Papa Francesco: la strada della santità non è per i pigri
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
La pigrizia è un intralcio lungo la via della santità. Francesco ribadisce, con un tweet, quanto ha già espresso, lo scorso 31 luglio, incontrando i partecipanti al 12.mo pellegrinaggio internazionale dei ministranti. Ci vuole fatica – ha detto il Papa in quell’occasione – “per fare sempre il bene e diventare santi”. “Il Signore Gesù - ha aggiunto il Pontefice - ci ha dato un programma semplice per camminare sulla via verso la santità: il comandamento dell’amore di Dio e del prossimo. Cerchiamo di essere ben radicati nell’amicizia con Dio”.
La pigrizia è una delle forme di “infermità spirituale”
Essere pigri significa anche non intraprendere adeguatamente “la strada del servizio”. Nella meditazione mattutina, l’11 novembre del 2014, nella cappella della Domus Santae Marthae, Papa Francesco ha affermato che la pigrizia rende “tiepido il cuore”, “ci allontana dal servizio e ci porta alla comodità, all’egoismo”. “Tanti cristiani - ha aggiunto Francesco - sono così: sono buoni, vanno a messa, ma per quanto riguarda il servizio si mettono in gioco fino a un certo punto”.
Esistenze laboriose
La speranza cristiana si accompagna ad “una attesa vigilante”: “Gesù - ha detto Francesco durante l’udienza generale dell’11 ottobre 2017 - vuole che la nostra esistenza sia laboriosa, che non abbassiamo mai la guardia, per accogliere con gratitudine e stupore ogni nuovo giorno donatoci da Dio. Ogni mattina è una pagina bianca che il cristiano comincia a scrivere con le opere di bene”. Il cristiano – ha aggiunto il Papa - non è fatto per la noia; semmai per la pazienza”.
Aprirsi a Dio, non chiudersi in sé stessi
Durante il Regina Caeli dello scorso 22 aprile, il Papa ha detto infine che “ciascuno può guarire dalle tante forme di infermità spirituale che ha - ambizione, pigrizia, orgoglio - se accetta di mettere con fiducia la propria esistenza nelle mani del Signore Risorto”. In quell’occasione, Francesco ha anche esortato a non chiudersi in sé stessi, ad aprirsi a Dio. Il Signore - ha affermato infine il Papa - “è attento a ciascuno di noi, conosce in profondità il nostro cuore: conosce i nostri pregi e i nostri difetti, i progetti che abbiamo realizzato e le speranze che sono andate deluse”.
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