittime di ingiustizie e soprusi.
Francesco ricorda agli agenti che il loro lavoro di contrasto al crimine, al bullismo, alle truffe, nella vigilanza alle scuole, al patrimonio artistico, alla formazione di una cittadinanza più attiva e consapevole: questo è farsi prossimi.
Una famiglia aperta al bene comune
Ideali e principi che rendono la Polizia “una grande famiglia: una famiglia aperta a tutti coloro che vogliano impegnarsi per il bene comune”, per “accogliere ogni cittadino - afferma il Papa - per diffondere una cultura della legalità, del rispetto e della sicurezza”.
Il bene di una società, infatti, non è dato dal benessere della maggioranza, o dal rispetto dei diritti di “quasi tutti”. Esso è dato, invece, dal bene della collettività quale insieme di persone, così che, finché qualcuno soffre, “tutte le membra soffrono con lui”.
Un impegno spesso nascosto
Il Papa ricorda soprattutto “la sollecitudine per le persone” che la Polizia raggiunge nel momento del bisogno o del pericolo e paragona il suo impegno a quello che mette un genitore con un figlio: “non si limita a dire che deve stare attento ai pericoli, ma si interessa delle diverse insidie che potrebbe affrontare, e cerca via via di istruirlo e accompagnarlo”.
Vi ringrazio dunque per il messaggio di condivisione e solidarietà che trasmettete, in un impegno spesso nascosto. Fatevi sempre più promotori di questa amorevole cura delle persone, che rappresenta la sintesi dei vostri stessi ideali, sapendo che essa è in grado di generare relazioni nuove e di dare vita a un ordine più giusto. Col vostro impegno infatti voi contribuite a immettere, nell’impasto della società, il fermento dell’uguaglianza e della fraternità, che non manca mai di produrre il suo frutto.
Valori per rinnovare la società
Ricordando quanto i valori del Cristianesimo, come la fratellanza, il rispetto delle donne, dei malati e dei bambini, abbiano cambiato la società provocando una vera e propria svolta culturale, Francesco evidenzia che proprio i valori di solidarietà e pace cambiano il mondo perché rinnovano “le relazioni interpersonali e sociali”.
È proprio ciò che auspichiamo per il nostro tempo, sapendo che quando mettiamo in pratica la carità, essa cambia il mondo e la storia, anche se non ci accorgiamo subito dei suoi effetti. Questo è il nostro obiettivo, e questo è quanto contribuite a fare come Associazione Nazionale della Polizia di Stato ogni volta che, sull’esempio del vostro Patrono, San Michele Arcangelo, vi opponete a tutto ciò che ferisce o distrugge l’uomo.
Le testimonianze
Dopo il saluto del Prefetto Gabrielli, la testimonianza di Carmine De Santis del Gruppo volontariato Roma 1 presente ad Ospedaletto di Norcia dopo il terremoto 2016. “Noi siamo una grande famiglia che fa un gioco di squadra, lo abbiamo fatto anche ad Amatrice mobilitando tutte le sezioni d’Italia. A Norcia – ricorda De Santis – le persone ci aspettavano, al di là degli aiuti abbiamo portato soprattutto vicinanza e solidarietà e anche una piccola chiesa prefabbricata”.
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