Lampedusa. Quando il Papa disse: apriamo le porte del cuore
Giada Aquilino - Città del Vaticano
Cinque anni dopo il naufragio nelle acque del Mediterraneo, in cui il 3 ottobre 2013 non lontano da Lampedusa morirono 368 migranti, è ancora vivo il ricordo di quelle persone che sognavano di raggiungere l'Europa in cerca di un futuro migliore, lasciandosi alle spalle guerre, violenze, povertà. I superstiti furono 155, di cui 41 minori, quasi tutti non accompagnati. Oggi a Lampedusa e non solo si tengono celebrazioni per la V Giornata della memoria e dell'accoglienza.
L’udienza ai sopravvissuti
Poco meno di tre mesi prima di quella tragedia, l’8 luglio, Papa Francesco era stato sull’isola, nella sua prima visita fuori dai confini del Vaticano. Un rapporto profondo quello del Pontefice con il luogo simbolo della sofferenza di tanti migranti, provato anche dall’incontro che il 1° ottobre 2014 ebbe con una delegazione di sopravvissuti e familiari del naufragio del 2013, ricevuta in udienza in Vaticano: 37 persone del 'Comitato 3 ottobre', tutti eritrei, provenienti da diversi Paesi europei, dove nel frattempo erano stati accolti.
Le porte del cuore
Il Papa esortò alla vicinanza “nel silenzio”, pregando di fronte a tanta sofferenza.
La vita delle persone che devono migrare è dura, e quando alla fine per quelli che sono riusciti ad arrivare ad un porto che sembra sicuro sorgono cose anche durissime, porte chiuse, tante volte, e non si sa dove andare. Ci sono tanti uomini e donne qui in Italia che hanno il cuore aperto per voi. E’ la porta del cuore la più importante ad aprirsi in questi momenti. Io chiedo a tutti gli uomini e donne di Europa che aprano le porte del cuore.
Superare l’indifferenza
D’altra parte proprio da Lampedusa il Pontefice aveva denunciato la “globalizzazione dell'indifferenza”: “ci siamo abituati - aveva detto - alla sofferenza dell’altro”, ci è stata tolta “la capacità di piangere”. Di fronte a una certa “anestesia del cuore”, aveva pregato per l’accoglienza di “quelli che cercano una vita migliore”. Mettendo già in pratica le quattro azioni che, più tardi, in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2018, Francesco stesso avrebbe indicato: accogliere, proteggere, promuovere e integrare.
Mortalità mai così alta nel Mediterraneo
Eppure una ricerca dell'Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi) rivela che il tasso di mortalità lungo la rotta del Mediterraneo centrale non è mai stato così alto: nello scorso mese di settembre, il 20 per cento circa delle persone partite dalla Libia risulta essere purtroppo morto o disperso, cioè uno ogni cinque migranti che hanno lasciato il Paese nord africano.
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